venerdì 14 giugno 2019
L’iniziativa - promossa da 42 organizzazioni - ha preso il via a Roma. Obiettivo? Dare visibilità alle esperienze di solidarietà che contraddistinguono l’Italia
In piazza di Spagna coperte termiche in segno di solidarietà
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Ma davvero l’Italia è diventata xenofoba, egoista, ringhiosa? In realtà esiste un Paese diverso, accogliente e solidale, che si rimbocca le maniche e non perde tempo a sbraitare sui social. Famiglie, associazioni, parrocchie, insegnanti, movimenti, enti locali, sindacati: una rete capillare, che ogni giorno produce coesione sociale, ma di cui si parla troppo poco.

È proprio per dare voce e visibilità alle tante esperienze di solidarietà che 46 organizzazioni lanciano la campagna #IoAccolgo.

Il via giovedì mattina sulla scalinata di Piazza di Spagna, per un flash mob che ha usato le leggere coperte termiche dorate che i soccorritori distribuiscono ai migranti salvati dal mare: a indossarle oltre 200 persone che hanno trasformato la scalinata in una cascata d’oro.

Mentre nella 'barcaccia', la fontana barocca di Piazza di Spagna, galleggiavano barchette costruite ripiegando pezzi delle stesse coperte.

Del comitato promotore fanno parte ong grandi e piccole, realtà ecclesiali e associazioni laiche, tra cui Acli, Arci, Asgi, Centro Astalli, Cgil, Cir, Cnca, Sant’Egidio, Fcei, Focsiv, Finanza Etica, Migrantes, Forum Terzo settore, Gruppo Abele, Intersos, Legambiente, MSF, Oxfam, Save the children. Obiettivo di #IoAccolgo dunque è «far emergere la parte dell’Italia che valorizza la Costituzione, il principio dell’accoglienza e il dovere della solidarietà», dichiara il responsabile immigrazione Arci Filippo Miraglia.

Alla presentazione intervengono testimonial particolari. Come Leen Shahda, 28 anni, siriana, fuggita da Damasco grazie ai corridoi umanitari: «Sono arrivata tre anni fa, la guerra ha distrutto il mio futuro di ragazza. All’inizio ho trovato difficoltà con la lingua, la cultura, il cibo. Ma ce l’ho fatta. E mi piace anche la cucina italiana, anche troppo. Ho studiato all’università come mediatrice interculturale, ora l’Italia è il mio Paese». Ibrahim, arrivato come minore non accompagnato dalla Sierra Leone, è stato accolto da una famiglia della rete Refugees Welcome Italia: «Nel centro di accoglienza a Crotone mi sentivo solo anche se eravamo in 500. Ora ho un posto che posso chiamare casa, ho una famiglia».

Berry, anche lui minorenne, ha fatto le medie in Italia, studia da mediatore, ma a ottobre si vedrà togliere il permesso di protezione umanitaria, diventerà irregolare e sarà espulso dal sistema di accoglienza pubblico come risultato della legge 132, il cosiddetto decreto sicurezza: «Vorrei solo un’opportunità per avere una mia vita e aiutare gli altri».

«Pensiamo che quest’Italia sia ancora oggi una maggioranza, ma una rappresentazione distorta fa sì che non sia visibile», commenta Miraglia. Un’Italia lontana dai riflettori «che quotidianamente agisce per mitigare i danni di una legislazione, di politiche e comportamenti istituzionali che condannano i migranti a morire in mare, chiudono i porti, cancellano esperienze di accoglienza come gli Sprar», sottolineano i promotori. Le organizzazioni di #IoAccolgo chiedono all’Unione europea un programma efficace di ricerca e salvataggio in mare, l’accoglienza delle persone bisognose di protezione, un’equa distribuzione dei richiedenti asilo tra i diversi Stati dell’UE. Adesioni possibili sottoscrivendo il manifesto sul sito www.ioaccolgo.it e rilanciarla sui social tramite l’hasthtag #IoAccolgo.

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