mercoledì 18 dicembre 2019
Nasce una rete di associazioni di madri e padri a cui sono stati ingiustamente sottratti i figli minori «Gli abusi in famiglia esistono, ma servono riforme radicali per evitare errori giudiziari»
Violenze sui figli, 80mila genitori innocenti
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Una rete di associazioni per dire basta a un sistema in cui i bambini possono essere sottratti alle famiglie senza contraddittorio e senza possibilità di difesa. Per dire basta a quelle norme del diritto minorile che consentono ai servizi sociali di intervenire e sostenere l’esistenza di abusi solo sulla base di indicatori di tipo comportamentale o di segni psicodiagnostici. Per dire basta a un sistema che, anche quando si riconosce l’innocenza dei genitori, non riesce a rimediare ai suoi errori in tempi ragionevoli perché 'blindato' sulla base di meccanismi lenti e superati.

Per dire basta a terapeuti che diventano arbitri incontrollabili e incontestabili della situazione, di fronte a cui anche i giudici minorili sono costretti ad adeguarsi e le cui perizie si trasformano spesso in sentenze. È un lungo elenco di emergenze a cui porre rimedio, di provvedimenti da varare in tempi brevi, di riforme da approvare senza attendere nuovi casi Bibbiano, quello sottoscritto dalle associazioni di genitori (qui a fianco l’elenco) che hanno vissuto sulla propria pelle il dramma di un figlio allontanato dai servizi sociali per errore, per segnalazioni rivelatisi infondate, per sospetti senza riscontro. Tanti, tantissimi casi di cui è quasi impossibile tenere il conto.

C’è chi parla di 500mila casi negli ultimi vent’anni. Chi ridimensiona la cifra a 40mila. La verità probabilmente sta nel mezzo. Lo stesso ministro della giustizia, Alfonso Bonafede, ha comunicato lo scorso 19 novembre che i bambini allontanati dalle proprie famiglie sono stati 12.338 nel periodo gennaio 2018-giugno 2019, cioè 23 bambini ogni giorno. E questi sono dati ufficiali. Ma non basta. Ventitrè al giorno fanno oltre 8mila all’anno, più di 160mila in un ventennio. Qui però siamo soltanto nell’ambito delle stime.

«E, purtroppo – fa notare Antonella Dellapina, responsabile con Andrea Coppola dell’Associazione Intesa San Martino di Parma e coordinatrice della nuova rete – si ignora tutto il resto. Quanti di quei bambini sono stati salvati grazie all’intervento dei servizi sociali? E quanti invece danneggiati irrimediabilmente da false istruttorie incardinate a danno di famiglie innocenti? Quante e quali patologie psico-fisiche hanno sofferto quei bambini a causa di psicoterapie inopportune e invasive? Quanti sono tornati alle proprie famiglie? Quanti di quei genitori sono stati riconosciuti innocenti e hanno potuto riabbracciare i propri figli?».

Domande atroci, non solo perché senza risposta. Dietro ogni interrogativo c’è una storia di famiglia, ci sono genitori che un giorno, senza preavviso, hanno trovato le forze dell’ordine alla porta e sono stati costretti a mettere figli e figlie nelle mani dei servizi sociali. Al di là delle modalità criticabili spesso scelte per questa prassi che il diritto definisce 'allontanamento coatto' – impossibile scordare il caso di Cittadella, in provincia di Padova – la famiglia non ha alcuna possibilità di opporsi.

Un articolo, il 403 del codice civile, che risale al 1942, assegna tutto il potere alle istituzioni e delegittima ogni possibilità di intervento da parte delle famiglie. Eppure una ricerca dell’Università di Padova e Camere penali – una delle pochissime realizzate sul problema – su 465 casi di sospetto abuso, ha stimato che i genitori assolti al termine di iter giudiziari estenuanti, proseguiti per anni con effetti devastanti sull’equilibrio relazionale della famiglia e, soprattutto, sulla psiche dei bambini, sono più o meno il 50%. Che vuol dire – se le stime ottenute sulla base dei dati ministeriali hanno qualche fondamento – 80mila genitori finiti ingiustamente alla gogna con accuse di violenza, abusi e pedofilia dal 1999 a oggi.

Da rabbrividire. Al di là delle grandi inchieste di cui abbiamo parlato a lungo in questi mesi – Sagliano Micca, Finale Emilia, Rignano Flaminio, Salerno, Bibbiano appunto – ci sono centinaia e centinaia di altri casi, considerati 'minori' solo perché mai arrivati alle pagine dei giornali, eppure ugualmente strazianti per le famiglie coinvolte. I genitori di una delle associazioni che hanno aderito alla rete – 'Nidi violati' di Parma – riferiscono per esempio il caso di una famiglia che, a causa di una maldicenza riferita da una compagna di classe della figlia, è stata sottoposta a intercettazioni ambientali per alcuni mesi.


24,8%
Genitori accusati di abuso assolti in primo grado perché il fatto non sussiste
27,8%
Genitori accusati di abuso assolti «per non aver commesso il fatto»
35%
Sentenze riformate in appello o con l’assoluzione dei genitori

In sostanza i carabinieri hanno piazzato alcune microspie nell’abitazione e hanno messo insieme centinaia di ore di registrazione. Cosa è emerso? Assolutamente nulla, ma ormai la macchina perversa si era messa in moto, il padre è stato accusato di abusi, la figlia adolescente allontanata. Sono stati necessari 13 mesi per ottenere dal giudice la dichiarazione della fine dell’incubo: «Il fatto non sussiste ». Ma per quella famiglia finita nel tritacarne delle false accuse di abusi, né un risarcimento né l’ammissione di un errore da parte delle istituzioni. «Ora, le associazioni che hanno aderito alla rete – riprende Antonella Dellapina – chiedono tra l’altro alla Squadra speciale istituita dal ministro Bonafede per indagare sul funzionamento del sistema del diritto minorile, di non fermarsi. Nelle 29 procure minorili, ma anche negli altri uffici giudiziari, ci sono migliaia e migliaia di faldoni dei casi di abuso e di maltrattamento finiti con l’assoluzione dei genitori o con l’archiviazione. Lì si trova la narrazione vera di come si incardinano i falsi reati che riguardano tante famiglie nel nostro Paese. Chiediamo di sapere tutta la verità», conclude la coordinatrice delle associazioni di genitori che si dichiarano 'inascoltati'.

Nessuna volontà di mascherare gli abusi autentici né di impedire alla giustizia di perseguire quei genitori che si sono macchiati del più atroce dei delitti, anzi. L’idea di fondo è difficilmente contestabile: solo conoscendo a fondo tutti i punti deboli del sistema – e nessuno come i genitori che ne sono stati vittima lo possono dire – si troverà la strada più opportuna per intervenire con riforme efficaci, equilibrare i pesi, cancellare aspetti normativi ormai inattuali. Ma per riuscirci davvero è urgente che tutte le forze convinte della necessità di lavorare per mettere al primo posto l’interesse autentico di bambini e ragazzi non rimangano indifferenti all’appello dei genitori. Dopo le associazioni – è l’auspicio dei promotori – si attende il contributo di specia-listi, psicologi, giuristi, formatori. E, perché no, anche assistenti sociali e giudici di buona volontà.

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