Sorpresa: gli insegnanti sono soddisfatti della scuola (ed è merito dei colleghi)
Presentati i dati della ricerca Talis 2024 dell'Ocse. Il segreto? Saper fare comunità

Nonostante tutto, gli insegnanti italiani sono soddisfatti del proprio lavoro. E in quel “tutto” ci sono stipendi ritenuti non adeguati e una generale, forte esposizione allo stress. Fattori che, però, sono compensati dalla capacità della scuola e di chi la vive di fare comunità. Così, forse, si spiega la, per certi versi sorprendente, conclusione del rapporto Talis 2024 sulla condizione degli insegnanti nel mondo, realizzato dall’Ocse e di cui mercoledì sono stati illustrati i risultati per l’Italia.
A balzare subito all’occhio è, appunto, il grado di soddisfazione del corpo docente: 96%, superiore alla media Ocse dell’89%. Soltanto il 6% degli insegnanti sotto i 30 anni dichiara di voler cambiare lavoro entro i prossimi cinque anni. E ancora. Il 67% dei docenti italiani è «d’accordo» o «molto d’accordo» sul fatto di essere soddisfatto delle proprie condizioni d’impiego, in linea con la media Ocse (68%). Dal 2018, il grado di soddisfazione è aumentato di 8 punti percentuali. Nota dolente e non certo inaspettata, lo stipendio. Appena il 23% è soddisfatto della propria retribuzione, percentuale di molto inferiore al 39% della media Ocse.
Tra gli aspetti negativi della professione, gli insegnanti italiani indicano le diverse «fonti di stress» legate sia al lavoro in classe che fuori. Per il 56% i docenti sono oberati da un eccessivo carico di lavoro amministrativo, per il 48% hanno troppi compiti da correggere e per il 48% fonte di stress è anche «affrontare le preoccupazioni dei genitori». Complessivamente, il 10% degli insegnanti dichiara di sperimentare «molto stress» nel proprio lavoro (meno, però, della media Ocse pari al 19%) e il 4% è sicuro che il lavoro abbia un impatto «molto negativo» sulla propria salute mentale (media Ocse 10%). Identica la percentuale di insegnanti che dichiara un impatto «molto negativo» della professione sulla propria salute fisica. «Tra il 2018 e il 2024 – si legge nel rapporto Talis – la percentuale di insegnanti che dichiara di sperimentare “molto” stress nel proprio lavoro è aumentata di 4 punti percentuali». E a sentirsi più stressati sono i docenti under 30 rispetto ai colleghi di 50 anni e più.
Da dove deriva, allora, tanta soddisfazione per un lavoro pagato poco e fonte di stress? La risposta può essere ricavata da altri dati del rapporto dell’Ocse. Quelli riguardanti, per esempio, la qualità delle relazioni dentro la scuola. Che così diventa una vera e propria comunità di lavoro. Per oltre 8 docenti italiani su 10 (l’83% per l’esattezza) vale l’affermazione che, nella propria scuola, i docenti «possono contare l’uno sull’altro». Livello di collaborazione leggermente inferiore alla media Ocse dell’86%. Sempre l’86% degli insegnanti si dichiara «d’accordo» o «fortemente d’accordo» sul fatto che il proprio dirigente abbia buone relazioni professionali con il personale, il 76% riferisce che il proprio dirigente scolastico fornisce feedback utili agli insegnanti e al personale e il 90% concorda sul fatto che il preside abbia fiducia nelle competenze degli insegnanti della propria scuola.
Molto buono anche il rapporto con studenti e famiglie: il 98% va d’accordo con i ragazzi e l’86% è convinto che gli alunni apprezzino il lavoro dei propri insegnanti. E questo vale anche per i docenti di scuole “svantaggiate”, frequentate, cioè, da almeno il 30% di studenti provenienti da famiglie povere. Infine, le famiglie. «Mentre l’81% è “d’accordo” o “molto d’accordo” sul fatto che nella propria scuola gli insegnanti sono apprezzati dai genitori e tutori (superiore alla media Ocse del 65%) – si legge nel rapporto Talis 2024 – il 22% degli insegnanti riferisce di collaborare con le famiglie per arricchire le attività di apprendimento degli studenti almeno una volta al mese (inferiore alla media Ocse del 25%). Un quadro che andrebbe meglio conosciuto e valorizzato sia dalla società che dalla politica. Soltanto il 14% dei docenti crede che la categoria sia apprezzata dalla società e appena un misero 6% ritiene che le opinioni degli insegnanti siano tenute in considerazione dai decisori politici. Due indicatori che andrebbero rivisti al rialzo. Perché, come sottolinea l’Ocse: «Un più elevato status sociale della professione docente può aiutare ad attrarre candidati di alto livello e a trattenere insegnanti esperti».
© RIPRODUZIONE RISERVATA






