Sei milioni di italiani vivono in aree inquinate

La denuncia di Acli, Agesci, Arci, Azione cattolica, Legambiente e Libera: il nostro Paese resta maglia nera sulle bonifiche
November 11, 2025
Sei milioni di italiani vivono in aree inquinate
Non c’è solo la Terra dei fuochi, in Campania, a preoccupare gli ambientalisti e chi si occupa di bonifiche e benessere dei cittadini: sono infatti complessivamente 42 i siti “Sin” (i Siti di interesse nazionale) istituiti tra il 1998 e il 2020 che attendono ancora di essere bonificati. È quanto hanno denunciato martedì a Roma, con dati alla mano, Acli, Agesci, Arci, Azione Cattolica Italiana, Legambiente e Libera con un flash mob organizzato a piazza Cavour. Obiettivo del presidio fare pressing sul governo Meloni per chiedere tempi certi e azioni concrete sul ripristino ambientale e sociale delle aree inquinate e la definizione di una strategia nazionale delle bonifiche, «oggi grande assente in Italia – puntano il dito le associazioni - Solo così si potrà garantire ecogiustizia ambientale e sociale, il diritto alla salute al popolo inquinato e la riconversione industriale dei siti».

«Una vergogna nazionale»

Per le associazioni i ritardi sulle bonifiche dei 42 Sin «rappresentano una vergogna nazionale e quanto poco stia facendo lo Stato italiano, condannato lo scorso gennaio anche dalla Corte europea dei diritti dell’uomo, la Cedu, per l’inazione dimostrata sulla vicenda della Terra dei Fuochi e sull’interramento dei rifiuti tossici da parte delle ecomafie in Campania». Stando ai dati del ministero della Giustizia, dal 2022 al 2024 in Italia sono stati avviati dalle Procure ben 131 procedimenti penali per questo delitto, con 320 persone indagate, a cui si aggiungono altre 61 inchieste contro ignoti. Nello stesso arco di tempo sono aumentati anche i procedimenti penali per disastro ambientale, dai 24 del 2022 ai 36 del 2024, per un totale nel triennio di 92 inchieste, con ben 346 indagati, a cui se ne devono aggiungere altre 63 contro ignoti. «Ancora oggi in Italia - dichiarano le associazioni - sono 6,2 milioni le persone che vivono nelle aree inquinate monitorate dall’Istituto superiore di sanità attraverso il progetto “Sentieri” e a cui viene negato il diritto alla salute, a un ambiente salubre e allo sviluppo sostenibile dei territori. Ciò non è degno di un Paese Civile così come i ritardi sulle bonifiche sempre più in stallo. Per questo abbiamo deciso di assegnare simbolicamente una maglia nera all’Italia. Il tempo dell’inazione e dei ritardi non è più ammissibile, servono azioni concrete come ha ribadito anche la stessa sentenza Cedu del gennaio scorso relativa alla “Terra dei fuochi”, tra le province di Napoli e Caserta. L’Italia si doti di una strategia nazionale per le bonifiche, una priorità per troppo tempo dimenticata e fondamentale per compiere quella svolta che serve al Paese su questo fronte anche in nome della transizione ecologica. Un appello che rilanceremo anche nelle nuove tappe della nostra campagna itinerante “Ecogiustizia Subito” che ci vedrà impegnati dal 26 novembre, a partire da Piombino, per proseguire in tanti altri luoghi dove purtroppo le bonifiche sono ancora una chimera”.

Le sei tappe della campagna: da Piombino alla Basilicata, dal Sulcis al Friuli Venezia Giulia

Acli, Agesci, Arci, Azione Cattolica Italiana, Legambiente e Libera hanno annunciato anche l’avvio della seconda edizione della loro campagna nazionale “Ecogiustizia subito: in nome del popolo inquinato” che dal 26 novembre riprenderà il suo viaggio itinerante lungo l’Italia in diversi luoghi simbolo delle mancate bonifiche. Sei le nuove tappe che toccheranno altrettante regioni: Toscana, Basilicata, Umbria, Lazio, Sardegna e Friuli-Venezia-Giulia. Si partirà il 26 novembre dal polo industriale di Piombino, in Toscana, per poi passare il 21 gennaio all’area industriale di Tito, in Basilicata, il 24 febbraio all’area Sulcis-Iglesiente-Guspinese in Sardegna e che comprende siti minerari dismessi, agglomerati ed attività industriali. Tappa poi il 12 marzo in Umbria al sito di Terni Papignano, il 15 aprile nel Lazio nel bacino del Fiume Sacco, e il 14 maggio in Friuli-Venezia Giulia presso il sito della Caffaro di Torviscosa.

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