giovedì 27 luglio 2023
Ogni anno al policlinico romano dell'Università Cattolica nascono 4 mila bambini: tante le mamme potenziali donatrici - con ritiro a domicilio - di un alimento salva-vita per i neonati più fragili
(Da sinistra): Brigida Carducci e Francesca Serrao con i kit per la raccolta casalinga

(Da sinistra): Brigida Carducci e Francesca Serrao con i kit per la raccolta casalinga - Gemelli

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Una nuova Blud al Gemelli. Una Banca del Latte Umano Donato apre i suoi "sportelli" al policlinico romano dell'Università Cattolica. Sono più di 4 mila le donne che ogni anno decidono di far nascere il proprio figlio al Gemelli e sono tanti i neonati prematuri ricoverati presso la Terapia Intensiva Neonatale. Per loro il latte materno, fresco o di banca, è un vero e proprio scudo contro alcune delle complicanze anche gravissime legate alla prematurità. Donare latte è dunque un vero e proprio gesto salva-vita di una alleanza vincente tra mamme-neonati.

Il latte materno, oltre ad essere il miglior alimento per il neonato sano, lo è a maggior ragione per i neonati più fragili, prematuri o con patologie. Bimbi che hanno un percorso più accidentato e le loro mamme, nelle prime settimane, potrebbero non avere una quantità di latte sufficiente da offrire al proprio figlio. Troppo piccoli o troppo malati per essere allattati al seno, possono ricevere il latte della propria mamma o donato attraverso un sondino. Laddove il latte della propria mamma non sia disponibile, il latte materno donato è una risorsa preziosa e fondamentale.

A spiegare l'importanza della nuova struttura è il professor Giovanni Vento, direttore della UOC di Neonatologia e Terapia Intensiva Neonatale presso la Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS e Professore Associato di Pediatria generale e specialistica all’Università Cattolica, campus di Roma: «L’esigenza di attivare una Banca del Latte al Gemelli – dice - nasce dal fatto che abbiamo tanti neonati prematuri ricoverati in terapia intensiva e tante mamme, oltre 4 mila l’anno, che decidono di far nascere il proprio figlio al Policlinico Gemelli».

«Dopo aver formato il personale - spiega il professor Vento - per far sapere alla mamma come può capire se può donare il latte e soprattutto che può farlo direttamente al Gemelli, abbiamo dunque cominciato a sensibilizzare alla donazione tutte le mamme che partoriscono neonati sani e hanno latte in più. Spesso non sanno di questa possibilità, né quanto possa essere importante il loro latte per queste piccole creature. La Banca del Latte del nostro Policlinico si andrà ad aggiungere alle altre già esistenti; l’Italia è infatti uno dei Paesi al mondo che ne ha il maggior numero».

Qual è l'identikit della donatrice di latte? Le aspiranti donatrici devono essere in buona salute, seguire uno stile di vita sano ed essere negative agli screening infettivologici (nessun esame aggiuntivo, sono sufficienti quelli richiesti in gravidanza o quando si dona il sangue). «È molto importante – spiega il professor Vento - che le possibili donatrici vengano sensibilizzate e informate prima che vengano a partorire, perché la degenza media dopo il parto sarà di appena 48 ore, un tempo insufficiente per avere la montata lattea. Per questo, durante le visite ambulatoriali di ostetricia e durante i corsi di preparazione al parto, il personale medico-infermieristico informa le future mamme della possibilità di donare il loro latte in eccesso alla Banca del Latte del Gemelli».

(Da sinistra): Simonetta Costa, Francesca Serrao, Brigida Carducci, Carmen Nuzzo, Antonio Lanzone, Francesca Gigli, Roberta Di Battista, Giovanni Vento, Roberta Santoloci

(Da sinistra): Simonetta Costa, Francesca Serrao, Brigida Carducci, Carmen Nuzzo, Antonio Lanzone, Francesca Gigli, Roberta Di Battista, Giovanni Vento, Roberta Santoloci - Gemelli

Le donatrici vengono contattate da personale dedicato che fornisce una brochure con spiegazioni dettagliate e i contatti della Banca del Latte. Viene loro richiesto un questionario, sulla base del quale si decide se possono donare o meno. In caso positivo vengono forniti contenitori sterili e le informazioni per poter raccogliere il latte e conservarlo nel freezer. Oltre alle informazioni su quando il servizio incaricato - fornito dalla Croce Rossa - passerà a casa a ritirare il latte, con un'auto dotata di frigo. Il latte viene poi pastorizzato e sottoposto ad esami batteriologici secondo un protocollo molto stringente a garanzia della sicurezza del neonato. Il ritiro per ora è solo all’interno dell’area metropolitana di Roma. Responsabile del progetto e dell’organizzazione è il professor Giovanni Vento. Responsabile dei locali della Banca del Latte è Francesca Gigli, coordinatrice infermieristica della Neonatologia e della TIN. Le neonatologhe Francesca Serrao e Simonetta Costa e tutta l’équipe neonatologica sensibilizzeranno le mamme dei neonati ricoverati in TIN sull’importanza del latte materno e sulla opportunità del latte materno donato, così come il professor Antonio Lanzone, Direttore della UOC di Ostetricia e patologia ostetrica, insieme alla dottoressa Brigida Carducci, alla coordinatrice Roberta Santoloci e a tutto il personale ostetrico sono responsabili del coinvolgimento e sensibilizzazione delle neomamme. «Il progetto - sottolinea Vento - prevede anche una parte dedicata alla ricerca, per studiare le caratteristiche distintive del latte materno».

Tutti i neonati, nati al di sotto delle 32 settimane gestazionali o con peso inferiore a 1500 grammi, dovrebbero essere nutriti con latte materno fresco o di banca. I vantaggi del latte materno nei prematuri sono infatti scientificamente provati, sono molti e tutti importanti per la loro sopravvivenza e per il futuro sviluppo. «A ridursi in modo significativo – spiega il professor Vento - è il rischio di enterocolite necrotizzante, a volte fatale. Nettamente ridotto anche il rischio di bronco-displasia polmonare così come anche quello di patologie infettive. L’impiego di latte materno migliora inoltre i parametri di sviluppo neuro-cognitivo a distanza e la sopravvivenza globale dei prematuri. Infine, una mamma su tre di un bambino, ricoverato presso la nostra Terapia Intensiva anche per 2-3 mesi, riesce a portare il figlio a casa con allattamento materno esclusivo. E questo è un importante indicatore di qualità; l’Oms infatti raccomanda di nutrire per almeno sei mei il bambino con latte materno».

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