lunedì 24 novembre 2014
​Miti e ombre sul difficile accordo. Polli, manzi e Ogm (per ora) fuori dal Trattato.
Il viceministro Calenda: trattativa ferma, ma ci perdiamo noi
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Il partenariato trans-atlantico per il commercio e gli investimenti (Ttip) è un accordo commerciale, attualmente in corso di negoziato, tra Unione Europea e Stati Uniti. L’obiettivo è rimuovere le barriere commerciali in una vasta gamma di settori economici per facilitare l’acquisto e la vendita di beni e servizi tra Europa e Stati Uniti. Oltre a ridurre le tariffe in tutti i settori, l’Unione Europea e gli Usa vogliono affrontare il problema delle barriere doganali – come le differenze nei regolamenti tecnici, le norme e le procedure di omologazione. Spesso questi rappresentano un aggravio inutile in termini di tempo e denaro per le società che vogliono vendere i loro prodotti su entrambi i mercati. Per esempio, quando un’automobile è omologata in Europa, ha bisogno di un’ulteriore procedura di approvazione negli Stati Uniti,  nonostante le norme sulla sicurezza siano simili.A Bruxelles non sanno più come dirlo: il pollo lavato con la varechina, i manzi ingrassati con gli ormoni e gli organismi geneticamente modificati sono esclusi dalla trattativa per il Ttip, il patto di libero scambio tra Unione Europea e Stati Uniti. Karel De Gucht, ormai ex commissario europeo al Commercio, lo ha ripetuto decine di volte nell’anno e mezzo che è passato dall’inizio del negoziato. Eppure l’argomento del "pericolo nel piatto" resta uno dei più forti e utilizzati dal NoTtip, il sempre più organizzato movimento internazionale che si oppone alla trattativa (e che in Italia è rappresentato dalla Campagna Stop Ttip, promossa, tra gli altri, da Sel, Sbilanciamoci, Arci e Legambiente). «I negoziatori sembrano essere dimenticati degli attivisti anti-globalizzazione. Questa minoranza rumorosa sta riuscendo a convincere i consumatori che dovranno mangiare pollo al cloro e cibi ogm, e che gli verrano imposte le leggi americane sulla privacy» ha avvertito, dalle pagine del Financial Times, Pascal Lamy. Quella di Lamy, ex direttore dell’Organizzazione mondiale del commercio, è naturalmente una visione di parte. Non c’è bisogno di essere faziosi, però, per riconoscere che Bruxelles sta perdendo la sua battaglia di comunicazione con i NoTtip: l’immagine del trattato con gli Stati Uniti che sta arrivando alla popolazione europea è quella – spaventosa – disegnata da chi si oppone al negoziato.La questione del "cibo" all’interno del Ttip non dovrebbe essere controversa, perché non si presta a molte interpretazioni diverse: o i negoziatori europei stanno trattando per fare arrivare in Europa dagli Stati Uniti anche manzo agli ormoni, pollo lavato con la clorina, Ogm e altri cibi attualmente banditi (o, come nel caso degli organismi geneticamente modificati, strettamente limitati) oppure no.La Commissione ha sempre negato. Certo, si può non crederle, e finché il mandato dei negoziatori è stato secretato era più che lecito sospettare che a Bruxelles non la stessero raccontando giusta. Il documento che definisce limiti e obiettivi dalla trattativa, però, da qualche settimana è pubblico. La Commissione, anche grazie alle pressioni della presidenza di turno italiana, ha accettato di "declassificarlo" e metterlo a disposizione di tutti, così da rendere un po’ più trasparente un negoziato che prevede centinaia di incontri riservati e sul quale stavano iniziando a girare troppe leggende. E con qualche malizia a Bruxelles hanno deciso di pubblicare tutto il 9 ottobre, cioè con due giorni di anticipo rispetto alla prima grande protesta dei NoTtip per le strade delle capitali europee.In diversi passaggi di questo documento, che è la base della posizione europea nella trattativa con gli Stati Uniti, il Consiglio europeo chiarisce che il negoziato non potrà portare nessuna delle due parti a ridurre il livello di protezione per i consumatori. Il concetto è introdotto al punto 8: «L’accordo dovrà riconoscere che le Parti non incoraggeranno il commercio o l’investimento diretto dall’estero abbassando gli standard e la legislazione per quanto riguarda l’ambiente, il lavoro, la salute e la sicurezza». Il punto 25 specifica che un’eventuale armonizzazione delle regole con gli Stati Uniti «non dovrà pregiudicare il diritto di disegnare regole in conformità con i livelli di salute, sicurezza, protezione dei consumatori, dei lavoratori e dell’ambiente e diversità culturale che ogni parte riterrà appropriata». Allo stesso punto il mandato specifica che per quanto che riguarda le misure sanitarie o fitosanitarie (cioè agrofarmaci e pesticidi) ogni parte potrà «valutare e gestire il rischio in modo consono al livello di protezione che ritiene appropriato».Formule avvocatesche che confermano quanto garantito dall’ex commissario De Gucht: i negoziatori europei non hanno il potere di trattare con i colleghi statunitensi accordi che comportino un allentamento delle regole su salute, sicurezza, lavoro, ambiente e diversità culturale. Significa che l’accordo finale non potrà comportare la modifica di norme europee che vietano la vendita di certi cibi con l’obiettivo di tutelare la salute dei cittadini. Il Ttip potrà avere anche mille difetti, ma di sicuro i negoziatori non porteranno sulle nostre tavole i manzi agli steroidi, il pollo al cloro o gli Ogm.
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