Perché il governo Meloni ora è più lontano da Israele
Dopo la lunga telefonata di martedì con Abu Mazen, la premier sente il saudita Bin Salman. L'Italia insiste sui «due Stati». Sul dossier ucraino, c'è attesa per la "call" fra Trump e i leade

Il complesso scenario internazionale e l’evolversi delle crisi in Ucraina e nella Striscia di Gaza non consentono alla presidente del Consiglio pause di riposo, pur nell’imminenza del Ferragosto. Il mille e ventiquattresimo giorno di Governo, che piazza il suo esecutivo al quarto posto per longevità nell’era repubblicana, viene celebrato con un asciutto post sui social: «Un motivo in più per continuare a lavorare con serietà e determinazione, ripagando la fiducia degli italiani». Non c’è tempo per l’autocompiacimento: Giorgia Meloni resta in continuo contatto con gli altri capi di governo, in vista della call tra i leader europei e il presidente degli Usa Donald Trump, prevista per oggi. Da ambienti della maggioranza, invece, vengono smentite con decisione alcune voci circolate su una sua presunta conversazione recente con lo stesso inquilino della Casa Bianca: non c’è stata alcuna telefonata fra i due nelle ultime ore - viene fatto filtrare -, l’ultima risale a quattro giorni fa.
La preoccupazione crescente per l'escalation israeliana
Ormai, la premier e il Governo non nascondono la forte preoccupazione innescata dagli annunciati piani di “invasione”, con conseguente “occupazione” israeliana dei territori della Striscia. La brusca accelerata imposta da Tel Aviv al conflitto con Hamas, le difficoltà nel fornire viveri e assistenza a chi vive nella Striscia e l’altissimo numero di vittime civili (compresi i testimoni di ciò che accade, come i giornalisti) rendono fragile il terreno su cui esercitare una mediazione capace di frenare l’impeto bellico del primo ministro Benjamin Netanyahu. Dall’altro ieri, i toni di condanna per atti definiti «inaccettabile» e il tenore degli appelli rivolti da esponenti del Governo (dal vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani al titolare della Difesa Guido Crosetto) sono sempre più netti, seppur nello scetticismo delle opposizioni che chiedono piuttosto «fatti» e «sanzioni» a partire dalla «fine della cooperazione militare con Israele».
La tela diplomatica di Meloni: dopo Abu Mazen, sente Bin Salman
L'Italia ha firmato l'appello per l'ingresso di aiuti a Gaza, una «richiesta urgente». E la premier intensifica l’impegno diplomatico: al confronto telefonico di martedì col presidente palestinese Mamud ʿAbbas (noto anche come Abu Mazen), ieri ha fatto seguire una telefonata col primo ministro dell'Arabia Saudita, Mohamed bin Salman Al Saud. I due, informa una nota, «hanno espresso preoccupazione per le più recenti decisioni israeliane» che paiono «andare verso un'ulteriore escalation militare», sottolineando «l'opportunità di giungere, senza ulteriori ritardi, alla cessazione delle ostilità per porre fine alla drammatica situazione umanitaria della Striscia» e avviare «la ricostruzione di Gaza», dove - secondo Meloni - il ruolo delle nazioni arabe resta «fondamentale». Nel concordare che «solo un processo politico verso una soluzione dei due Stati» potrà condurre a «una pace giusta e di lungo periodo», la presidente del Consiglio ha ribadito a bin Salman quanto espresso ad Abu Mazen a partire dalla «necessità che Hamas rilasci immediatamente e incondizionatamente gli ostaggi» e accetti «di non poter avere un ruolo nel futuro della Striscia». Già martedì, il ministro degli Esteri Tajani aveva detto, sempre nell’ottica dei due Stati: «Siamo aperti al riconoscimento della Palestina, ma dobbiamo lavorare alla costruzione di uno Stato palestinese» con «Cisgiordania e Gaza riunificate» e «senza alcun ruolo per Hamas».
Per la fine del conflitto ucraino, l'Italia negozia insieme all'Ue
Intanto, sul fronte ucraino cresce l’attesa per la video-conferenza odierna fra Trump e il suo vice JD Vance, i leader europei e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, prodromico del faccia a faccia in Alaska fra lo stesso presidente Usa e quello russo Vladimir Putin. La posizione dell’Italia, ribadita martedì da Tajani, è legata al ruolo che l’Unione Europea riuscirà a giocare nei futuri negoziati di pace. In attesa di un cessate il fuoco, il ministro degli Estìeri ritiene cruciale continuare a sostenere l'Ucraina, affinché le trattattive partano da posizioni equilibrate, in modo che qualsiasi soluzione diplomatica possa comunque proteggere la sovranità dell'Ucraina, il suo territorio e la sua libertà di costruire il proprio futuro, compreso un eventuale percorso per entrare nell’Ue.
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