domenica 1 aprile 2018
I ragazzini arrivano a frotte al campo sul fiume Roja e spesso tentano di passare il confine. Sono i più vulnerabili, come le donne che spesso finiscono nei gironi della tratta
Ventimiglia, tra chi soccorre minori e donne nel «limbo»
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Guardie e ladri a Ventimiglia. Con i gendarmi francesi che respingono minorenni stranieri soli che dovrebbero proteggere. In barba alle convenzioni internazionali e a due sentenze della magistratura transalpina che hanno condannato a gennaio e a febbraio i ' Refus d’entrée', i documenti di espulsione illegali che sbattono le porte in faccia ai ragazzini che provano a passare il confine. Questi non vogliono neppure rimanere in Francia, ma raggiungere i parenti nell’Eldorado Germania, in Scandinavia o in Gran Bretagna. E intanto in questa terra di transito parte l’allarme tratta. Sotto il ponte sulle rive del Roja, di fronte alla chiesa delle Gianchette – dove per due anni sono state accolte dalla Caritas diocesana centinaia di persone, soprattutto vulnerabili – da tre mesi arrivano in misura maggiore donne eritree predate dai passeur, i passatori, per indurle a prostituirsi in Francia.

A tre anni dall’inizio dell’emergenza migranti, la situazione resta complicata anche se i numeri sono calati. Nel campo gestito dalla Croce Rossa si oscilla da 200 a 280 ospiti, molti stabili perché dopo diversi respingimenti hanno chiesto asilo rassegnati. E nell’accampamento abusivo sul Roja dormono almeno 200 persone. Nel centro della Caritas Intemelia, diocesi di Sanremo, si contano le persone di passaggio ogni mattina quando gli 80 volontari a turno distribuiscono pasti ed effettuano visite mediche. «Il tasso di ricambio è alto – spiega il direttore della Caritas diocesana, Maurizio Marmo – segno che molta gente in transito da Ventimiglia riesce a passare. Al centro abbiamo visto in due mesi 1.054 persone. Le donne, che fino a dicembre erano pochissime, a fine febbraio erano salite a 150, il 12% circa. E un quarto dei migranti è un minore non accompagnato. Il 65% degli adulti e under 18 sono eritrei, contro il 20 % dei sudanesi ». Tre ragazzine 16enni in viaggio da sole caricano i cellulari. Due sono eritree, una libica berbera. I libici con la pelle scura sono i nuovi arrivi. Erano fedelissimi di Gheddafi non hanno futuro. Sono appena sbarcate in Sicilia, fuggite dalla comunità per arrivare a Ventimiglia. Ignorano i rischi che corrono.

«Ogni giorno incontriamo ragazzi come loro, girano in gruppo, provano a passare in Francia e vengono respinti – raccontano Chiara Romagno, responsabile dell’intervento di Oxfam Italia con Simone Alterisio, operatore della Diaconia Valdese –. Stanno soprattutto in tende sotto il ponte del Roja perché diffidano della polizia che presidia il campo di transito. Ci sono madri con figli molto piccoli. Ogni giorno distribuiamo coperte, scarpe, cappelli per affrontare il freddo della notte».

Come le altre Ong, l’unità identifica i casi di abuso verso i più vulnerabili fornendo assistenza legale. Tutte le organizzazioni a Ventimiglia denunciano l’illegalità dei respingimenti francesi. Un minore secondo le convenzioni internazionali e la normativa di Schengen va preso in carico dallo Stato dove si trova. Ma spesso l’aiuto è discrezionale, anche per gli adulti. «Ventimiglia è un tappo – spiega Romagno – vi arrivano persone che sono state mesi in centri di accoglienza a far nulla. O i “dublinanti”, passati da qui due anni fa e rispediti qui da tedeschi o francesi perché devono stare nel Paese di approdo. Capita che questi richiedenti asilo vengano a loro volta espulsi dall’Italia perché sono stati interrogati senza interprete e alla domanda se volevano restare qui hanno risposto di no». Quanto ai minori, una rete di legali italiani e francesi supportata dalle Ong e dalle Caritas delle due parti del confine ha monitorato in alcuni fine settimana l’operato delle polizie. Ha presentato due ricorsi in Francia e ha vinto. Cosa è cambiato?

«Nulla. I gendarmi – spiega Alessio Fasulo, coordinatore dell’unità mobile di Save the Children – aggirano la sentenza falsificando l’età e scrivendo sul provvedimento d’espulsione che sono maggiorenni. Così li consegnano alla polizia italiana che deve fare accertamenti. Nel frattempo il ragazzo ritenta per non perdere tempo e sparisce. Altri minori mal consigliati dichiarano di essere maggiorenni anche se sono visibilmente 15-16enni». E i francesi li prendono in parola. Tommy, 16 enne eritreo, maglietta nera, cappello da baseball e una faccia da bambino era riuscito a passare e ad entrare in una comunità protetta come prevede la legge in attesa di ricongiungimento con due fratelli in Germania. I gendarmi lo hanno trovato alla stazione di Nizza senza documenti, lui non parla francese né inglese e lo hanno riconsegnato agli italiani dicendo che era maggiorenne. È partito da casa quasi un anno fa, è stato in Libia dove è stato picchiato dai carcerieri, ha attraversato il mare. E ora deve beffare i francesi a guardie e ladri nonostante la legge sia dalla sua e potrebbe chiedere anche all’Italia di portarlo in Germania in 9 mesi. Ma lui ha fretta per ascoltare.

Ce ne sono tanti come lui nell’accampamento sul Roja. Le Ong vi entrano abitualmente, poi ci sono i “solidali”, gli ex no border che portano cibo da Francia e Germania. Fuori presidia la polizia che mercoledì ha sedato una rissa. Nelle tende dormono diverse famiglie con bambini piccoli. Non vogliono andare nel campo organizzato perché gli eritrei diffidano delle divise, temono di essere arrestati e ricondotti nel Mezzogiorno. Quasi tutti provengono dagli sbarchi di febbraio e marzo, quasi tutti hanno pagato un trafficante eritreo che vive il Libia di nome Absalam. «I 'passatori' qui vendono passaggi da 50 fino a 150 euro – spiega Daniela Zitarosa di Intersos, organizzazione che ha da poco pubblicato il rapporto “I minori stranieri non accompagnati lungo il confine Nord italiano” – e un trasporto in taxi o camion. Capita che incassino i soldi e li lascino a Genova o a Milano. Spesso non sanno neppure dove si trova Ventimiglia, per loro è una tappa». È il problema anche delle donne. Di là dal fiume, nascoste dagli alberi in alcune baracche di legno, dormono ragazze eritree. «Con il blocco delle coste libiche – prosegue – hanno patito di tutto nei centri di detenzione. Devono raggiungere la Francia a ogni costo e non hanno soldi. Qui restano pochissimo, a volte accettano di prostituirsi oltre confine per pagarsi il viaggio». Ma non c’è un posto, dicono le Ong, per parlare con loro e i minori e aiutarle. Forse hanno tutti troppa fretta. Loro di andarsene, Francia e Italia di disfarsi del problema.

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