giovedì 26 maggio 2022
Oggi, in piazza San Silvestro, l'inaugurazione della teca con la carcassa dell'auto su cui viaggiava la scorta del giudice Giovanni Falcone. Presenti Tina Montinaro e decine di studenti.
Un poliziotto guarda la teca con i resti della Quinto Savona 15

Un poliziotto guarda la teca con i resti della Quinto Savona 15 - Agnese Palmucci

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Quarto Savona Quindici. È il nome in codice usato per la Fiat Croma blindata saltata in aria il 23 maggio di trent'anni fa, allo svincolo per Capaci, insieme alla macchina di Giovanni Falcone e Francesca Morvillo. Al volante del veicolo il giovanissimo agente Vito Schifani, e con lui l'agente Rocco Dicillo e il caposcorta di Falcone Antonio Montinaro. Poi il tritolo, l'esplosione, il salto nel vuoto, le lamiere.

La teca con la carcassa della Quinto Savona 15

La teca con la carcassa della Quinto Savona 15 - Agnese Palmucci

Stamattina il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, ha inaugurato in piazza San Silvestro la teca di vetro che ospita i resti di quell'auto. Presenti alla cerimonia anche Tina Montinaro, moglie del caposcorta Montinaro, il prefetto Francesco Messina, direttore centrale anticrimine e il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti. «La mafia ha fatto male i suoi conti, pensava di distruggere quelle memorie - ha detto Montinaro, che da anni si mobilita per portare in giro per l’Italia i resti della Fiat Croma, - invece questo si è trasformato in un "monumento per la vita"». Le parole più commosse erano tutte rivolte alle decine e decine di giovani studenti, da tutto il Lazio, presenti in piazza con i loro professori. «Ogni ragazzo che verrà ad omaggiare la Croma, - ha continuato Montinaro, - trasformerà il ricordo delle vittime innocenti in carburante, perché noi porteremo l'auto in tutta Italia».

Tina Montinari, vedova del caposcorta Antonio Montinari, parla ai giovani

Tina Montinari, vedova del caposcorta Antonio Montinari, parla ai giovani - Agnese Palmucci

Una ruota in primo piano, il contachilometri fermo a 182.287 chilometri orari, i fili ammassati. Cosa può raccontare un ammasso di lamiere? «La carcassa incorpora tutto il senso della violenza selvaggia della mafia, - ha detto Gualtieri, -. Immaginare cosa possono aver provato gli agenti è emozionante e doloroso, ma necessario, perché insegna a capire che questa violenza è rivolta contro ciascuno di noi». Tutti attorno alla teca gli studenti delle superiori, arrivati con i loro professori da tutte le province della Regione. Prima dell'inaugurazione hanno partecipato ad un incontro al teatro Quirino, con la vedova del caposcorta e il prefetto. «Gli agenti avevano fatto una scelta, - ha commentato il prefetto Messina, - e noi abbiamo bisogno che i giovani la facciano ancora oggi, perché solo contando su di voi si può pensare all'eradicazione della mafia».

Il prefetto Francesco Messina all'inaugurazione della teca

Il prefetto Francesco Messina all'inaugurazione della teca - Agnese Palmucci

I giovani guardano le lamiere, con attenzione. Ci girano intorno, vestendo una maglietta blu con il volto dei giudici Falcone e Borsellino e con su scritto: «Con le loro idee, noi sulle nostre gambe». Insieme agli adolescenti giovani agenti di polizia, che parlano a bassa voce guardando oltre i vetri. «Hanno ridotto in quel modo mio marito, - ha concluso Montinaro rivolta alla platea, - ma ho voluto dimostrare che da quel poco rimasto è venuto fuori tanto. Anche i giovani di Palermo, grazie a quegli uomini, sono giovani liberi».

Tina Montinari, vedova del caposcorta Antonio Montinari, parla ai giovani

Tina Montinari, vedova del caposcorta Antonio Montinari, parla ai giovani - Agnese Palmucci

L'esposizione della teca è stata promossa dalla Regione Lazio in collaborazione con il Comune di Roma, la Polizia di Stato, l'Associazione "Quarto Savona Quindici" e Acea. Potrà essere visitata dal 26 al 29 maggio e dal 31 maggio al 2 giugno. «E' sempre commovente ascoltare i testimoni», dice una ragazza di quarto superiore, di una scuola di Fiumicino, prima di andare via. «Mi porto a casa la voglia di non mollare, di lottare per la giustizia», le fa eco un compagno di classe.






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