giovedì 14 aprile 2022
«Sarebbe stato meglio scegliere il 15 ottobre, giorno della fondazione del Corpo (1872) e non quella di una battaglia, eroica ma condotta nel corso di una guerra di aggressione»
Alpini durante la ritirata di Russia

Alpini durante la ritirata di Russia - Archivio

COMMENTA E CONDIVIDI

Diventa un caso l’istituzione della Giornata nazionale dell’Alpino per il 26 gennaio. Le associazioni storiche scrivono ai presidenti di Senato e Camera, Maria Elisabetta Alberti Casellati e Roberto Fico, contestando sia la data scelta, troppo a ridosso della Giornata della Memoria, sia il riferimento che contiene alla battaglia di Nikolajewka, episodio di grande eroismo degli alpini, durante la ritirata di Russia, celebrato da grandi scrittori e artisti, alcuni testimoni diretti, come Mario Rigoni Stern, che vide all’opera, da cappellano militare fra le truppe italiane stremate e decimate, anche il beato don Carlo Gnocchi.

E tuttavia, notano gli storici, quella battaglia si inserisce in una guerra di aggressione sciagurata decisa dal regime fascista.

La Giornata fu approvata dalla Camera il 25 giugno 2019, ed è diventata legge al Senato lo scorso 5 aprile con 189 voti a favore, nessun contrario e un astenuto. Sarà celebrata per la prima volta nel 2023 riconoscendo il 26 gennaio quale «Giornata nazionale della memoria e del sacrificio degli Alpini», per ricordare «l’eroismo dimostrato dal Corpo d’armata alpino nella battaglia di Nikolajewka», e promuovere «i valori della difesa della sovranità e dell’interesse nazionale nonché dell’etica della partecipazione civile, della solidarietà e del volontariato, che gli alpini incarnano».

Un voto «che ci riempie di un orgoglio» aveva commentato Sebastiano Favero, Presidente dell’Associazione Nazionale Alpini, «non solo per il consenso praticamente unanime, ma anche per la data individuata, che coincide con la battaglia di Nikolajewka, il drammatico ed eroico episodio del 1943 assurto a simbolo del valore e dello spirito di sacrificio delle penne nere».

La Società italiana per lo studio della storia contemporanea presieduta da Daniela Luigia Caglioti (e la Società italiana degli storici medievisti, Sismed) notano «la crescente e spesso casuale attività legislativa volta a riscrivere, infittendolo, il calendario civile italiano», spesso con l’esito discutibile di stabilire verità di Stato che nuocciono al libero esercizio della ricerca storica», dando luogo a «decisioni non sempre pienamente meditate», o «potenziali problemi all’immagine, anche internazionale».

In questo caso la data scelta (26 gennaio) «oltre a essere contigua alla Giornata della Memoria, non si collega all’intera storia e all’impegno anche umanitario del Corpo, bensì ne isola, celebrandola, un’impresa militare – la battaglia di Nikolajewka – condotta all’interno di una guerra di aggressione dell’Italia fascista, per di più in regioni oggi sconvolte da un’altra invasione».

Per la SissCo, la Sisem e la SisMed «sarebbe stato opportuno scegliere altre date», come il 15 ottobre (1872), giorno di fondazione del corpo. «Si sarebbe così sottratto un Corpo cui tanto deve l’Italia a dannose logiche di strumentalizzazione, che non giovano alla sua memoria e alla sua immagine», e al «profondo e duraturo legame degli Alpini con la società nazionale e internazionale».

La richiesta, per il futuro, è che «il Parlamento si avvalga nella fase istruttoria del parere delle Società scientifiche delle discipline storiche», in modo da «permettere alle forze politiche di prendere le loro libere decisioni giovandosi di pareri informati sulle implicazioni culturali e non solo politiche».

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: