lunedì 1 maggio 2023
Giudizi negativi da opposizioni e sindacati. Sbarra (Cisl) invita a sviluppare il dialogo: valuteremo risposte senza fare sconti
Il concerto del Primo Maggio a piazza San Giovanni, a Roma.

Il concerto del Primo Maggio a piazza San Giovanni, a Roma. - ANSA

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Prima, in mattinata, piazza Pagano a Potenza riempita di lavoratori con bandiere e ombrelli, visto il maltempo. Poi il pomeriggio a Roma,nella tradizionale piazza San Giovanni, il tradizionale Concertone ricco di presenze musicali, a partire da Ligabue. In parallelo al Cdm che ha varato il "decretone lavoro", la manifestazione nazionale del Primo maggio è stata celebrata da Cgil, Cisl e Uil nel segno della dedica ai 75 anni della Costituzione, richiamando proprio il primo articolo della Carta. "Fondata sul lavoro", è stato infatti lo slogan della giornata, segnata anche dalle prime repliche del mondo politico alle nuove misure. «Questo decreto è una vera e propria sentenza di condanna alla precarietà - ha affermato la segretaria del Pd, Elly Schlein, che per questa giornata ha scelto la località siciliana di Portella della Ginestra, luogo-simbolo della strage commessa il 1° maggio 1947 dalla banda di Salvatore Giuliano che sparò contro i contadini riuniti -. Stanno smantellando, facendo uno spezzatino, l'unico strumento di sostegno al reddito per i poveri. Ed è una vergogna che il governo non metta risorse per il rinnovo dei contratti».

Secondo il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, che ha parlato a Potenza, oggi l'Italia non è più, come recita la Costituzione, una Repubblica fondata sul lavoro, ma «una Repubblica fondata sullo sfruttamento, sulla precarietà, sulla povertà e sul fatto che si può essere poveri anche lavorando». Il governo «sta mettendo delle toppe, ma serve una strategia. Non si può andare avanti a colpi di propaganda. Oggi è il momento di rilanciare con forza la mobilitazione. Le ragioni ci sono tutte e rimangono. Bisogna cambiare le politiche economiche e sociali che sono sbagliate». Landini ha spiegato di aver chiesto l'apertura di una trattativa anche sulla riforma fiscale. Nel metodo «abbiamo posto il tema che un confronto non può avvenire la domenica sera e la sera prima che il Consiglio dei ministri decida: è un problema anche di sostanza. Non aver visto alcun testo per noi è inaccettabile. Il decreto allarga la precarietà, liberalizza i contratti a termine e aumenta i voucher, fa cassa sul reddito. Non è quello che serve al nostro Paese e non è il metodo per affrontarlo», ha aggiunto.

Sul cuneo fiscale, cioè la differenza tra quanto costa un dipendente al datore di lavoro e quanto riceve al netto lo stesso lavoratore, Landini ha chiarito: «Siamo di fronte a un provvedimento che va nella direzione delle richieste che abbiamo fatto, un primo risultato ma è una tantum, perché non è strutturale in quanto vale per i prossimi 5 mesi, parte da luglio, non è neanche conteggiato sulla tredicesima, e stiamo parlando di un aumento di 50/60 euro al mese che si aggiungono a quelli che erano stati già ottenuti, è una misura importante, ma transitoria e insufficiente per rispondere al problema della tutela del potere d'acquisto dei salari», ha concluso.

«Bisogna ripartire dalla centralità del lavoro», ha ammonito il segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra, per il quale il filo del dialogo con il governo deve essere ripreso e reso stabile. «La qualità e la stabilità del lavoro siano l'assillo costante delle istituzioni, come ha detto il capo dello Stato - aggiunge -. L'incontro di domenica sera a Palazzo Chigi ha un senso se apre un nuovo cammino stabile verso riforme partecipate. Un solo albero non fa una foresta. Vogliamo credere che l'esecutivo voglia farlo. Ma nel frattempo non staremo fermi. Ecco il perché della nostra mobilitazione unitaria (in relazione alle prossime manifestazioni a Bologna, Milano e Napoli, ndr). Non indietreggeremo di un metro. Valuteremo le risposte senza preclusioni, ma anche senza fare sconti». Anche per Sbarra il taglio del cuneo fiscale non basta: «Apprezziamo che il governo abbia raccolto la nostra richiesta sul taglio del cuneo, è un segnale importante. Ma insufficiente. Va reso strutturale». Oggi, rimarca il leader Cisl, «è un giorno che unisce le lavoratrici e i lavoratori, tutti. Donne e uomini, del nord e del sud, di diverse generazioni, di ogni cultura o fede, qualunque sia l'etnia o il paese di provenienza. Il Primo maggio è anche memoria di tante conquiste sindacali e insieme promessa di un impegno che continua».

«Oggi il governo ha deciso finalmente di occuparsi di lavoro. Peccato siano passati sei mesi dal suo insediamento. Hanno fatto una grande propaganda sul fatto che oggi giornata di festa, loro lavorano - ha replicato invece il segretario generale della Uil, Pierpaolo Bombardieri -. È l'occasione per ringraziare tutti quei lavoratori e tutte quelle lavoratrici che oggi lavorano e non per scelta, che garantiscono gli ospedali, i pronto soccorso, i servizi, il turismo le forze dell'ordine. E magari è l'occasione per riconoscere le libertà sindacali che non sono pienamente riconosciute proprio a coloro che sono posti a difesa della sicurezza degli italiani e delle istituzioni democratiche. È possibile trovare altre risorse. Magari con gli extraprofitti, tassando le banche, le grandi aziende, le big pharma, o forse li avete paura? Continuiamo a rivendicare la detassazione degli aumenti contrattuali. Serve recuperare il potere d'acquisto dei salari e oggi sette milioni di lavoratori e lavoratrici aspettano il rinnovo. La scelta di intervenire sul cuneo fiscale è una novità positiva, ma è una prima risposta, che se non confermata con ulteriori risorse rischia di sparire a dicembre».









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