sabato 27 gennaio 2024
Nel capoluogo lombardo circa 1.200 persone tentano di sfondare il cordone della polizia per far partire un corteo. Manifestanti respinti dalle forze dell'ordine. Sit-in anche a Napoli e in altre città
Milano

Milano - Fotogramma

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Nonostante il divieto imposto dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, i manifestanti pro Palestina di Milano, Roma e altre città non rinunciano alla protesta contro la reazione di Israele all’attacco di Hamas del 7 ottobre, con presidi, sit-in e momenti di tensione tra gli attivisti e le forze dell’ordine.

Lo scontro diventa inevitabile nel capoluogo lombardo quando i partecipanti al raduno non autorizzato (circa 1.200 per la questura), tentano di organizzare un corteo lasciando piazzale Loreto in direzione di via Padova. Il cordone formato dagli agenti riesce però a contenere i manifestanti, ma senza evitare l’uso della forza. Manganelli e scudi da una parte, lanci di bottiglie e petardi dall’altra. «I popoli in rivolta scrivono la storia, intifada fino alla vittori», scandiscono i dimostranti, che rivendicano il diritto a protestare contro il governo di Israele. «Anche se non ci fanno passare, questa per noi è comunque una vittoria politica», tuona una giovane palestinese al megafono prima di chiedere il cessate il fuoco immediato.

«Oggi pomeriggio, nonostante il divieto oltre 1.200 persone si sono ritrovate a piccoli gruppi e hanno provato a manifestare a favore della Palestina. A dire il vero, di palestinesi, se ne sono visti davvero pochi - attacca il deputato di Fratelli d'Italia Riccardo De Corato -. Si è trattato dei soliti anarchici e no-global dei centri sociali. È giunto il momento di porre la parola fine a queste inutili manifestazioni».

Roma

Roma - Ansa

Profilo decisamente più basso nella capitale, dove il migliaio di attivisti presenti al presidio di Piazza Vittorio non ingaggia scontri con la polizia (anche qui schierata in forze per contenere eventuali tentativi di far partire un corteo). «Free Palestine», «No al genocidio», gli slogan più gettonati tra i manifestanti che ripetono con forza di non confondere l’antisionismo (rivendicato da tutti i presenti), con l’antisemitismo.

Roma

Roma - Matteo Marcelli

In piazza anche diverse famiglie, nessuna bandiera di partito (almeno di quelli presenti in Parlamento), qualche fumogeno rosso e molti cartelli. Gli attacchi al governo di Netanyahu (di cui spunta anche un manichino vestito da deportato) sono serrati, ma - spiega un manifestante - «non ci sono razzisti qui, solo persone che rivendicano il diritto di manifestare contro il genocidio del popolo palestinese».

Un sit-in va in scena anche a Napoli, organizzato dagli attivisti del centro sociale Mezzocannone occupato. I partecipanti si scagliano contro «la memoria tradita da Israele e da chi è complice del suo progetto di apartheid e di pulizia etnica, come il nostro governo. La memoria dell'olocausto e il genocidio nazifascista di sei milioni di ebrei - argomentano - deve essere d'aiuto a indagare e ricordare affinché non si ripetano gli orrori del passato». Nessun incidente neanche a Trento, nel raduno in piazza Duomo organizzato dai centri sociali. Mentre nel centro di Torino decine di persone - con del nastro nero sulle loro bocche in protesta contro la circolare anti corteo - si limitano a distribuire volantini in cui si spiega che in «Palestina il bilancio umano è terribile con circa 30mila morti e quasi 60mila feriti dal 7 ottobre». Iniziative anche a Cagliari, Massa e Bologna.

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