sabato 13 agosto 2022
È subito polemica durissima e la pioggia di reazioni convincono l’interessato a rettificare. Anche perché gli alleati non negano la preoccupazione.
Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, a sinistra, e Silvio Berlusconi al Quirinale in una foto d'archivio

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, a sinistra, e Silvio Berlusconi al Quirinale in una foto d'archivio - Ansa

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Re della scena per un giorno, in piena campagna elettorale, questa volta Silvio Berlusconi spara alto e punta al Colle: «Io spero che la riforma costituzionale sul presidenzialismo si farà, È dal ’95 che ho proposto un sistema presidenziale» per l’Italia. Un sistema «perfettamente democratico che la democrazia la esalta consentendo al popolo di scegliere direttamente da chi essere governato».

Stavolta il centrodestra è davvero determinato, conferma il Cavaliere, e «se la riforma entrasse in vigore sarebbero necessarie le dimissioni» di Mattarella «per andare all’elezione diretta di un capo dello Stato che, guarda caso, potrebbe essere ancora lui».
Il presidente Mattarella è ad Alghero ed evita commenti. La mattina è iniziata da poco e il leader di Forza Italia parla dai microfoni di Radio Capital. Ma Enrico Letta è già sveglio e stenta a crederci: è il segnale che «la destra è pericolosa per il Paese», dice. «Questa è una destra che vuole sfasciare il sistema». Ma «se oggi c’è un punto di unità nel Paese è Mattarella e ora dopo aver fatto cadere Draghi vogliono fare cadere Mattarella».

Per Luigi Di Maio sta cadendo «la maschera del centrodestra», e si svela il piano del Cavaliere di arrivare al Quirinale, commenta, ricordando le scuse presentate dopo aver chiesto l’impeachment nel 2018, ammettendo di aver «sbagliato».

E si spiega le dichiarazioni di Berlusconi il leader di M5s Giuseppe Conte: è, dice, l’ammissione che «la riforma costituzionale in senso presidenzialistico di cui parla prefigura un semplice un accordo spartitorio: Giorgia Meloni premier, Matteo Salvini vicepremier e ministro dell’interno, Silvio Berlusconi primo presidente della nuova Repubblica presidenziale, dopo avere ottenuto le dimissioni di Sergio Mattarella». Ma, aggiunge l’avvocato pugliese, «non permetteremo che le istituzioni siano piegate alle fameliche logiche spartitorie delle forze di destra».

Per il leader di Azione Calenda, è invece un chiaro segnale che «Berlusconi non è più in sé» e dunque non va votato. Non si stupisce Nicola Fratoianni (segretario di Si): «Anche se acciaccato dall’età, rimane il Caimano».

Insomma, la pioggia di reazioni convincono l’interessato a rettificare. Anche perché gli alleati non negano la preoccupazione. Giorgia Meloni spiega che «il presidenzialismo è una riforma seria che è anche economica, grazie alla stabilità si riesce a dare fiducia agli investitori». Per il suo braccio destro La Russa il leader di Fi corre troppo: prima bisogna arrivare al presidenzialismo, «poi pensiamo a tutto il resto». E anche Roberto Calderoli, dalla Lega, precisa che dopo il taglio dei parlamentari non si è tornati al voto.

Di fronte al polverone, allora, Berlusconi precisa: «Non ho mai attaccato il presidente Mattarella, né mai ne ho chiesto le dimissioni. Ho solo detto una cosa ovvia e scontata, e cioè che, una volta approvata la riforma sul presidenzialismo, prima di procedere all’elezione diretta del nuovo capo dello Stato, sarebbero necessarie le dimissioni di Mattarella». Ma per Letta «la precisazione mi sembra assolutamente una conferma di quello che ha detto e che voleva dire».

Il caldo di agosto, dunque, non sembra agevolare la prima campagna elettorale balneare. Mentre non si spengono le reazioni all’abiura del fascismo da parte della leader di Fdi Meloni, che aveva tenuto la scena il giorno prima. «Nella mia vita ho sentito di tutto e di più. A Giorgia Meloni dico questo: inizi dal togliere la fiamma dal logo del suo partito», chiede la senatrice a vita Liliana Segre. «Partiamo dai fatti, non dalle parole e dalle ipotesi», continua la superstite e testimone della Shoa.

La replica non si fa attendere: «La destra italiana ha consegnato il fascismo alla storia ormai da decenni, condannando senza ambiguità la privazione della democrazia e le infami leggi anti-ebraiche». E ancora La Russa: «La fiamma non è un simbolo del regime fascista».

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