giovedì 14 dicembre 2023
Ok anche per la Moldavia, ma rimane il veto ungherese ai fondi a Kiev per 50 milioni di euro. Esulta Zelensky: è una vittoria per tutta l'Europa
Zelensky e Orban

Zelensky e Orban - Ansa

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Via libera ai negoziati di adesione dell’Ue con l’Ucraina e la Moldavia. A sorpresa, nel pomeriggio il premier magiaro Viktor Orbán ha tolto il veto su questo che era il punto cruciale del Consiglio Europeo. Un importante messaggio di unità fortemente auspicato da molti leader. Esulta il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che era intervenuto in mattinata in video perorando questa decisione. . Subito prima dell’avvio del Consiglio Europeo, c’era stata proprio sul punto una lunga riunione del leader magiaro con il cancelliere tedesco Olaf Scholz, il presidente francese Emmanuel Macron e i presidenti di Commissione e Consiglio Europeo, Ursula von der Leyen e Charles Michel, che sembrava non essere approdata però a una svolta, arrivata invece nel pomeriggio dopo l’intenso pressing degli altri 26 leader ai quali alla fine il "duro" Orbán ha ceduto. Il "trucco" per salvare la faccia è stata un classico della politica (ma una prima assoluta in Europa): la sua uscita dalla stanza al momento della decisione. Un ruolo ha giocato anche la scelta mercoledì della Commissione di ammorbidire l'Ungheria sbloccando allo scopo un terzo dei fondi Ue stoppati un anno fa a Budapest, soprattutto per i gravi problemi sul fronte dello Stato di diritto.

Il negoziato di adesione. La domanda di Kiev era partita appena 4 giorni dopo lo scoppio della guerra con l'invasione russa, a febbraio 2022. Nel giugno di quell'anno, a soli quattro mesi dalla richiesta di adesione di Kiev, all’Ucraina è stato concesso lo status di candidato all’adesione. Una rapidità del tutto anomala (molti Stati hanno dovuto aspettare anche anni per avere lo status di candidato), legato naturalmente all’attacco russo. Si trattava, insomma, di dare anche un segnale simbolico e politico di sostegno all’Ucraina. Un po’ con la stessa logica, a novembre scorso, nel rapporto annuale sull’allargamento, la Commissione ha proposto di avviare già a dicembre i negoziati di adesione con Kiev, anche se in realtà mancano all’appello tre delle sette riforme richieste dall’Ue. Dopo l’annuncio ufficiale dell’avvio dei negoziati, a marzo la Commissione dovrà fare il punto sulle tre riforme mancanti, solo allora del resto potrà esser stabilito il quadro negoziale (e cioè il vero e proprio calendario delle trattative con i diversi capitoli da affrontare).

Rimangono però altre questioni importanti, di natura finanziario, con il fondo per l’Ucraina da 50 miliardi di euro. Per il quale, almeno per ora permane il veto di Orbán. La Commissione Europea, nel quadro della revisione del bilancio pluriennale dell’Ue, ha proposto un fondo per il periodo 2024-2027 per finanziare l’Ucraina con un totale di 50 miliardi di euro. Di questi, 33 miliardi saranno prestiti finanziati con il reperimento di fondi sui mercati. Altri 17 miliardi saranno sovvenzioni a fondo perduto. Fondi, questi ultimi, che nella proposta della Commissione, sostenuta da tutti gli Stati membri tranne l’Ungheria, saranno trovati nel bilancio comunitario. Orbán dice di non essere contrario di per sé al finanziamento dell’Ucraina, ma chiede che l’intero ammontare di 50 miliardi sia finanziato fuori bilancio Ue. Visto che la decisione deve esser presa all’unanimità, se il leader ungherese non cambia posizione non ci sarà altra scelta che una soluzione extra bilancio come chiede lui. Allo studio già soluzioni per un fondo finanziato con versamenti nazionali degli Stati membri.

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