giovedì 8 gennaio 2015
​Fassino al governo: collaboriamo. Confedilizia: no a favori. Cifre ridimensionate. Il provvedimento coinvolge 5mila persone. Il cardinale Bagnasco: senza la proroga, fallimento per l'intero Paese.
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Pressing a tutto campo di sindaci e inquilini per sbloccare la matassa degli sfratti. Dopo il segnale lanciato dalla lettera congiunta dell’Epifania, indirizzata dai Comuni di Milano, Roma e Napoli al governo per ottenere la proroga del blocco sui provvedimenti esecutivi che colpiscono le famiglie in affitto, ieri è toccato all’Anci mobilitarsi. «Il blocco degli sfratti può funzionare. Nel caso in cui il governo non dovesse prevederlo, chiederemo in ogni caso di risolvere la situazione, che è francamente complessa» ha ammesso in serata il presidente dell’Associazione dei Comuni, Piero Fassino, al termine di una riunione con i colleghi delle città metropolitane interessati dal problema. «Saremo pronti a supportare tutte le misure utili» ha detto il primo cittadino di Torino, attento a non provocare nuovi strappi con Palazzo Chigi, dopo che martedì sera il ministro Maurizio Lupi aveva ricordato come, «con le nuove norme», i primi cittadini abbiano «strumenti e fondi sufficienti per affrontare i casi di cui stiamo parlando».  L’Anci ha preferito non fare stime sull’emergenza, precisando però che la mancata proroga «riguarda un numero molto limitato di famiglie». In effetti, stando agli ultimi dati disponibili del 2013, i casi di «finita locazione » sarebbero poco più di 5mila, cifra lontana dalle 50mila famiglie citate nella lettera. Ma quel che preoccupa di più in queste ore è l’effetto domino che un nuovo allarme sulla casa scatenerebbe sul territorio, in particolare nelle periferie delle metropoli. La situazione che i Comuni si trovano a fronteggiare sul versante del welfare «è già complicata» e in un contesto in cui mancano fondi e programmi, «occorre affrontare il problema abitativo con politiche strutturali e non emergenziali», ha concluso l’associazione. Sui fondi pubblici l’Europa è distante Ma perché siamo arrivati a questo punto? E quali sono i veri termini del confronto in atto? Spiega Guido Piran, segretario generale del Sicet Cisl, sindacato che rappresenta 130mila famiglie in affitto, che «è dagli anni Novanta che manca una vera e propria politica abitativa. Non c’è una visione, non c’è un pensiero. E le norme basate sull’emergenza non servono». Il Sicet, insieme a Sunia e Uniat, ha inviato una lettera al presidente dell’Anci, Piero Fassino, facendo fronte comune e chiedendo di «affrontare le gravi problematiche» che si aggiungono alla «pesantissima situazione degli sfratti per morosità». Ciò non impedisce a Piran di mettere in guardia dal rischio di «utilizzo discrezionale» delle risorse da parte delle amministrazioni locali. Altro discorso è la scarsità di risorse destinate a livello centrale. «I 100 milioni del Fondo sostegno affitti sono troppo pochi, per garantire un reale sostegno preventivo a chi ha bisogno, così come i 40 milioni stanziati per la cosiddetta morosità incolpevole – continua il segretario generale del Sicet –. In Europa, per l’assistenza abitativa, gli Stati garantiscono dai 2 ai 3 miliardi». Non si tratta solo di un problema economico. Secondo il presidente della Cei, Angelo Bagnasco, di «abitazioni ce ne sono molte, si tratta di metterle a posto e assegnarle». In questa prospettiva, la mancanza di una proroga del blocco degli sfratti «sarebbe un fallimento per il Paese, una grande sofferenza ed un grandissimo disagio per tantissime persone» ha detto il cardinale di Genova. Il fronte delle associazioni immobiliari Unanime la voce dei proprietari, che hanno molto apprezzato la mossa del governo. Per l’Unione dei piccoli proprietari immobiliari, Renzi «ha fatto bene» a evitare la proroga, perché «non possiamo essere solo noi gli unici a pagare». «Sugli sfratti, non si può fare di tutta l’erba un fascio – osserva Achille Colombo Clerici, presidente di Assoedilizia –. Le cifre relative ai casi di finita locazione dimostrano che la questione è circoscritta. Non siamo insensibili alle esigenze di solidarietà, ma la solidarietà pubblica imposta a carico di alcuni privati è un modo sbagliato di procedere. Non vorrei che dai Comuni arrivassero istanze strumentali, finalizzate a ottenere altro». Un’osservazione condivisa da Confedilizia, secondo cui i sindaci «drammatizzano il problema degli sfratti per avere più soldi dallo Stato, attraverso i trasferimenti, e dai contribuenti, attraverso le tasse locali». Un assist per l’esecutivo, cui spetterà nei prossimi giorni l’arduo compito di trovare un equilibrio tra richieste che oggi appaiono distanti anni luce.
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