«Porto sicuro troppo lontano»: il giudice dà ragione a Mediterranea

A Trapani sospeso il fermo amministrativo della nave che aveva sbarcato i migranti disobbedendo alle indicazioni del Viminale
October 8, 2025
«Porto sicuro troppo lontano»: il giudice dà ragione a Mediterranea
«Disobbediamo a un ordine ingiusto e inumano del Ministero dell’Interno. Ma così facendo obbediamo al diritto marittimo, alla Costituzione italiana e alle leggi dell’umanità»; così disse il 23 agosto scorso Beppe Caccia, capomissione di Mediterranea, prima di sbarcare a Trapani una decina di migranti salvati alcune ore prima in mare. Il porto assegnato però era Genova, e di conseguenza l'omonima nave della ong fu sottoposta a fermo amministrativo di 60 giorni. Ma Mediterranea fece ricorso e nei giorni scorsi il Tribunale di Trapani ha dato ragione all’organizzazione fondata da Luca Casarini. «L’esito dell’udienza è clamoroso - spiega in una nota la ong -: la giudice Federica Emanuela Lipari ha accolto il ricorso cautelare e ha deciso la sospensione della detenzione della nave. Il Tribunale di Trapani, in attesa di pronunciarsi sul merito complessivo della vicenda, intanto “censura l’illegittimità del provvedimento (del Ministero dell’Interno, ndr) sotto il profilo della quantificazione della sanzione.” E, dando ragione alle argomentazioni presentate dalle nostre avvocate Cristina Laura Cecchini e Lucia Gennari, insiste sul fatto che il Viminale ha ignorato tutte le richieste “sempre motivate in ragione delle circostanze concrete” con cui dalla nave chiedevamo una “riassegnazione del porto sicuro di sbarco"».
«Visto il peggioramento delle condizioni psico-fisiche delle dieci persone soccorse a bordo, non sussistono le condizioni di sicurezza per proseguire la navigazione per quasi tre giorni di mare verso Genova – aveva scritto in quel momento Mediterranea alle autorità portuali -. Le persone devono essere sbarcate appena possibile per ricevere le necessarie cure mediche e psicologiche a terra».
Tesi dunque condivisa dal Tribunale, che ha annullato il fermo, portando a sostegno della decisione i documenti redatti dai medici della Sanità marittima che erano saliti a bordo e che avevano confermato la gravità della situazione, sostenendo che le persone dovessero prendere terra il prima possibile. Ma il Viminale aveva insistito su Genova, imponendo almeno ulteriori tre giorni di navigazione: di qui la disobbedienza di Mediterranea, che adesso potrebbe valere come precedente per tutte le altre ong, sconfessando così la linea del governo, che in base al decreto Piantedosi assegna ai migranti porti “sicuri” al Centro o addirittura nel Nord Italia.
«Ancora più chiaro è il pronunciamento sulla legittimità delle nostre scelte - continua la ong -: Mediterranea ha fatto rotta su Trapani “a tutela delle persone tratte in salvo” “tenuto conto delle loro condizioni di vulnerabilità e di fragilità, sia sul piano fisico che psicologico”, scrive la giudice. In sostanza la “trasgressione delle indicazioni delle autorità” è mossa da “esclusivo spirito solidaristico, a tutela dei soggetti fragili che si trovavano a bordo dell’imbarcazione” e quindi finalizzata “a salvaguardare gli obiettivi di tutela della vita e della salute in mare” di cui gli Stati dovrebbero essere portatori sulla base delle diritto internazionale che regola la materia». 
Prosegue insomma il braccio di ferro tra la ong “ribelle” e il governo: un confronto che dura da sei anni, culminato nel 2020 con lo sbarco a Pozzallo di alcuni naufraghi prelevati da una petroliera danese ancorata a Malta, che aveva negato l’attracco per la presenza a bordo dei migranti. Per questa vicenda il team di Mediterranea è stato rinviato a giudizio, con l’accusa di aver favorito l’immigrazione clandestina: il dibattimento si aprirà il 21 ottobre a Ragusa. Ma nel frattempo Casarini e i suoi hanno segnato un punto importante a loro favore.

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