venerdì 13 gennaio 2023
Palù (Aifa): dei 3.197 prodotti “irreperibili” a preoccupare sono solo quelli importati senza corrispettivi in Italia
«Ma è sbagliato fare scorte di farmaci»

Siciliani

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Il giro delle farmacie inizia presto, al mattino. C’è chi, come tante mamme, reclama lo sciroppo Zimox, chi è in coda per una confezione di Gaviscon Advance e chi «è in parola» con il farmacista di fiducia per ottenere farmaci per l’aerosol, le compresse da 600 mg di ibuprofene o lo sciroppo Nurofen. La maggioranza dei clienti resta però delusa. Da Milano a Siracusa questi prodotti sono ormai merce rara. Influenza e Covid hanno fatto esplodere la domanda. Lo stallo di alcune materie prime dalle lontanissime Cina e India, la guerra in Europa e le leggi di mercato che, in alcune circostanze, inducono le industrie a distribuire in mercati esteri dove il prezzo pieno di vendita supera ampiamente quello rimborsato dal Servizio sanitario nazionale, fanno il resto.

Le rassicurazioni dell’Aifa «La carenza è un dato oggettivo ma l’Italia è un passo avanti rispetto agli altri - assicura il presidente dell’Agenzia italiana del farmaco, Giorgio Palù -. Non esiste alcun allarme reale, anche perché c’è copertura fornita da medicinali equivalenti. Occorre comunque migliorare la comunicazione tra medici e farmacisti ». La situazione delle scorte «non mi preoccupa», aggiunge, pur sottolineando il problema della delocalizzazione: «Eravamo i primi al mondo nella chimica - evidenzia Palù -, oggi le materie prime ci arrivano in larga misura dall’estero, sarà opportuno riportare in patria alcune produzioni». Palù spiega che l’Aifa cura una pagina in aggiornamento costante dei farmaci carenti, che può essere visitata da chiunque. Un elenco che ad oggi comprende 3.197 farmaci. Per la maggior parte sono articoli «di cui non c’è più una produzione ma per quasi tutti esiste un equivalente o un’alternativa terapeutica. Del totale, sono 300 quelli un po’ mancanti perché sono farmaci di importazione - dice Palù - ma solo 30 di questi sono veramente essenziali perché non trovano un corrispettivo prodotto da un’industria italiana». Medicinali usati in sale operatorie, ma anche antinfiammatori, cortisonici, miorilassanti e antibiotici di cui, chiarisce Palù, «abbiamo sempre valide alternative». A volte i problemi « nascono anche da una comunicazione non perfetta. Ci vuole un dialogo tra medici, farmacisti e associazioni di categoria. Soprattutto i medici - è l’invito del numero uno di Aifa - siano formati per accedere a queste informazioni che sono costantemente disponibili».

Il nodo distribuzione «Ci accorgemmo del problema mesi fa, quando le consegne dall’industria iniziarono a rallentare e fummo costretti ad aumentare le scorte nei nostri magazzini per cercare di non farci trovare impreparati», dichiara Michele Motta, amministratore unico dell’azienda di distribuzione farmaceutica “Vim”, 11 sedi in Italia e 4.800 farmacie servite: «È una situazione seria ma non la definirei drammatica. Abbiamo già vissuto esperienze simili, dove anche la paura ci mette del suo: a marzo 2020 ci fu un assalto ingiustificato alle farmacie. Il nuovo coronavirus avanzava e si cominciò a parlare, in prospettiva, di carenza di farmaci. Una circostanza che spinse i cittadini a fare scorte senza una reale necessità». In questo caso, osserva Motta, «le farmacie sono tornate ad essere affollate, per alcuni preparati, a causa della coincidente curva di contagi tra Covid-19 e patologie influenzali ma anche perché la ridondanza di queste informazioni sta portando molti a riempire gli armadietti di casa ». Detto questo, «il problema c’è, andrebbe affrontato a livello di Ue, e non investe solo prodotti di largo consumo e dall’aumentata domanda, come ibuprofene o paracetamolo, specie in questo periodo, ma anche molti altri farmaci la cui scarsità dipende dalla mancanza di principi attivi. Poi esiste il fenomeno, vecchio di anni, dei prodotti contingentati, che - afferma Motta -, per volere dell’industria, vengono immessi sul mercato in maniera limitata rispetto al fabbisogno del cittadino. Ma qui entriamo in scelte aziendali». La guerra, sottolinea Motta, continua a incidere, e non solo per i costi energetici: « A lungo sono mancati l’alluminio per il blisteraggio delle compresse e il vetro per i flaconi ». Quanto durerà questa situazione? «Con l’attenuarsi dell’influenza avremo già un miglioramento sensibile», conclude l’imprenditore della distribuzione.

La crisi vista dalla politica A livello politico, intanto, Pd e M5s ottengono l’audizione del ministro della Salute, Orazio Schillaci, che parlerà del problema il 17 gennaio in commissione Affari sociali della Camera. E mentre la deputata Marta Schifone (FdI) plaude alla decisione dello stesso ministro di istituire un tavolo permanente sull’approvvigionamento dei farmaci, gli europarlamentari pentastellati Maria Angela Danzi e Laura Ferrara chiedono alla Commissione europea l’adozione di misure comuni per superare l’ostacolo e per evitare che ogni Paese vada in ordine sparso: «Italia, Grecia e Francia - lamentano - hanno adottato misure differenti».

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