mercoledì 31 luglio 2019
Il testo base della Lega non va bene a M5s. Si valuta ancora di fissare dibattito parlamentare prima della scadenza del 24 settembre fissato dalla Consulta. La spinta delle associazioni pro-life
Sarà il Parlamento a legiferare sul fine vita o dovrà intervenire la Consulta?

Sarà il Parlamento a legiferare sul fine vita o dovrà intervenire la Consulta?

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Nessuna intesa nelle commissioni Giustizia e Affari sociali della Camera per un testo base di modifica della legge sul fine vita da portare in aula prima del termine sancito dalla Consulta del 24 settembre, oltre il quale in base alla sua ordinanza in materia la Corte si è riservata di intervenire.

Il comitato ristretto che avrebbe dovuto trovare una sintesi ha preso atto dell'impossibilità di conciliare posizioni molto a partire dalla maggioranza. La Lega infatti con Alessandro Pagano ha avanzato una mini-proposta che intervenendo sul solo articolo 580 (riducendo al minimo le pene per l’aiuto al suicidio in casi limitati di prognosi infausta, quando a essere coinvolti sono stretti congiunti) ha incontrato consensi molto ampi, e la convergenza di molte sigle cattoliche e pro-life. Un intervento che se approvato dal Parlamento sarebbe in grado di prevenire l’intervento della Consulta.

Dentro M5s, invece, prevale l’idea di attendere la data del 24 settembre e il conseguente pronunciamento della Consulta, senza nuove deliberazioni parlamentari. Una lettera “multipartisan” di parlamentari è stata inviata ai presidenti di Senato e Camera, Casellati e Fico, affinché il Parlamento discuta del fine vita in tempo utile prima dell'udienza della Corte Costituzionale. L’iniziativa è stata assunta dal senatore di Idea Gaetano Quagliariello, sulla spinta di un cartello di 32 associazioni coordinato dall’Osservatorio parlamantare “VeraLex?”.

Dopo la fumata nera è ripreso il dibattito in Commissione, con la possibilità che si vada ugualmente in aula, sia pur mancando un testo base condiviso.

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