Nell'iconografia biblica, è raffigurato in veste di guerriero, con la spada in pugno, mentre guida le milizie celesti alla vittoria contro le orde del Maligno. È San Michele Arcangelo, proclamato da Pio XII nel 1949 protettore delle forze dell'ordine per ricordare l'impegno in favore del bene che deve guidare ogni poliziotto. Un patrono che Polizia italiana e Gendarmeria vaticana condividono, ma che fino ad ora non avevano mai festeggiato insieme. Lo hanno fatto stamani, fra le mura vaticane, in una cerimonia particolarmente sentita, alla presenza del ministro dell'Interno Marco Minniti e del segretario di Stato della Santa Sede Pietro Parolin. Le celebrazioni si sono chiuse con un concerto, eseguito insieme nei Giardini vaticani dalle bande musicali dei rispettivi corpi, concluso dalla duplice esecuzione dell'inno di Mameli e di quello ufficiale del Vaticano, la Marcia pontificia di Charles Gounod.
Minniti: "Insieme per proteggere i più fragili"
Nel suo saluto ai presenti l titolare del Viminale, Marco Minniti, ha parlato di "affinità elettive" fra i due corpi e di una "comune missione" nell'impegno contro "il male" e la "prevaricazione" che possono "limitare la libertà di ciascuno". Polizia e Gendarmeria, ha ribadito, debbono sempre avere come faro, nell'azione quotidiana, la necessità di proteggere i più deboli, di "impedire che i male limiti la libertà" delle persone, "in particolare dei più deboli, dei più esposti e dei più fragili. Chi è più forte a volte si protegge da solo, ma loro hanno bisogno di un impegno più generale".
Parolin: "Sicurezza si fa con lavoro di squadra"
La sicurezza, ricorda Parolin, "è un bene inestimabile che si costruisce mediante un incessante lavoro di squadra, nella fattiva ed intelligente collaborazione di tutti. Esso è il risultato di una costante e prudente azione, tanto più efficace quanto più è discreta e capillare". Nell'omelia, il cardinale ha additato i rischi insiti in una vita senza valori: "La bramosia del potere, del piacere, del denaro, della fama ad ogni costo, la ricerca fatua del divertimento e la connessa fuga da ogni responsabilità, non conduce alla felicità, non fa vivere in armonia con sé stessi - ha detto - , né fa approdare a un porto tranquillo, non costruisce relazioni fraterne e solide, ma produce frustrazione, disillusione, violenza e fa crescere ipocrisie,meschinerie e vuoto interiore". Rivolto a poliziotti e gendarmi, Parolin ha concluso esortandoli ad "allenare non solo il corpo per le esigenze operative delle vostre mansioni e la mente per la comprensione dei fenomeni umani e naturali, ma anche lo spirito, per essere sempre bene equipaggiati di fronte alle difficoltà e agli imprevisti".