Riforma delle professioni al via tra i dubbi su competenze ed equo conseso

Con quattro ddl delega il governo ha avviato una revisione delle norme che riguardano 1,6 milioni di professionisti: dagli avvocati ai commercialisti passando per la sanità
September 19, 2025
Riforma delle professioni al via tra i dubbi su competenze ed equo conseso
Dall’equo compenso alle specializzazioni, dalla incompatibilità tra alcuni ruoli alle società tra professionisti, dal welfare all’abilitazione. Il governo con quattro disegni di legge delega – sulla riforma dell'ordinamento forense, delle professioni sanitarie, della professione di dottore commercialista ed esperto contabile e quello complessivo sugli ordinamenti professionali che comprende 14 categorie – ha deciso di avviare una revisione delle norme che regolano l’esercizio della libera professione. Se l’impianto è delineato saranno possibili durante l’iter aggiustamenti in corsa e non mancano, soprattutto tra gli avvocati, le perplessità per un ridisegno considerato più di “facciata” che di sostanza. L’intento è quello di mettere ordine nel labirinto di competenze e attività riservate che si sono stratificate fra le categorie – si parla di circa 1,6 milioni di professionisti – in modo da evitare spiacevoli “invasioni di campo”.
Tra le novità più significative c’è l’estensione dell’equo compenso a tutti i rapporti con i clienti e non solo a quelli “forti” come banche e assicurazioni. Il decreto prevede l’introduzione di parametri (legati alla qualità e alla mole di lavoro) per le categorie che ancora non li hanno. Prevista la possibilità di avviare un percorso di riconoscimento delle varie specializzazioni interne e delle certificazioni di competenze. Tra i principi guida individuati la parità di genere nella governance e nelle liste elettorali per gli Ordini e i Consigli nazionali con l'introduzione delle elezioni online. I consigli di disciplina non saranno più nominati dai presidenti dei tribunali, ma per vie “interne” dagli Ordini. Ci sarà l’aggiornamento del tirocinio, dell’esame di Stato e della formazione continua, con una particolare attenzione alle nuove tecnologie e all'intelligenza artificiale. In arrivo anche una revisione delle regole per le società tra professionisti che semplifica le procedure e incentiva nuovi modelli organizzativi. Infine, si prevede di estendere a tutti quelle tutele oggi riconosciute ai professionisti di area economica: la possibilità di rinviare versamenti fiscali e previdenziali in caso di maternità, malattie gravi e infortuni.
L’ultimo a tagliare il traguardo, con una settimana di ritardo rispetto agli altri e un aggiustamento in corsa dopo alcune polemiche, il disegno di legge delega sui commercialisti e esperti contabili, circa 120mila, licenziato dal Consiglio dei ministri l’11 settembre. Tra le novità più rilevanti la revisione del tirocinio, con la possibilità di svolgerlo interamente durante il corso di studi e del sistema delle specializzazioni. Rafforzato l'obbligo di aggiornamento professionale per gli iscritti, con particolare attenzione alle crisi d'impresa. Accolte le richieste, arrivate tra gli altri dal presidente dell’Associazione nazionale commercialisti Marco Cuchel e dalla presidente dell’ordine dei commercialisti di Milano Marcella Caradonna, sul rischio di una spaccatura tra gli iscritti, i commercialisti e gli esperti contabili (che hanno conseguito la laurea breve) che risultavano di fatto esclusi dalla riforma. «Occorre affrontare i nodi centrali della professione: precarietà dei giovani, perdita di attrattività della professione ed eccessiva stratificazione normativa – sottolinea Cuchel –. La crisi demografica si fa sentire, l’età media si sta alzando e la professione ha perso appeal perché è diventata complessa dal punto di vista normativo e delle responsabilità ma soprattutto per la concorrenza sleale di chi svolge attività affini». Alla fine, il testo scritto dal presidente del Consiglio nazionale Elbano de Nuccio è stato emendato e approvato. Un «risultato significativo» spiega de Nuccio nonostante l’ostruzionismo portato avanti da una minoranza che porterà «alla riscrittura della carta d’identità della categoria».
Non meno difficoltoso, con uno stop tecnico ad agosto quando l’approvazione è slittata, il provvedimento dedicato agli avvocati, circa 233mila quelli iscritti all’Ordine. Tra i punti salienti, il rafforzamento del codice deontologico e del segreto professionale, nuove regole per società tra avvocati e reti professionali, una razionalizzazione della formazione e delle specializzazioni e l’ampliamento delle attività compatibili come amministratore di condominio e agente sportivo. Previsto anche il ripristino del giuramento davanti al giudice. «È una riforma che modernizza l’avvocatura senza snaturarne la funzione» secondo Francesco Greco, presidente del Consiglio nazionale forense e prevede «più autonomia, più tutele per i cittadini e strumenti adeguati ad affrontare un mercato legale complesso». Ma la riforma non ha riscosso un consenso unanime, anzi è stata duramente contestata dall’associazione nazionale forense che con una lettera aperta del presidente Giampaolo Di Marco al ministro della Giustizia Carlo Nordio, all’inizio di settembre ne aveva chiesto il rinvio parlando di una riforma “inadeguata”, ispirata a “un’idea obsoleta” della professione. Di problemi di metodo, con il testo scritto dal Consiglio nazionale senza alcuna condivisione, e di merito parla Di Marco. «Ci sono scelte anacronistiche, ad esempio la monocommittenza con l’obbligo di esclusiva e non il riconoscimento del ruolo dipendenti, uno scarso intervento sulle incompatibilità che restano elevate e l’introduzione del terzo mandato per gli ordini e le istituzioni forensi». A preoccupare la fuga degli avvocati: l’apertura dei concorsi pubblici ha prodotto una vera e propria emorragia perché la professione non viene considerata economicamente appetibile e si registra un calo drastico delle iscrizioni alle facoltà di legge.
La riforma delle professioni sanitarie ha tra le novità più consistenti l’introduzione di uno scudo penale permanente e la punibilità solo nei casi di colpa grave o dolo. Affronta anche il problema della carenza di personale in alcuni ambiti critici dai pronto soccorso alla medicina di base con la trasformazione delle scuole regionali in specializzazioni vere e proprie.
La riforma della disciplina complessiva degli ordinamenti professionali, infine, coinvolge un nutrito schieramento di figure: architetti, assistenti sociali, attuari, consulenti del lavoro, dottori agronomi e forestali, geologi, geometri, giornalisti e ingegneri. E sembra essere quella meno contestata. Massimo Crusi, presidente del Consiglio Nazionale degli architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori (Cnappc) parla di «un processo di modernizzazione che dopo 13 anni torna finalmente a puntare i riflettori sull’importanza del ruolo economico, sociale e culturale di un settore fondamentale». Nessun calo degli iscritti, 156mila, ma la necessità di dotarsi degli strumenti per affrontare «le sfide del green deal e dell’intelligenza artificiale». Da qui l’appello a «fare presto e a portare a compimento la riforma nel minor tempo possibile».

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