venerdì 1 dicembre 2017
Ecco il diario di bordo di una strage mancata. Con la nave di Open Arms inviata da Roma a prestare soccorso ma poi fermata per aspettare le motovedette libiche.
Per tre volte in tre ore Ong inviata a soccorrere migranti. Ma arriva lo stop
COMMENTA E CONDIVIDI

Per tre volte in tre ore sono stati inviati a soccorrere migranti. Ma per due volte sono stati fermati in attesa dell’arrivo dei militari libici. Avvenire è in grado di ricostruire l’ultimo controverso episodio, i cui dettagli sono annotati minuto per minuto nel registro di bordo della nave “Open Arms”, dell’ong spagnola Proactiva.
È l’alba del 23 novembre quando il Centro nazionale di coordinamento del soccorso marittimo (Mrcc) di Roma alle 06:35 chiama Open Arms per soccorrere un gommone. Come di consueto il capo delle operazioni a bordo, Riccardo Gatti, lancia i gommoni veloci con il team di salvataggio, mentre la nave segue con i motori al massimo. Successivamente Mrcc comunica la presenza di un secondo barcone, non molto distante dal primo, chiedendo a Open Arms di raggiungere quello ritenuto più vicino. Il comandante dirige perciò la nave verso il secondo dei natanti segnalati, che viene individuato dopo 50 minuti di corsa contro il tempo. Alle 07:41, si legge sul diario della navigazione ottenuto da Avvenire (qui il pdf) , Open Arms chiama via telefono Mrcc, ma la centrale operativa italiana comunica che la Guardia costiera libica è incaricata del soccorso al primo dei due barconi segnalati e che la motovedetta "Sabratah" si sta dirigendo in zona.

Non sapendo però dove davvero fossero i libici, il quartier generale di Roma chiede a Open Arms se sul loro radar vi sia qualche «eco» che mostri l’approssimarsi della motovedetta. La risposta è negativa. Tra le 08:00 e le 08:30 (a due ore di distanza dal primo allarme) i migranti vengono tratti in salvo. Ultimato il trasbordo i due gommoni veloci si dirigono verso la posizione nella quale era stato indicato il primo, e più distante, dei due barconi. Ma alla 8,40 da Roma chiedono a Open Arms di «non avvicinarsi» ai migranti e di «fermarsi non appena si abbia il contatto visivo». Trascorre mezz’ora e alle 09:09 Mrcc chiama Open Arms informando che il barcone è stato intercettato dai libici e che nel frattempo è stata segnalata la presenza di un terzo gommone di migranti. Anche in questo caso Mrcc precisa che è stata coinvolta la Guardia costiera di Tripoli, chiedendo nuovamente all’Ong di non intervenire direttamente ma di recarsi a dare un’occhiata avvertendo Roma una volta avvenuto l’avvistamento.


Una decisione che però i libici mostrano di non gradire. Sul canale radio 16 la Guardia costiera di Tripoli per tre volte intima a Open Arms di «tenersi fuori». Dalla nave di Proactiva – che il 15 agosto fu sequestrata proprio dai libici per due ore sotto la minaccia delle armi – rispondono offrendo comunque appoggio operativo e medico, che viene rifiutato.
La verifica su orari, tracciati, distanze effettive dai migranti e il contenuto delle telefonate da Mrcc, fanno pensare che Open Arms avrebbe potuto compiere i soccorsi con notevole anticipo sui libici, evitando di prolungare pericolosamente la permanenza in acqua dei gommoni fatti salpare dai trafficanti, con a bordo ben più di 500 persone.
Quando l’Ong chiede charimenti a Roma, che prima li aveva spediti sul posto e poi li ha fermati, Mrcc risponde comunicando «che al momento - si legge sul diario di bordo - non possono dare spiegazione alcuna».

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: