giovedì 7 marzo 2024
Il Mediterraneo continua ad essere la rotta più letale al mondo con 3.129 vittime in dodici mesi. «Le cause? Soccorsi tardivi e limitati». «Sì al piano Ruanda»: il Ppe è un caso
Personale del 118 e della Croce Rossa presta soccorso ai superstiti del naufragio di Cutro il 26 febbraio 2023

Personale del 118 e della Croce Rossa presta soccorso ai superstiti del naufragio di Cutro il 26 febbraio 2023 - ANSA

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Mai così tanti morti. È il drammatico record delle vite perse in mare, detenuto dal Mediterraneo che continua ad essere la rotta più letale, con almeno 3.129 morti e dispersi nel 2023. È il bilancio più alto registrato nel Mediterraneo dal 2017. «Tuttavia, si stima che il numero reale sia molto più alto a causa delle difficoltà incontrate nella raccolta dei dati – sottolinea l’Oim – lungo le rotte marittime, dove si registrano regolarmente segnalazioni di “naufragi invisibili” in cui le barche scompaiono senza lasciare traccia». Per Flavio Di Giacomo, portavoce Oim per il Mediterraneo, «l’altissimo numero di morti registrato nel Mediterraneo quest’anno è particolarmente preoccupante. Ritardi nei soccorsi, così come la limitata possibilità operatività delle Ong, sono tra i motivi di questo aumento. Salvare vite deve essere alla base di qualsiasi politica migratoria, c’è bisogno di un impegno maggiore in termini di ricerca e soccorso nel Mediterraneo». Ultimo, tragico, caso è quello denunciato ieri dalla nave Sea-Watch 5: un 17enne morto a bordo, dopo essere stato trovato in stato di incoscienza nel ponte inferiore di un'imbarcazione di legno, dove si trovavano altri 50 migranti con problemi di disidratazione e ustioni. Quattro dei naufraghi - pakistani ed eritrei partiti, secondo quanto da loro stessi dichiarato, dalla Libia - su richiesta della nave sono stati trasferiti da una motovedetta della Guardia costiera nel poliambulatorio di Lampedusa. Presentavano intossicazione da idrocarburi, ustioni, ipotermia e scabbia. Due sono stati dimessi all'alba e portati nell'hotspot di contrada Imbriacola.

I numeri: +20%, è nuovo record anche a livello mondiale Sono invece complessivamente 8.565 le persone morte lungo le rotte migratorie in tutto il mondo nel 2023. Ed anche in questo caso viene stabilito un triste record come l’anno con il maggior numero di morti mai registrato dal progetto Missing Migrants dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (Oim). Il bilancio delle vittime del 2023 rappresenta un tragico aumento del 20% rispetto al 2022. Fondato nel 2014 a seguito di due naufragi devastanti al largo della costa di Lampedusa, il Progetto Missing Migrants è riconosciuto come l’unico indicatore che misura il livello di “sicurezza” della migrazione negli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile e nel Global Compact per una migrazione sicura, ordinata e regolare.

La protesta contro il fermo della nave Ong Humanity Intanto è ancora polemica sul fermo della nave Ong Humanity dopo il soccorso effettuato nel Mediterraneo. «La nostra nave è stata detenuta anche se abbiamo sempre seguito il diritto internazionale » hanno spiegato i membri dell’equipaggio, che sabato scorso ha messo in salvo 77 persone. «Le autorità italiane hanno tentato di giustificare il fermo della Humanity 1 con il fatto che la nave avrebbe causato una situazione di pericolo per le persone in difficoltà in mare. In realtà, é stata la cosiddetta Guardia costiera libica, finanziata dall’Ue, a mettere in pericolo la vita delle persone in acqua e del nostro equipaggio di soccorso».

Lo strappo “populista” nel manifesto Ppe Ma il tema migranti entra a gamba tesa anche nella campagna per le prossime elezioni europee. È da leggere come un tentativo di sorpasso a destra sull’ala populista, l’affondo di ieri del presidente del Ppe, Manfred Weber, a margine del congresso di Bucarest, che parlando di riduzione del numero degli arrivi ha fatto riferimento all’accordo tra Gran Bretagna e Ruanda come possibile “modello” anche per Bruxelles, nella prossima legislatura. «Ursula von der Leyen fa parte del Ppe, questo è il manifesto del Ppe, e quindi lo è anche della nostra principale candidata» ha puntualizzato confermando quindi che anche la presidente della Commissione potrebbe sostenere l’idea, lanciata dal “manifesto” sulla scia del protocollo con il Paese africano: l’obiettivo è che i Paesi terzi sicuri ospitino i richiedenti asilo non solo durante la procedura ma anche una volta ottenuta la protezione. «Dobbiamo distinguere tra i richiedenti asilo e i migranti illegali, che vanno respinti alle frontiere esterne. Chi viene in Europa lo decide l’Europa con gli Stati membri, non i trafficanti», ha spiegato. E sul contenuto previsto nel manifesto del Ppe, il vice premier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani ha subito rimarcato che è «l’accordo tra Italia e Albania» un modello «che può essere seguito da altri» per esternalizzare le richieste di asilo anche in Ue. Immediate le critiche dei partiti dell’opposizione, in Italia. «La scelta politica del Ppe di sposare il cosiddetto “modello Ruanda” è una scelta gravemente sbagliata – dichiara Pierfrancesco Majorino, responsabile Politiche migratorie nella segreteria Pd –. Ciò di cui abbiamo bisogno, in Europa, è invece il superamento degli accordi di Dublino e una Mare Nostrum europea, e, tema essenziale per l’Italia, l’apertura di vie d’ingresso legali e sicure».

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