mercoledì 18 dicembre 2024
Dopo una segnalazione gli agenti hanno trovato la donna senza fissa dimora con il neonato ancora legato a lei dal cordone ombelicale in un cantiere fra le vie del centro.
Un raggio di luce fra il degrado e la povertà di chi vive senza fissa dimora

Un raggio di luce fra il degrado e la povertà di chi vive senza fissa dimora - Ansa

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È nato in strada, dove la notte di Palermo è più buia e nemica. Sua madre lo ha partorito e ha cercato riparo per tutti e due nel rifugio in lamiera, ricavato tra le pieghe di un cantiere, in mezzo a coperte e giacigli di fortuna.

È nato nella zona di via Archirafi, a due passi dalla stazione centrale, ricovero di ombre e clochard, quando il sole va via. Qui, molti anni fa, un uomo col saio, Biagio Conte, figlio di una famiglia unita e generosa, incapace di distacco dalla sofferenza del prossimo, fondò la sua prima missione e avviò il cammino della speranza. Fratel Biagio ha chiuso gli occhi, ma, anche su questa terra, resistono parole, sguardi e azioni, che non saranno mai dimenticati.

È nato sotto il cielo di Palermo, poco prima di Natale, da una ragazza sudamericana che vive un’esistenza molto problematica. Dopo il parto è stata lei a rintracciare un buco meno inospitale, con il figlio attaccato al cordone ombelicale, e a urlare, forse per chiedere aiuto, poco lucidamente, nella notte tra lunedì e martedì scorsi. Qualcuno ha visto e sentito e il soccorso è arrivato. Sono stati i poliziotti del commissariato Oreto e delle volanti a intervenire e a sollecitare l’assistenza dell’ambulanza del 118. Hanno portato madre e figlio all’ospedale “Buccheri La Ferla”.

Lei, questa mamma con una vita complicata, si è allontanata dal nosocomio, ma poi si sarebbe ripresentata, per dileguarsi di nuovo.

Il bimbo sta bene ed è sommerso dalle attenzioni di tutti. In attesa che la situazione si chiarisca, l’amore non gli mancherà, tra peluche e vestitini. Palermo ha già adottato con il cuore il piccolo nato al freddo e al gelo.

«La ragazza è nota ai nostri servizi – dice Rosi Pennino, assessora comunale alle Attività sociali – ma ha sempre rifiutato di essere presa in carico, curata e visitata. Parliamo di una situazione delicatissima, dove sono presenti dipendenze. Ci siamo subito attivati per tutte le procedure del caso. Siamo in continuo contatto con l’ospedale».

«Siamo molto scossi per l’accaduto – dicono dalla vicina Missione ‘Speranza e carità -. Lo riscontriamo ogni giorno, c’è tanta disperazione in giro, di ogni tipo. C’è una grande richiesta di aiuto e molte persone si sentono sole, abbandonate. Noi continuiamo a operare, secondo il sentiero tracciato da Fratel Biagio».

«Questo è un dramma della solitudine – dice Sandra La Porta, che è un medico e risponde al telefono del Movimento per la Vita di Palermo -. Ed è anche frutto di una mancata informazione. Oggi ci sono diverse possibilità per partorire in sicurezza, rispettando la privacy. Ci sono donne che affrontano un disagio profondo, non degno di una società civile, e devono essere sostenute».

Renzo Messina, uno dei responsabili della Comunità di Sant’Egidio in città, allarga lo sguardo. «Vediamo molta sofferenza nelle nostre ronde notturne. Siamo davanti a una storia di fragilità estrema, come ce ne sono, purtroppo, tante. Io incontro diverse persone che dormono in macchina, perché non sanno dove andare. Hanno perso il lavoro e la casa, l’automobile diventa l’unica soluzione abitativa d’emergenza. Sono cose che emozionano, soprattutto a Natale. Poi non ci pensa quasi più nessuno. Noi abbiamo, da anni, anche un servizio docce, per garantire ai nostri fratelli una maggiore dignità».

Lui è nato in una notte di dicembre, in mezzo alla strada. Chissà se conoscerà mai la trama del suo primo Natale. Sua madre lo ha stretto al petto, si è nascosta tra le lamiere, vicino al sorriso di Biagio Conte, in via Archirafi. Sono stati salvati. Infine, lei se n’è andata, lasciando il bimbo in ospedale, ma sarebbe ritornata, per farsi visitare, e di nuovo si sarebbe allontanata, in un dedalo di emozioni complicate. Forse perché il buio è troppo forte, se credi di non farcela. Forse perché, quando sei una mamma disperata, l’unica forma di amore che conosci è la paura.

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