Perché le scuole ci sembrano sempre più pericolose

Le aggressioni e le violenze nei confronti del personale scolastico sono in crescita ma il primo problema, per i sindacati, è «la perdita di autorevolezza dei docenti». Lunedì la Giornata nazionale di educazione e prevenzione contro la violenza nei confronti del personale scolastico,
December 14, 2025
Perché le scuole ci sembrano sempre più pericolose
Le scuole italiane, per docenti e personale Ata, sembrano sempre più pericolose. A far scattare la violenza, in certi casi, basta una nota disciplinare o un richiamo: nello scorso anno scolastico a Casarano, in provincia di Lecce, un insegnante di Chimica è stato strattonato, insultato e costretto a rifugiarsi in bagno solo per aver annotato sul registro il comportamento scorretto di un suo alunno. I dati non sono sufficienti a tracciare una tendenza di lungo corso: gli ultimi pubblicati sul database del ministero dell’Istruzione e del Merito (Mim) parlano di 36 episodi di violenza nell’anno 2022/23 e 68 nel 2023/24 (per l’anno 2024/25 i dati sono ancora provvisori). Ma per il Dicastero si tratta già di una emergenza: «Bisogna ridare autorevolezza e rispetto al personale della scuola», ha commentato il titolare del dicastero Giuseppe Valditara all’alba della seconda Giornata nazionale di educazione e prevenzione contro la violenza nei confronti del personale scolastico, indetta per lunedì.
«La scuola è la cellula fondamentale e strategica per ricostruire il valore fondamentale del rispetto», ha commentato il Ministro presentando i dati delle aggressioni in classe. Dalle aule, cioè, si deve ripartire per sanare le violenze vissute in decine di istituti in tutte le Regioni d’Italia. Tra elementari, medie e superiori: nel 2023/24, secondo il Mim, sono stati 31 gli episodi di violenza al primo ciclo di istruzione e 32 quelli al secondo ciclo. Nella maggior parte dei casi (76%) le vittime sono docenti, seguiti da dirigenti scolastici (15%) e personale Ata (9%). Ma gli autori sono perlopiù genitori: il 47,8% delle aggressioni del 2023/24 è stato portato a termine da familiari degli alunni, contro il 44,9% delle violenze agite dagli studenti. Più delle denunce, però, a dare il termometro della pericolosità delle aule italiane è la percezione del rischio, che cresce di anno in anno.
L’ha misurata, per il Mim, la società di sondaggi Swg: secondo l’84% del campione, le aggressioni verbali e fisiche verso i docenti sono aumentate negli ultimi anni. Non solo: secondo l’82%, sono in crescita anche le aggressioni tra allievi e, per il 71%, pure i danneggiamenti alle strutture scolastiche. I sindacati scolastici confermano la tendenza e, per individuare le cause, puntano il dito contro «il disagio che vive una scuola ormai ripiegata su se stessa»: «Questo fenomeno non era così diffuso in passato – conferma ad Avvenire Ivana Barbacci, segretaria Cisl Scuola –. Notiamo che le condizioni sono più precarie laddove la scuola non ha il sostegno del territorio, degli Enti locali e delle associazioni che ruotano attorno agli istituti. Così, rischiamo che le scuole diventino il luogo dove far sfogare le frustrazioni legate a un disagio che nasce dentro alle famiglie».
Alle parole dei sindacati fanno eco anche i sondaggi: secondo il campione di Swg, il primo fattore di rischio per la crescita degli episodi di violenza nelle scuole è «il fatto che le famiglie sono in difficoltà» (tesi sostenuta dal 56% degli interrogati). Al secondo posto, però, si trova «la mancanza di rispetto per gli insegnanti e l’autorità scolastica» che, secondo Cisl, è da attribuire anche alla precarizzazione dei docenti. «L’insegnante ha perso autorevolezza anche in termini di rispetto sociale, a partire dalle retribuzioni – commenta Barbacci –. Capita che gli studenti maggiorenni si presentino a scuola con auto o beni materiali di valore molto più alto rispetto a quelli dei docenti che, per questo, vengono svalutati». In altre parole, il prestigio del corpo docente italiano è misurato anche sulla base della sua retribuzione, che è tra le più basse d’Europa: 27mila euro annui contro i 59mila tedeschi e i 38mila francesi (dati Eurydice, Ue).
Il ministero dell’Istruzione e del Merito sostiene di essere già corso ai ripari. Non solo con le campagne di sensibilizzazione. «Abbiamo dato rilievo formale al rispetto del personale della scuola – ha spiegato Valditara – con misure di sanzione pecuniaria e cittadinanza solidale». Si tratta, perlopiù di pene e restrizioni: una multa da 500 a 10mila euro per chi aggredisce il personale scolastico e l’introduzione di un’aggravante comune alla pena, se il reato è commesso dal genitore dello studente, fino a cinque anni per violenze o minacce rivolte verso i docenti, equiparati a pubblici ufficiali. «In passato non avevamo questo riconoscimento – sostiene la segretaria di Cisl Scuola – e non eravamo catalogati come pubblici ufficiali che avevano il diritto a essere protetti. È un passo in avanti». Ma non ancora sufficiente, secondo i sindacati, che ritengono le sanzioni «una deterrenza superficiale». Compresa la riforma del 6 in condotta, che non consente da quest’anno l’ammissione alla classe successiva senza la sufficienza in pagella: «Il rispetto per l’insegnante non lo ottieni semplicemente minacciando una bocciatura – conclude Barbacci –. Dobbiamo lavorare in profondità per recuperare la centralità dell’istituzione-scuola e del ruolo educativo di tutto il personale scolastico».

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