martedì 26 dicembre 2023
A tavola con i poveri che sono amici della Comunità durante l’anno: «Un giorno di speranza in un tempo segnato da crisi e conflitti»
Un momento del pranzo di Natale nella basilica di Santa Maria in Trastevere

Un momento del pranzo di Natale nella basilica di Santa Maria in Trastevere - Comunità di Sant'Egidio

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"Un messaggio di solidarietà ma anche - soprattutto - di pace, in questo tempo attraversato da troppe guerre e una povertà crescente": è l’augurio dai pranzi di Natale di Sant’Egidio, che ieri è riuscito a mettere a tavola 80mila persone in Italia e 250mila nel mondo. I poveri amici della Comunità durante tutto l’anno, per un "Natale di speranza in un tempo segnato dalla crisi e dai conflitti in Terra Santa, Ucraina e diversi altri Paesi, con tutte le loro conseguenze".

La basilica di Santa Maria in Trastevere, dove questa tradizione iniziò il 25 dicembre di 41 anni fa, si è riempita di senza dimora, anziani, rifugiati e famiglie arrivate in Italia grazie ai corridoi umanitari. Fra loro anche alcuni che, essendo stati aiutati, hanno scelto di aiutare, a loro volta, chi è oggi in difficoltà. E l’assessore alle Politiche sociali del Comune di Roma, Barbara Funari, e ai Servizi sociali della Regione, Massimiliano Maselli. A tavola è stato servito, con apparecchiatura e posate compostabili, il menù tradizionale della festa (lasagne, polpettone, lenticchie, dolci natalizi) e ciascuno ha ricevuto un dono personalizzato, "come avviene in ogni famiglia", spiegano a sant'Egidio.

Alla fine, nel suo saluto, don Marco Gnavi, parroco di Santa Maria in Trastevere, che ha definito i pranzi di Natale con i poveri espressione di “un cuore largo che non esclude nessuno” e "le cose impossibili diventano possibili”. Tra gli ospiti c'è chi, appunto grazie ai corridoi umanitari, è riuscito, nell’ultimo anno, a salvarsi e trovare una nuova vita qui in Italia. Come una famiglia di afghani che vivevano, in difficoltà estrema, in un campo profughi in Pakistan. O una coppia africana (lui somalo, lei eritrea) che è stata liberata dai campi di detenzione in Libia o, ancora, il congolese Christian, che non aveva più notizie di sua moglie, persa nei duri viaggi della speranza tra deserto e mare e ora ritrovata, grazie ai corridoi umanitari. Insieme a loro tanti italiani che vivevano per strada e che, con la Comunità, hanno di nuovo una casa e una famiglia.

La stessa iniziativa è stata realizzata (e continuerà anche nei prossimi giorni) in un centinaio di città italiane e nel mondo (oltre all’Europa, in Asia, Africa e America), anche grazie al numero solidale 45586 (attivo fino a oggi), in tavolate "dove si confonde chi serve e chi è servito".

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