domenica 7 gennaio 2018
Sebbene manchino ancora i dati ufficiali, stando alle prime testimonianze il numero delle persone annegate sarebbe salito da 8 a 64. Il gommone naufragato trasportava 150 migranti, 85 i salvati
Primo naufragio del 2018: 85 i superstiti, «64 i morti»
COMMENTA E CONDIVIDI

Sarebbero saliti a 64 i migranti morti nel naufragio dell'Epifania al largo delle coste libiche. Lo afferma Flavio Di Giacomo, portavoce italiano dell'Organizzazione internazionale per le migrazioni su Twitter. Secondo le testimonianze raccolte dall'Oim a Catania, al momento della partenza il gommone che poi è naufragato trasportava 150 persone.

Primo naufragio nel Mediterraneo del 2018: 8 corpi, tutti di giovani donne, senza vita recuperati, 85 migranti salvati ma ci sarebbero almeno 50 dispersi. Che non sarà una buona Epifania lo si capisce subito a bordo della nave Aquarius. In mattinata, attorno alle 11, giunge una comunicazione radio dalla centrale operativa della Guardia costiera a Roma. A 40 miglia marittime da Tripoli c’è un gommone in difficoltà con a bordo oltre 100 migranti, forse 150. Imbarca acqua dal fondo, è già quasi sommerso. È stato avvistato da un aereo dell’operazione Sophia di Eunavfor Med, che sta pattugliando il tratto di mare.

La nave di Sos Méditerranée si trova a Est, è troppo distante per intervenire. Così anche la SeaWatch III, che sfila a una decina di miglia. Sul posto giunge la nave di salvataggio Ubaldo Diciotti della Guardia costiera italiana. Dopo pochi minuti accorrono anche altri mezzi della Marina militare. Le operazioni sono difficili. Sul ponte della nave Aquarius si ascoltano le comunicazioni radiofoniche. «Ci sono circa cento persone senza giubbotti di salvataggio e una ventina di persone in acqua», dice in lingua inglese una voce concitata dall’aeromobile che sta sorvolando la zona. «Interveniamo con i gommoni», risponde una voce femminile da Charlie Papa 941, identificativo della nave Diciotti. Dall’unità della Guardia costiera partono quattro rhib, i gommoni veloci per il soccorso in mare. Nel frattempo un elicottero della Marina sorvola il barcone. «Abbiamo individuato un naufrago isolato, lo stiamo recuperando». La conversazione diventa confusa e drammatica. Si parla di persone cadute in mare. «Torniamo in posizione, c’è un superstite. No, è solo un giubbotto di salvataggio».

Poi la voce inglese dal pattugliatore aereo: «Avete alcuni migranti incastrati tra i parabordi dei vostri gommoni». Alla fine saranno 84 le persone tratte in salvo. Mentre sono 8 i corpi privi di vita recuperati nel corso dell’operazione. I naufraghi raccontano che sul gommone erano imbarcate 150 persone. Potrebbero essere cinquanta i dispersi in mare, fanno sapere fonti di polizia. Il portavoce della Guardia costiera libica ha sottolineato che è la Marina italiana a gestire i soccorsi e che il naufragio è avvenuto al largo di Garabulli, a est di Tripoli.

Ogni gommone trasporta dai 90 ai 120 migranti per volta. In serata, Sos Méditerranée interviene con un tweet: 'L’equipaggio della Aquarius apprende con immenso dolore del primo naufragio dell’anno'. «Non possiamo che interpellare di nuovo le autorità europee – dice Mathilde Auvillain, responsabile della comunicazione della Ong a bordo della nave Aquarius – è necessario e urgente mobilitare un numero maggiore di navi di salvataggio nel Mediterraneo per intervenire in tempo, prima che queste imbarcazioni di fortuna affondino. Servirebbe una flotta europea di soccorso in mare. Di fronte all’assenza di un adeguato dispositivo di salvataggio internazionale, noi continueremo la nostra missione in mare per tutto l’inverno e per il secondo anno consecutivo». Una giornata che non aveva registrato nuove partenze sul lato occidentale, quello più vicino alla Tunisia, dove si attesta ancora la nave Aquarius. Probabilmente, a sortire un effetto deterrente sono gli scontri avvenuti nella giornata di venerdì, sul confine di Ras Jdir tra Libia e Tunisia e nel villaggio costiero di Abu Kammash, vicino al porto di Zuara. Di almeno due morti e tre feriti il bilancio dell’operazione contro i traffici di gasolio, lanciata dal comandante Osama al Juwaili, espressione del Governo di accordo nazionale, presieduto da Fayaz al Sarraj e supportato dalle Nazioni unite. Ora si attende che le acque si calmino. Da ogni punto di vista.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI