martedì 1 settembre 2020
La proposta del cardiologo: sfruttare l’opportunità delle votazioni regionali per fare i test ai cittadini e raccogliere dati sanitari. «Un metodo che potrebbe funzionare anche dopo il Covid»
La proposta di Magrini: ai seggi lo screening della popolazione

Ansa

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Qualcuno s’immaginerà un infermiere pronto a farti il tampone in cabina, ma questo, come ammette Fabio Magrini, non avverrà mai. L’ex direttore del dipartimento cardiotoracovascolare del Policlinico di Milano propone in realtà un più semplice screening elettorale del contagio. Forse i giuristi aggrotteranno le sopracciglia ma per gli epidemiologi sarebbe l’uovo di Colombo: fare i tamponi agli elettori delle prossime regionali. Semplice e soprattutto meno costoso di altre soluzioni di cui si è discusso in questi mesi.

Professor Magrini, cosa propone?
Di raccogliere i dati dove ci sono: alle elezioni una parte importante della popolazione si concentra in poche ore nei seggi ed è sufficiente posizionare delle unità mobili come quelle dell’Avis in prossimità dei seggi per effettuare i tamponi e disporre così di uno screening ampio ed efficace.

Si è già fatto?
No ed infatti potrebbe essere un esperimento dalla valenza europea. In passato, l’epidemiologia ha sfruttato momenti pubblici per effettuare dei prelievi, ma mai in una situazione così emergenziale. Tuttavia, proprio perché siamo in emergenza si dovrebbe e si potrebbe sfruttare quest’opportunità, che, se ben organizzata, ci copierebbero subito all’estero. Disporre di prelievi a intervalli regolari con possibilità di follow upè prezioso per l’epidemiologo, sempre a corto di dati.

Non c’è un rischio di collisione tra votazioni e screening?
Al contrario, il cittadino sarebbe invogliato ad andare al seggio e si darebbe l’idea di istituzioni attente alla salute. Si aiuterebbe la salute e anche la democrazia.

Lo screening sarebbe volontario o obbligatorio?
Necessariamente volontario.

Perché il tampone e non l’esame sierologico?
Perché è il più semplice e quello che la gente vuole fare.

Vale solo per il Covid?
Si potrebbe estendere in futuro anche al monitoraggio di altre malattie e alla raccolta di dati sanitari, purché semplici, come il peso.

Lei pensa dunque ad una raccolta di dati sistematica, con cadenza regolare?
Penso anche alla riforma elettorale di cui tanto si parla, penso cioè che i nuovi collegi elettorali dovrebbero coincidere con le circoscrizioni sanitarie, ciò aiuterebbe a gestire questi screening. Inoltre, quest’evoluzione consentirebbe di sanare lo scollamento tra la sanità ospedaliera e quella territoriale, perché porterebbe a riorganizzare i servizi intorno alle conoscenza man mano raccolte.

Non è pericoloso collegare così strettamente politica e salute?
Falso problema. Preferisco dare i dati sulla mia salute allo Stato – come peraltro si è sempre fatto – piuttosto che a Facebook.

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