Stop ai medici gettonisti: ecco come si organizza la sanità

In vigore il divieto di nuovi contratti, i sindacati: assumere con regolari concorsi. Anelli (Fnomceo): investire sui professionisti. La Consulta: spetta alle Regioni definire il personale
August 1, 2025
Stop ai medici gettonisti: ecco come si organizza la sanità
IMAGOECONOMICA | L'ingresso del Pronto soccorso al Policlinico di Bari
È entrato in vigore il 31 luglio il divieto per gli enti del Servizio sanitario nazionale (Ssn) di stipulare nuovi contratti con medici “gettonisti” (cioè a partita Iva o assunti da cooperative) impiegati dagli ospedali per coprire alcuni turni di servizio, specialmente in reparti spesso carenti di personale, come i Pronto soccorso (Ps): prestazioni di breve durata ma lautamente pagate. La misura, contenuta nel decreto del ministro della Salute del 17 giugno 2024 (pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 25 ottobre 2024), richiederà ora un maggiore impegno delle Regioni. Lo ricordano i sindacati dei medici, anche alla luce della recente sentenza della Corte costituzionale (n. 114/2025), che ha negato al Governo la possibilità di interferire nei piani triennali regionali che definiscono il fabbisogno del personale sanitario.
Peraltro, il ricorso ai “gettonisti” ha anche un peso non indifferente sui bilanci: nel febbraio scorso, l’Autorità nazionale anticorruzione (Anac) ha messo in luce che questa modalità di reclutamento di medici e infermieri, ha determinato in Italia, tra il 2019 e il 2024, una spesa previsionale deliberata pari a due miliardi e 141 milioni di euro.
Nonostante quindi lo stop ai “gettonisti”, a lungo invocato e sollecitato, non rappresenti un fulmine a ciel sereno, Regioni e Asl dovranno trovare soluzioni di lungo periodo, come ricorda la Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri (Fnomceo). «Il fenomeno dei “gettonisti” l’abbiamo sempre considerato un’anomalia – commenta il presidente Fnomceo, Filippo Anelli –. Il fatto che ci sia la possibilità di evitarli va sempre bene. Il problema è come i servizi possano essere mantenuti con l’attuale carenza di personale. Servono soluzioni di sistema». Anelli ribadisce che va risolto il problema di fondo: «Bisogna investire sui professionisti e tentare di aumentare l’attrattività del sistema sanitario pubblico. In assenza di questo, tutte le decisioni che possono essere assunte sono solo transitorie, non risolvono. In sintesi non basta dire no ai “gettonisti” se poi il problema non ha una soluzione strutturale».
Da parte sua il sindacato Fvm (Federazione veterinari, medici e dirigenti sanitari) ha inviato una diffida formale agli assessori alla Sanità di Regioni e Province autonome, nonché ai direttori generali di Aziende sanitarie e sociosanitarie locali, territoriali, ospedaliere, universitarie, «affinché cessi effettivamente come per legge, salve solo le eccezioni definite normativamente, l’arruolamento di personale sanitario precario e fuori di ogni corretta immedesimazione organica nel Ssn, senza gli infingimenti con i quali troppe volte sono state “camuffate per buone” assunzioni di profili inadeguati con formulazioni contrattuali di comodo, anche fuori da ogni effettiva emergenza».
Il sindacato Fvm, oltre a sottolineare alcune criticità del ricorso ai “gettonisti” sollecita le Regioni ad assumere il personale con procedure ordinarie. Se non privo dei requisiti «richiesti nei concorsi per l’accesso al sistema pubblico mediante le procedure concorsuali di legge», scrive il presidente di Fvm, Aldo Grasselli, si tratta di personale che «è possibile reperire mediante avvisi o concorsi pubblici».
In più Fvm ricorda la sentenza 114/2025 dell’11 giugno scorso della Corte costituzionale (depositata il 21 luglio) che, negando la legittimità di un controllo statale, «afferma la piena potestà (dunque la correlata responsabilità) delle Regioni in materia di pianificazione e organizzazione delle risorse umane delle aziende e degli enti del Servizio sanitario nazionale per garantire la piena funzionalità dei servizi».
Soluzioni sperimentali e temporanee ha annunciato la Regione Veneto, sulla scia delle deroghe durante l’emergenza Covid: assunzione di medici specialisti con titolo conseguito all’estero non ancora riconosciuto in Italia, purché si tratti di medici già presenti sul territorio nazionale, in possesso di permesso di soggiorno per motivi lavorativi e conoscenza della lingua italiana. E a patto che risultino esaurite le graduatorie ordinarie e per medici in formazione specialistica: «È una risposta pragmatica a una situazione di carenza – spiega l’assessore alla Sanità Manuela Lanzarin –. Una misura straordinaria per garantire i servizi ai cittadini ma utile anche per superare il ricorso ai medici gettonisti».
«Al momento – ammetteva giorni fa Pierino Di Silverio, segretario del sindacato dei medici ospedalieri Anaao-Assomed –, non risultano situazioni di criticità negli ospedali per il venir meno di questi professionisti». Il problema imminente «è invece quello delle ferie per il personale medico e sanitario».
Infine la Federazione italiana aziende sanitarie e ospedaliere (Fiaso) getta acqua sul fuoco sull’immediato ma chiede soluzioni a lungo termine: «Non c’è e non ci sarà nessuna emergenza estate – rassicura il presidente Giovanni Migliore. Si tratta di una situazione prevista. E quindi la stragrande maggioranza delle aziende si è attivata per trovare soluzioni». Il venir meno dei contratti ai gettonisti «ci impone una programmazione di medio-lungo periodo attraverso provvedimenti che possano facilitare il reclutamento del personale e l’impiego nelle nostre aziende». Tra i possibili incentivi per rendere più attrattivo il lavoro nel Ssn, Migliore ricorda che Fiaso aveva «proposto già da tempo forme di detassazione degli incentivi che potessero essere compatibili col miglioramento delle condizioni economiche degli operatori. Non è l’unica soluzione, ma può aiutare. È chiaro che per modificare un contratto nazionale di lavoro ci sono dei tempi più lunghi».

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