giovedì 11 ottobre 2012
La Commissione ecomafie ad Aversa: il caso andrà in Parlamento. Deputati e senatori hanno incontrato i cittadini delle aree afflitte dall’allarme roghi tossici La testimonianza choc di don Patriciello. VAI AL DOSSIER
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«Questa è una cosa fuori dal mondo». Scuote la testa Gaetano Pecorella, guardano le foto dei roghi dei rifiuti che tiene tra le mani. Immagini sconvolgenti, fumi neri e visi di bambini, cumuli di amianto e rifiuti industriali a due passi dalle case, ceneri e veleni. Il presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti, meglio nota come "Commissione sulle ecomafie", guarda don Maurizio Patriciello, parroco di San Paolo Apostolo a Caivano. «Dovremo fare un’audizione formale perché l’importante per noi è capire le responsabilità di questa situazione e portarlo a conoscenza del Parlamento». Cosa che poi avverrà alcune ore più tardi a Napoli. Intanto siamo in una saletta della parrocchia del grosso centro a nord di Napoli, da alcuni mesi cuore dell’impegno della comunità sul fronte degli incendi di rifiuti, un movimento al quale Avvenire ha dato voce. E anche Pecorella ne è cosciente. «Siamo qui grazie agli articoli di Avvenire», sottolinea a don Maurizio. Attorno al tavolo ci sono, fianco a fianco, deputati e senatori componenti la commissione, funzionari del Parlamento, sacerdoti e cittadini. La Commissione è in missione per tre giorni in Campania, in preparazione della relazione sulla situazione dei rifiuti nella regione, ma ha trovato lo spazio, inizialmente non previsto, per questo incontro a Caivano. «L’importante - spiega il parroco - è che ci siamo incontrati e questo per noi resta. È importante che siate venuti da noi, perché qua si muore». Già, non si era mai visto un organo del Parlamento in questa zona, nel cuore del dramma della "terra dei fuochi".  E anche per questo don Maurizio si fa voce dei vescovi. «Io sono solo un prete di periferia ma, presidente, le parlo a nome del mio vescovo, monsignor Angelo Spinillo, vicepresidente della Cei e anche del cardinale di Napoli, Crescenzio Sepe che mi hanno pregato di riferirvelo. Perché tutti i "vescovi della terra dei fuochi" sono concordi nel definire questa situazione insopportabile. Lo hanno denunciato e lo faranno ancora». Così ricorda come «da questa estate la situazione è diventata ancora più tragica. Si brucia di tutto e dappertutto. Questa più che "terra dei fuochi" è "terra dei fumi"». E mostra ai parlamentari le foto. «Ci avete convinto», «la situazione è davvero grave», commentano alcuni parlamentari, alcuni dei quali campani E non mancano le domande. «Ma chi brucia?» «Sono rom, immigrati, e ora anche italiani disoccupati. Ma anche loro sono vittime del sistema». «Ma avete denunciato questa situazione alla magistratura e alle forze dell’ordine?», chiede Pecorella. «Si più volte, ma ci rispondono di avere poche risorse. Invece servono fondi per sconfiggere questo cancro che coinvolge imprenditori, politici e camorra». «E i Comuni? La polizia municipale?», insiste il presidente. «A livello locale non si fa niente. L’ho già detto sia al ministro dell’Interno, Cancellieri che a quello dell’Ambiente, Clini. I sindaci nella riunione col prefetto di Napoli hanno confessato di non avere mezzi per contrastare il fenomeno dei roghi. Ma il prefetto ha risposto che è un loro dovere». Così don Maurizio ricorda le circa 33mila firme raccolte sotto la denuncia contro gli amministratori regionali, provinciali e locali, che nei prossimi giorni sarà inviata alle procure di Napoli, Nola e Santa Maria Capua Vetere. Affermazioni gravi e proprio per questo Pecorella propone un’audizione formale, per registrare e verbalizzare tutto. C’è davvero molta attenzione. «Vorremmo anche avere tutta la documentazione, lettere, denunce, esposti che avete presentato e che non hanno avuto risposto o provocato effetti. Perché a noi spetta accertare proprio queste responsabilità». E intanto acquisiscono le foto che hanno sconvolto tutti. Poi a Napoli, in prefettura, per mettere nero su bianco, coi riti dell’ufficialità, le parole del "popolo inquinato". Ma questa visita del Parlamento nella "terra dei fuochi", come dice don Maurizio, «già resta».
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