venerdì 20 gennaio 2017
Il dottor Luigi Festi, presidente della Commissione medica del Club alpino italiano, spiega come i superstiti dell'hotel Rigopiano sono riusciti a resistere in quelle condizioni estreme
L'esperto: «Ecco come si sono salvati. Stando insieme»
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«L’essere insieme ha salvato loro la vita». Parte da questa evidenza, il dottor Luigi Festi, presidente della Commissione medica del Club alpino italiano e direttore del Centro coordinamento italo svizzero per il trattamento del paziente ipotermico dell’ospedale di Varese e del Canton Ticino, per cercare di capire come è stato possibile che i superstiti della tragedia dell’hotel Rigopiano, siano riusciti a sopravvivere in quelle condizioni estreme.

Come hanno fatto a resistere all’ipotermia?
Da quello che sappiamo, erano in un locale che ha resistito alla valanga e ha creato una bolla d’aria che ha permesso loro di respirare. Non hanno riportato traumi e quindi hanno potuto mantenersi in movimento. Per contrastare l’insorgere dell’ipotermia, che arriva quando la temperatura corporea scende sotto i 35 gradi, è fondamentale non restare fermi. Se si è in gruppo, come in questo caso, bisogna cercare di restare il più possibile vicini per scaldarsi a vicenda ed evitare la dispersione di calore.

Quanto avrebbero potuto sopravvivere ancora, dopo due notti sotto la neve?
In quelle condizioni i problemi sono la temperatura corporea e la sete. I vestiti pesanti che indossavano e la probabile presenza di acqua, visto che il gruppo si trovava in cucina, hanno permesso loro di mantenere una temperatura accettabile senza disidratarsi. L’essere in gruppo li ha aiutati a farsi coraggio a vicenda, nell’attesa dei soccorsi che sarebbero sicuramente arrivati. Questa è una vicenda del tutto eccezionale anche per loro.

In che senso?
Di solito il soccorso alpino interviene per recuperare i sommersi da valanga. In questo caso abbiamo delle macerie sotto metri di neve. Una situazione estrema che i tecnici del soccorso hanno governato con grande professionalità, grazie a un’organizzazione eccellente e all’aiuto dei cani molecolari che, in questi casi, sono una risorsa fondamentale.

Quali conseguenze lascerà questa vicenda sui sopravvissuti?
Per loro il problema maggiore sarà psicologico. Ci sono persone sepolte da valanga che, anche a distanza di anni, non sono ancora riuscite a superare il trauma. Naturalmente, è diverso essere sepolti da soli da una massa di neve e, invece, trovarsi con altra gente in un locale che ti protegge. Soprattutto, in questo caso chi era in quell’albergo aveva la certezza che i soccorsi sarebbero arrivati. E anche questo li ha aiutati a resistere per tutte quelle lunghissime ore.

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