sabato 18 novembre 2023
Epilogo tragico nella vicenda dei due ventenni: il cadavere di Giulia rinvenuto vicino al lago di Barcis. Il presunto omicida fermato domenica mattina.
Giulia Cecchettin

Giulia Cecchettin - Instagram / ANSA

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La fuga di Filippo Turetta è finita in Germania, dove è stato arrestato dalla polizia. ​Il 22enne, accusato dell'omicidio di Giulia Cecchin, è stato fermato in autostrada a Bad Duerrenberg, in Sassonia-Anhalt. Era a bordo della Punto nera ricercata da una settimana, fermo in corsia di emergenza. Non ha opposto resistenza. Secondo il primo rapporto della polizia tedesca, potrebbe esser rimasto senza benzina. Era anche senza denaro: gli agenti l'hanno trovato stanco, quasi rassegnato al suo destino. Era diretto verso Sud, quindi non è escluso che volesse rientrare in Italia. Già avviate le procedure di estradizione. Il ministro degli Esteri Tajani ha garantito un iter velocissimo: "Sarà rimpatriato entro 48 ore".

Giulia in un dirupo - L’hanno ritrovata in un posto dal nome gentile, il Pian delle More, meta estiva dei turisti che vanno a godersi una passeggiata sui monti del Pordenonese. Giulia Cecchettin, 22 anni, era lì, gettata in un canalone, a meno di un quarto d’ora di auto dal Lago di Barcis. L’ennesimo femminicidio, di cui è accusato l’ex fidanzato, il coetaneo Filippo Turetta, conosciuto sui banchi dell’università. Lui ha accostato e poi, secondo la ricostruzione dei carabinieri, l’ha fatta precipitare per 50 metri lungo un dirupo. Giulia è rimasta laggiù per una settimana, finché è stata raggiunta ieri mattina da un’unità cinofila della Protezione civile. Un finale tragico e annunciato per la scomparsa degli ex fidanzati, dopo che venerdì era emerso un video in cui si vedeva Turetta aggredire la vittima. Ma il quadro è addirittura peggiore: sul corpo sono state trovate tracce di numerose coltellate al collo e alla testa. Ferite anche le braccia: la giovane ha tentato disperatamente di difendersi.

Le ricerche si erano concentrate nella zona perché proprio da lì, scendendo da Piancavallo, era passata l’auto di Turetta nella sua folle corsa iniziata sabato scorso. Il 22enne, dopo essersi liberato del corpo di Giulia, è fuggito verso il lago, e poi lungo la strada della Valcellina si è diretto al Vajont: le telecamere delle gallerie lo hanno immortalato nelle prime ore di domenica 12, quando ormai si era già consumato il delitto. Da lì in poi Filippo è sparito nel nulla. Salvo riapparire mercoledì per pochi istanti in un’altra videocamera a Lienz, in Austria, senza che nessuno nel frattempo fosse riuscito a intercettarlo, nemmeno al confine. Venerdì nei suoi confronti è stato emesso un mandato di cattura internazionale, ma il giovane adesso potrebbe essere già molto lontano.
L’intera zona del Pian delle More è stata sigillata dai carabinieri, la strada che porta al lago è stata chiusa, mentre gli elicotteri scrutavano prati e boschi: sulle prime si era parlato del ritrovamento della Punto nera di Turetta, ma poi i carabinieri hanno smentito. Il procuratore di Venezia, Bruno Cherchi, si è rivolto direttamente al presunto omicida attraverso la tv. «È un appello - ha detto al Tg1 - al ragazzo affinché si costituisca e possa dare la propria versione dei fatti. Sarebbe molto importante, anche per lui stesso». In serata anche i coniugi Turetta si sono rivolti al figlio: «Filippo, consegnati alle forze dell’ordine». Stesse invito anche da don Francesco Monetti, parroco di Saonara, il piccolo centro veneto dove è cresciuta Giulia Cecchettin. «L’unica cosa buona, piccola, che può fare in questo momento, se vuole riscattare in po’ se stesso, è costituirsi». Il sacerdote non nasconde la sua tristezza: «Abbiamo perso un tesoro. Nella comunità ora c’è nebbia». La gente di Saonara si era stretta alla famiglia con una celebrazione, nella speranza che arrivassero notizie confortanti. «Conosco Giulia e la sua famiglia da tanti anni - dice il sacerdote- . È un dolore grande che strozza la gola. Soprattutto per la consapevolezza di avere perso una persona bella».

Per la famiglia di Giulia, che si è chiusa nel silenzio, sono ore tremende. «Adesso è il momento del dolore - ha detto il legale Stefano Tigani - . Il lavoro degli investigatori ha portato intanto a ritrovare Giulia. Ora è anche il momento di individuare le responsabilità e le dinamiche di questa vicenda». Solidarietà dal sindaco di Vigonovo, Luca Martello: «Un epilogo doloroso e drammatico che ha sconvolto profondamente tutta la nostra comunità di Vigonovo e di Saonara. Ci stringiamo attorno alla famiglia di Giulia, al padre, al fratello, alla sorella e a tutti i familiari. Tutti avevamo atteso e sperato in una conclusione diversa».
Igenitori di Filippo sono stati convocati dai carabinieri subito dopo il ritrovamento del cadavere: l’appartamento di Torreglia, in provincia di Padova, dove abita anche il giovane, è rimasto tutto il giorno con le tapparelle abbassate. «Lo conoscevo fin da bambino. - spiega don Franco Marin, parroco di Torreglia - Stiamo tutti male, pensando a lui, a quello che ha fatto, ai suoi famigliari. Alla famiglia di Giulia. È una croce su cui siamo crocifissi». Poi anche lui ha chiesto a Filippo di consegnarsi.
«È un dramma e un dolore troppo forte - ha detto il vescovo di Padova, Claudio Cipolla - Ora è il momento del silenzio e della preghiera. Esprimo, a nome della Chiesa di Padova, la mia vicinanza alla famiglia di Giulia, così pure ai genitori e ai familiari di Filippo. Per tutti loro è un dolore indescrivibile. Prego e invito a pregare per loro e a non rincorrere parole di odio. Ora è il momento della vicinanza, della consolazione e del silenzio».

I due ex fidanzati, entrambi studenti di bioingegneria a Padova, erano spariti sabato scorso: come ripreso in un video di una telecamera di sicurezza - gli occhi elettronici sono centrali in questa sorta di macabro documentario -, in tarda serata avevano litigato in un parcheggio di Fossò, vicino a Vigonovo (Venezia), paese dove Giulia abitava con la famiglia: Filippo l’aveva aggredita con violenza, lasciandola esanime a terra. Poi l’aveva caricata in auto e si era diretto verso le montagne, dove l’avrebbe abbandonata. Giulia si sarebbe dovuta laureare giovedì scorso. Poi avrebbe voluto trasferirsi a Reggio Emilia per studiare in una scuola di disegno e fumetti. Un sogno che l’avrebbe portata lontano da Filippo, descritto come timido e riservato, incapace di far del male al prossimo. Forse lui temeva di perderla definitivamente. La relazione si era infatti chiusa da qualche tempo, sembra in modo amichevole. Ma il ragazzo - secondo familiari e amici di Giulia - non voleva rassegnarsi. Di qui gli episodi di gelosia - la vittima aveva parlato alla sorella di atteggiamenti sempre più bruschi -, in un crescendo drammatico che lo avrebbe spinto fino al delitto.

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