martedì 12 aprile 2022
I dati choc diffusi dall'Associazione di don Di Noto, che registra anche il nuovo orrore dell'"infantofilia"
Pedopornografia, all'ombra della "privacy" gli abusi dilagano online

Ansa

COMMENTA E CONDIVIDI

La “pedofilia e pedopornografia online ormai è inarrestabile”: il 2021 ha dimostrato che “Internet resta una landa senza legge, nella quale si può fare davvero di tutto”, che i centri in cui fisicamente si trovano i server, i computer che ospitano foto, video, chat, cartelle compresse, comunità virtuali di chi stupra, abusa e vende, “si trovano in prevalenza in America ed Europa”. Come viene fuori dal Report presentato stamane dall’Associazione Meter di don Fortunato Di Noto.

Numeri. I link a siti pedopornografici sono saliti da 14.521 a 14.679, le foto scese da 3.768.057 a 3.479.052, come i video, da 2.032.556 a 1.029.170. Calano anche le chat segnalate (da 456 a 316) e le cartelle compresse (da 692 a 637). Salgono invece i casi seguiti dal Centro Ascolto di Meter (da 111 a 167) e le richieste telefoniche sono quasi raddoppiate: da 284 a 406.

Brividi peggiori arrivano nel capitolo sulle vittime. Da qualche anno c’è un nuovo fenomeno, “la cosiddetta infantofilia, ossia l’abuso e lo stupro di bambini tra zero e due anni” e “spesso protagonisti dell’abuso sono coloro i quali dovrebbero accudire i bambini e i familiari più prossimi, anche i genitori”, spiega il Report. Ribadita “l’avvertenza che “dietro ogni numero c’è un bambino che soffre”, nel 2021 Meter ha “segnalato 1.559 link”, mentre “il balzo si è registrato nella fascia otto/dodici, da 2.954 link nel 2020 a 6.395 link lo scorso anno”.

Non bastasse tutto questo, c’è un altra brutta storia, la contesa giuridica sulla privacy. “Le leggi attuali sottolinea il Report - sembrano assecondare l’azione dei pedofili online: il mondo sommerso degli abusi online è diventato insondabile, i colossi del web si appellano alla tutela della privacy dei loro utenti”, che è “principio sacrosanto per tutti”, ma “deplorevole ostacolo alle indagini delle polizie del mondo” che combattono “una lotta impari” perché “i codici della privacy (anche europei) impediscono alle autorità di utilizzare strumenti che ledano la riservatezza di chi naviga in Rete. E i cyberpedofili ne approfittano esultanti”.

Così don Fortunato Di Noto è chiaro: “C’è poco da dire: gli strumenti di cui disponiamo sono ormai ampiamente insufficienti”, ripete. “Non possiamo pensare che davanti alla scoperta di un portale si debba aspettare l’arrivo di questa o quell’autorità inquirente sperando che finalmente chiuda la pagina. E dopo? Dopo c’è la procedura, ci sono le norme... che non sono mai uguali da Paese a Paese. O qui ci diamo una mossa, capendo che è una pandemia globale della violenza, o non ne usciremo mai”.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: