sabato 11 settembre 2021
Le conferenze episcopali nazionali sono impegnate in tutto il mondo a promuovere la campagna vaccinale per uscire dalla crisi Negli Stati Uniti confronto sul perimetro etico dell’obiezione

Pur senza dichiarare la vaccinazione contro il Covid un dovere morale, la Conferenza episcopale statunitense (Usccb) ha incoraggiato i cattolici americani a vaccinarsi. I vescovi Usa hanno anche rassicurato i fedeli sulla liceità morale di farsi iniettare un preparato in qualche modo connesso a linee cellulari derivate dall’aborto. L’Usccb ha sottolineato che sono da preferire i vaccini Pfizer e Moderna perché cellule fetali non sono state utilizzate nella loro produzione, mentre Johnson & Johnson è stato sviluppato, testato e prodotto con linee cellulari derivate da aborti.

Ma i vescovi americani hanno anche precisato che è accettabile ricevere un vaccino qualsiasi se non c’è la possibilità di scegliere. Il presidente del Comitato per la Dottrina della Conferenza episcopale, il vescovo Kevin Rhoades, e il presidente del Comitato per le attività a favore della Vita, l’arcivescovo Joseph Naumann, hanno ribadito che, data l’emergenza della pandemia, «la mancanza di vaccini alternativi e il fatto che il legame tra un aborto avvenuto decenni fa e la somministrazione di un vaccino prodotto oggi è remoto, l’inoculazione può essere moralmente giustificata». Negli ultimi mesi vescovi ed esponenti delle diocesi in tutti gli Stati Uniti hanno esortato i sacerdoti a evitare di concedere ai parrocchiani esenzioni per motivi religiosi agli obblighi di vaccinarsi imposti dall’Amministrazione federale e da molti datori di lavoro (il presidente Biden giovedì ha ribadito l’intenzione di non accettare più eccezioni).

A luglio i sacerdoti di New York sono stati invitati dall’arcidiocesi a non firmare esenzioni dagli obblighi di vaccinazione perché farlo significherebbe «agire in contraddizione con le direttive del Papa». La nota, inviata da monsignor Joseph La-Morte, vicario generale dell’arcidiocesi, e John Cahill, cancelliere dell’arcidiocesi, afferma che «non c’è alcuna base perché un sacerdote emetta un’esenzione religiosa al vaccino». Ad agosto anche l’arcidiocesi di Filadelfia ha dichiarato che non concederà esenzioni religiose agli obblighi di vaccinazione. E altre diocesi del Paese – come San Diego e Honolulu – hanno rilasciato dichiarazioni simili. Il cardinale Blase Cupich di Chicago in una lettera del 17 agosto ha consigliato ai sacerdoti di «rifiutare educatamente, e spiegare» che firmare una lettera del genere significherebbe approvare una condotta non in linea col magistero. «I parrocchiani possono determinare le proprie azioni, ma sarebbe importante chiarire che non possono usare l’insegnamento della Chiesa per giustificare tali decisioni, che nella loro essenza sono un rifiuto dell’autentico insegnamento morale della Chiesa riguardo ai vaccini Covid». Analoghe istruzioni sono state impartite ai sacerdoti dall’arcivescovo di Seattle e da quello di Los Angeles.

Nell’arcidiocesi di St.Paul e Minneapolis, Bernard Hebda, il 20 agosto ha detto che se si può contemplare il diritto di richiedere un’esenzione dal vaccino per motivi di coscienza, tale comportamento «non dovrebbe dipendere da un’attestazione di un membro del clero». Nel frattempo alcune diocesi, come El Paso in Texas, hanno imposto la profilassi anti-Covid per i propri dipendenti, un obbligo esteso a catechisti e ministri straordinari dell’Eucaristia. Anche il vescovo di Lexington, in Kentucky, ha chiesto ai dipendenti della diocesi di mostrare la prova della vaccinazione. Altri vescovi – come i quattro titolari delle diocesi del Colorado – hanno invece lodato il rispetto mostrato sinora dal governo per le esenzioni incoraggiando i loro sacerdoti a considerare le richieste. Anche la maggior parte delle Chiese evangeliche Usa ha preso posizione a favore dei vaccini, come la National Association of Evangelicals e molti pastori di statura nazionale. Ma solo il 54% dei cristiani evangelici americani si è sottoposto all’iniezione o prevede di farlo.


REGNO UNITO

L’invito ai fedeli: stop ai dubbi «Immunizzatevi per amore»

«Siate super diffusori della Parola di Dio, non del virus». Lo scorso febbraio, a pochi mesi dall’avvio della campagna vaccinale nel Regno Unito, con queste parole il vescovo della diocesi cattolica di Plymouth, Mark O’Toole, incoraggiava i fedeli a sottoporsi all’immunizzazione contro il Covid-19 «per amore, oltre che della propria vita, della comunità intera». Il suo messaggio sintetizza la posizione sui vaccini della Conferenza episcopale cattolica di Galles e Inghilterra che si è preoccupata di sottolinearne l’importanza già durante le sperimentazioni che hanno poi portato ai sieri utilizzati oggi in tutto il mondo. Più volte, la Chiesa cattolica inglese ha sollecitato i credenti a mettere da parte i dubbi sugli antidoti sviluppati (in parte) con cellule di feti abortiti perché, come sottolineato dal dipartimento della Giustizia Sociale, «c’è una distanza morale sufficiente a separare la situazione attuale dall’azione sbagliata originaria ». Pressante è stato anche l’appello a governo e Parlamento «a fare dell’equo accesso ai vaccini nel mondo una realtà». Alcune diocesi, come quella londinese di Southwark, lavorano al fianco dell’associazione St Francis Leprosy Guild che si batte per l’immunizzazione dei lebbrosi, in alcuni Paesi i più poveri tra i poveri. Responsabilità verso i più fragili e superamento del nazionalismo vaccinale caratterizzano anche l’impegno della Chiesa d’Inghilterra che a gennaio ha messo a disposizione alcune delle cattedrali più grandi, come quelle di Lichfield e Salisbury, per la vaccinazione.

Angela Napoletano

FRANCIA

Per scongiurare la paralisi la parola d’ordine è fraternità

'Fraternità' è una delle parole chiave con cui la Chiesa in Francia si è espressa favorevolmente sui vaccini anti-Covid e sul Green pass. Il 22 luglio, denunciando l’uso provocatorio di stelle gialle da parte di no-Vax transalpini, i vertici della Conferenza episcopale hanno dichiarato che «la vaccinazione è la risposta medica disponibile per far fronte a un’epidemia che rischia di paralizzare ancora la vita economica, ma soprattutto la vita sociale e gli scambi d’affetto e d’amicizia». Circa le decisioni politiche francesi, la dichiarazione episcopale prosegue evidenziando che «rendendo la vaccinazione obbligatoria per alcuni e imponendo un pass sanitario per certe attività, il governo assicura le sue responsabilità legittime sotto il controllo del parlamento». Qualche giorno dopo, monsignor Pierre d’Ornellas, arcivescovo di Rennes e responsabile del gruppo di lavoro episcopale sui temi bioetici, ha approfondito la questione pure sul piano pastorale e teologico, con un intervento centrato sul legame fra vaccino e vocazione alla fraternità: «Personalmente, la fraternità mi ha invitato a scegliere di ricevere il vaccino, come altri. Alcuni dubitano, hanno paura, cercano di comprendere. È legittimo. Per i credenti, pregare lo Spirito Santo rassicura e chiarisce il discernimento. Così, davanti alla scelta di farsi vaccinare, la fraternità e la fiducia aprono un cammino di serenità e di ponderazione».

Daniele Zappalà

AMERICA LATINA

Ancora prigionieri della pandemia, protetto meno del 25% E per convincere gli indecisi scende in campo papa Francesco

A un anno e mezzo dal tragico inizio, l’America Latina resta prigioniera della pandemia. Se nei Paesi australi il ritmo dei contagi è in calo, questo è cresciuto nelle regioni centrali e nei Caraibi. Mentre la comparsa di una nuova variante – Mu –, in Colombia, preoccupa gli esperti. La ragione della resistenza del Covid è il basso tasso di vaccinazione: meno di un cittadino su quattro è completamente immunizzato. E la campagna procede a velocità dimezzata rispetto alla media mondiale. Non sorprende, dunque, l’attenzione dedicata dalle Chiese, nonché dai singoli pastori, alla questione, con innumerevoli appelli. Uno dei più significativi è di appena qualche settimana fa e ha visto la collaborazione di papa Francesco. Il Pontefice ha voluto partecipare all’iniziativa 'De ti depende' promossa dalle organizzazioni Ad Council – la società Usa produttrice di pubblicità di pubblico interesse – e Covid collaborative per sensibilizzare la popolazione del Sud e del Nord del Continente nei confronti della campagna di immunizzazione. In un video di tre minuti, diffuso nelle piattaforme digitali e nei principali media, il Papa ha esortato le persone: «Vaccinarsi, con uno dei vaccini autorizzati dalle autorità competenti, è un atto di amore». E ha chiesto di far sì che «possa vaccinarsi la maggior parte della popolazione». Un gesto semplice che, però, ha aggiunto, contribuisce «a trasformare e migliorare le società». Accanto a Francesco, c’era il presidente della Conferenza episcopale statunitense, José Ignacio Gomez Velasco, i cardinali Carlos Aguiar Retes, Óscar Rodríguez Maradiaga, Claudio Hummes, Gregorio Rosa Chávez e il presidente del Consiglio episcopale latinoamericano, Héctor Miguel Cabrejos.

Lucia Capuzzi

GERMANIA

La regola delle 3G in chiesa e l’appello per un atto di carità

Nelle chiese cattoliche ed evangeliche di Germania dalla metà di agosto vige la cosiddetta regola delle 3G, ossia «Genesene, Getestet oder Geimpft», guarito, testato o vaccinato. Per entrare in chiesa e assistere alla Messa o ad altre funzioni bisogna esibire un certificato di vaccinazione o di guarigione dal Covid o risultare negativi a un test. Per tutti resta l’obbligo di mascherina e di distanziamento all’interno dei luoghi di culto, oltre al divieto di cantare e di scambiarsi il segno della pace. Nelle ultime settimane tuttavia stanno salendo i contagi, e ci si inizia a interrogare sulla possibilità di rafforzare le misure in diversi settori della vita pubblica. «Riteniamo che le misure adottate siano sufficienti – ha sottolineato in una nota la Deutsche Bischofkonferenz, la Conferenza episcopale di Germania – anche perché il virus si diffonde nelle chiese e in generale nei luoghi di culto meno che in altri luoghi pubblici ». Molto simili le posizioni della Chiesa evangelica. Nella maggior parte dei 16 länder tedeschi si continua a sostenere l’idea di non discriminare dalla vita sociale i non vaccinati. Ma questo principio comincia a vacillare. Al dibattito partecipano anche le Chiese. Nei giorni scorsi il presidente della Conferenza episcopale di Germania, monsignor Georg Bätzing, ha lanciato un appello: «Chiedo a tutti coloro che si recano in chiesa per pregare o per seguire la Messa di vaccinarsi. È un atto di carità con cui proteggiamo noi stessi e gli altri».

Vincenzo Savignano

SPAGNA

Giustizia, cura e trasparenza «L’immunizzazione sia per tutti»

«Incoraggiamo che le vaccinazioni possano prodursi, anche se non smette di essere una decisione libera di ciascun cittadino ». Era il 21 dicembre 2020 quando il segretario generale e portavoce della Conferenza episcopale spagnola (Cee), Luis Argüello, esortava gli spagnoli a vaccinarsi. E aggiungeva che, in merito ai dubbi sull’ammissibilità etica dei sieri, i vescovi iberici «si uniscono alle dichiarazioni della Santa Sede», diffuse nello stesso giorno dalla Congregazione per la Dottrina della fede, secondo cui i vaccini anti Covid che usano linee cellulari provenienti da feti abortiti sono «moralmente accettabili», quando non sono disponibili vaccini «eticamente ineccepibili ». Il portavoce della Cee, citato dall’agenzia Europa Press, precisava che fra le vaccinazioni approvate e in fase di sviluppo, «quelle che hanno utilizzato qualche tipo di cellula proveniente da tessuti abortivi sono minime». «I vaccini che ci inoculeremo nei prossimi giorni sono liberi dalla macchia di aver utilizzato ex professo un aborto». Sulla stessa linea, la Conferenza episcopale portoghese (Cep) ha prima diramato la 'Nota sulla moralità dell’uso di alcuni vaccini contro il Covid' della Congregazione della Dottrina. E, poi, il 4 febbraio scorso, quella del Segretariato generale della Cep sull’inizio del processo di vaccinazione, «accolto con favore» e «contando sull’adesione di tutti». I vescovi ribadiscono che «è fondamentale che il vaccino raggiunga tutti con giustizia, cura e trasparenza, a cominciare dai più vulnerabili».

Paola Del Vecchio

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