martedì 19 marzo 2024
Iniziativa della Uil in piazza del Popolo, a Roma. Bombardieri: «Inaccettabile bollettino di guerra». E gli esperti bocciano la “patente a punti” del governo
Mille bare in piazza del Popolo contro le morti sul lavoro

Mille bare in piazza del Popolo contro le morti sul lavoro - Ansa

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Piazza del Popolo trasformata in cimitero a cielo aperto per protestare contro la strage infinita dei lavoratori. La Uil ha portato nel cuore di Roma mille bare per simboleggiare i lavoratori e le lavoratrici che, in un anno, perdono la vita: tre al giorno. «È un bollettino di guerra inaccettabile - sottolinea il segretario generale Pierpaolo Bombardieri -. Vogliamo richiamare le coscienze di tutti, l'attenzione dell'opinione pubblica e dei media per un dramma che colpisce tante famiglie. Abbiamo bisogno di sensibilizzare le coscienze, di non dimenticare, di costringere la politica e il governo a fare cose subito».

Il leader sindacale ha espresso una dura critica anche sulle recenti iniziative del governo, come la “patente a punti” per le aziende. «Non siamo soddisfatti perché avremmo bisogno di fatti concreti, non di palliativi - riprende Bombardieri -. Se la vita umana vale 20 punti, noi non lo accettiamo. Bisogna fermare le aziende che non applicano le norme sulla sicurezza, inserire l'omicidio sul lavoro e spiegare che il profitto non vale la vita umana. La politica e il governo non lo stanno facendo».

Una bocciatura del “pacchetto sicurezza” varato dal governo con il decreto 19 del 2 marzo, arriva anche dalla Consulta interassociativa italiana per la prevenzione (Ciip), di cui fanno parte una serie di associazioni professionali, tra cui l'Associazione italiana di Epidemiologia, l'Associazione italiana di Fisica medica, l'Associazione dei Formatori alla sicurezza, l'Associazione nazionale medici di azienda e competenti, la Società italiana di Psicologia del lavoro, la Società nazionale operatori della prevenzione e l'Unione nazionale personale ispettivo. In un corposo documento, la Ciip esprime un giudizio «fortemente negativo», motivato dal fatto che «tutte le disposizioni previste dal decreto legge hanno un carattere puramente repressivo, che assai poco hanno a che fare con la prevenzione che, invece, a nostro avviso, dovrebbe sempre accompagnare le attività di repressione, pur indispensabili».

A finire dietro la lavagna è anche la “patente a punti”, così com'è pensata dal governo. «Interviene a posteriori quando reati e delitti
si sono già verificati e, pertanto, non può certo dirsi uno strumento di prevenzione - si legge nel documento della Ciip -. Peraltro, la sua realizzazione è procrastinata all’ottobre prossimo e subordinata a diversi adempimenti normativi, il più importante dei quali è la definizione della durata e dei contenuti della formazione del datore di lavoro, provvedimento che si attende ormai da quasi 2 anni»

Completamente assente nel decreto del 2 marzo, a giudizio della Consulta, è proprio «il vero nodo della mancanza di prevenzione»: la qualificazione delle imprese e la formazione dei datori di lavoro. «Addirittura nei settori più rischiosi, come per esempio l'edilizia, le imprese possono essere avviate senza alcuna garanzia per la sicurezza dei lavoratori in un solo giorno e altrettanto velocemente svanire in caso di verbali sanzionatori», denuncia il documento della Ciip. Che si sofferma anche sul «silenzio sul tema gravissimo degli appalti», settore «governato da criteri di risparmio economico che portano ad un lavoro povero e privo delle necessarie misure di prevenzione e protezione», sottolinea l'analisi degli esperti. Che così concludono: «La prevenzione è una questione complessa che non si può affrontare con provvedimenti estemporanei e incentrati unicamente sulla repressione, pur indispensabile, meritevole di un’ampia riflessione con tutti i protagonisti della stessa prima di tradursi in nuova normativa».

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