giovedì 19 luglio 2012
In Campania boom dei tumori nella terra dei fuochi tossici. Dati inediti dell’Istituto Pascale di Napoli: dal 1988 aumenti fino al 47% delle morti per malattie oncologiche. Le cause? «Sicuramente ambientali».
Aprire gli occhi di Marco Tarquinio
L'esperto: «La causa? È sicuramente ambientale»
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​Adesso da queste parti, nel triangolo maledetto dei roghi tossici, si può avere paura anche ufficialmente. Negli ultimi venti anni «in provincia di Napoli (città esclusa, ndr) si sono avuti incrementi percentuali del tasso di mortalità per tumori del 47% fra gli uomini e del 40% tra le donne, incrementi che sono stati rispettivamente del 28,4% e del 32,7% anche in provincia di Caserta». Mentre in Italia, negli stessi ultimi venti anni, «i tassi sono viceversa rimasti tendenzialmente stabili» e «al Nord sono addirittura diminuiti». Come meticolosamente annota, spiega e certifica lo studio sui Comuni campani, appena concluso dall’Istituto nazionale per i tumori “Pascale” di Napoli e ancora inedito, realizzato per «verificare e valutare il fenomeno» attraverso le “schede di morte individuale con diagnosi di tumore”.Nessuno provi a crearsi o a creare illusioni, a inventarsi coincidenze "casuali". La connessione strettissima fra emergenza rifiuti e impennata della mortalità è fin troppo evidente, come le fiamme che illuminano le notti nelle campagne della zona: «Questo eccesso di mortalità, che riguarda anche altre patologie cronico-degenerative – sottolinea infatti chiaro e tondo l’Istituto –, si configura come un grave problema sociale e ambientale, oltre che sanitario, di vasta dimensione e notevole gravità», tanto che «richiederebbe maggiore attenzione da parte delle istituzioni». E così la preoccupazione è sancita.Prendiamo alcune singole patologie oncologiche: ad esempio il tumore del colon retto. «In provincia di Napoli – si legge nello Studio – nel triennio 1988/1990 si riscontra negli uomini un tasso del 17,1 (su 100mila abitanti, ndr.) negli uomini, che nel periodo 2003/2008 sale al 31,3», mentre nelle donne gli stessi tassi per gli stessi periodi sono «16,3 e poi 23». Situazione identica a Caserta: «19,3 (sempre per 100mila) per i maschi dal 1988 al 1990 e 30,9 dal 2003 al 2008», con «16,4 e poi 23,8 nelle donne». Al contrario i tassi italiani, per lo stesso tipo di tumore e gli stessi periodi, «sono stabili, passando dal 33 al 35 negli uomini e dal 30,5 al 29,3 nelle donne».Ancora. L’aumento del tasso di mortalità femminile per tumore del polmone (che è il più alto in Italia) a livello nazionale è al 45%. E invece «l’incremento è stato superiore al 100% nella provincia di Napoli ed al 68% in quella di Caserta». Rimanendo alle donne, il tasso di mortalità per tumore alla mammella, che era 21,4 in provincia di Napoli nel 1988/1990, è aumentato fino a 31,3 nel 2003/2008, mentre in Italia passava da 37,6 a 37,7.Un altro esempio, stavolta riguardante gli uomini: il tasso di mortalità maschile per tumore al fegato registrato in provincia di Napoli nel 1988/1990 era 22,1 e quello in provincia di Caserta 22,3, livelli cresciuti via via fino al 2003/2008 rispettivamente a quota 38 e 26,4. Nello stesso periodo, al contrario, questo tasso su scala nazionale è diminuito da 12,3 a 10,7 per 100mila.Ecco perché la crescita – se non l’esplosione – dei tassi di mortalità per tumori nelle province di Napoli e di Caserta «è ormai un fenomeno stabilizzato che non può essere messo in dubbio» e che «dipende da fattori diversi», affermano i ricercatori dell’Istituto Pascale.E infine impressiona un’altra loro sottolineatura: questa crescita è «particolarmente drammatica per alcuni tumori», che risultano «in netta controtendenza non soltanto coi dati italiani, ma anche coi dati delle altre province della Campania, dove i tassi sono stabili e ancora inferiori al dato nazionale».
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