martedì 26 aprile 2016
​Yusra si è tuffata in mare con la sorella maggiore Sarah quando il motore del gommone, pieno di profughi in fuga dalla Siria, si è inceppato nella pericolosa traversata dell’Egeo e con forza e determinazione ha sospinto il gommone per 45 minuti fino alla costa greca.
Sogna le Olimpiadi: è la nuotatrice siriana che ha salvato la vita a 20 profughi
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Ci sono voluti tre quarti d'ora di nuoto per sospingere il gommone in avaria fino alla costa greca. Con la pura forza dei muscoli e della volontà: Yusra Mardini è riuscita così a salvare la vita ai 20 profughi che viaggiavano con lei nel mar Egeo, diretti a Lesbo.È la storia accaduta un anno fa alla nuotatrice siriana, 17enne, oggi rifugiata in Germania, che proprio in questi giorni ha fatto registrare il suo nuovo record nei 400 misti (5:21,30) nella piscina della Wasserfreunde Spandau 04 dove si sta allenando a Berlino. E se nel presente Yusra sta pensando a migliorare i suoi tempi in vasca per coronare il suo sogno di partecipare alle Olimpiadi di Rio de Janeiro, nel suo recente passato ha già vinto una sfida più grande, offrendo in mare una prova di grande determinazione che è valsa la vita di 20 persone.

Yusra si è tuffata in mare con la sorella maggiore Sarah quando il motore del gommone, pieno di profughi in fuga dalla Siria, si è inceppato nella pericolosa traversata dell’Egeo. «Insieme, Yusra, Sarah e altri due compagni di viaggio hanno cominciato a spingere la barca, tendendo le orecchie a segni di vita del motore che non sono mai arrivati». Yusra e Sarah, dopo aver salvato la vita dei loro compagni di traversata, sono miracolosamente arrivate vive sull’isola greca di Lesbo: erano congelate e esauste ma hanno impedito che un tragico naufragio. «Sarebbe stato vergognoso se le persone sulla nostra barca fossero annegate», ha detto Yusra all’Acnur, l’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati, una volta arrivata a Berlino: «C’erano persone che non sapevano nuotare sul gommone. Io non avevo intenzione di lamentarmi che avrei potuto annegare. Se dovevo morire almeno volevo farlo essendo fiera di me e di mia sorella».

Da Damasco a Beirut, da Istanbul a Izmir e Lesbo: le sorelle Mardini a piedi hanno poi intrapreso la rotta balcanica per la Germania dove stanno finalmente cercando di ricostruire le loro vite e in questo modo si è arrivati al presente. Il sogno di Yusra di tentare di qualificarsi per le Olimpiadi di Rio de Janeiro è diventato realtà grazie a una ong tedesca e all’allenatore di nuoto Sven Spannekrebs che ha preso l’adolescente sotto la sua protezione, aiutando lei e la sorella a ottenere le carte per lo status di profugo in Germania. Se Yusra raggiungerà i tempi per qualificarsi, sarà tra i cinque e i 10 finalisti della squadra di profughi che prenderà parte alle Olimpiadi e la cui rosa verrà annunciata a giugno 2016. Se dovesse riuscirci, Yusra coronerà un grandissimo sogno e sfilerà nella cerimonia di apertura sotto la bandiera olimpica, prima del Brasile, la squadra del paese ospite. Le uniformi per gli atleti apolidi saranno forniti dal CIO. Guarda il video della testimonianza di Yusra Mardini in inglese (Acnur):

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