venerdì 9 giugno 2023
Premier a tutto campo nella masseria di Vespa: difende l'appoggio a Kiev ed è pronta a lavorare sul femminicidio con opposizione. «Schlein confonde dissenso con autoritarismo, così continua a perdere»
Meloni: Mes ora è uno stigma, rischia di bloccare le risorse

ANSA

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Frecciate politiche alla segretaria Pd, riflessioni sul Mes e l’Europa, un convinto sostegno a Kiev nella guerra contro la Russia, una difesa delle azioni del governo su occupazione e crescita, insieme ad una condanna ferma del femminicidio che va combattuto attraverso la formazione dei più piccoli. È una Giorgia Meloni a tutto campo quella che si diede davanti a Bruno Vespa nella sua masseria in Puglia, dove è in corso fino a domenica la terza edizione del Forum “L’Italia che verrà”. E lo fa partendo proprio dal rapporto del nostro Paese con l’Europa. «Il Mes è un tema che sarebbe stupido aprire adesso, per due ragioni – premette - la prima è che non ho cambiato idea sul Mes, ma è una parte di una serie di strumenti che vanno discussi nel loro complesso». Non ha senso perciò, secondo lei, «ratificare la sua riforma se non sai cose prevede il nuovo patto di stabilità e crescita», aggiungendo di «non esser convinta sulla proposta della Commissione». Inoltre, definisce il meccanismo, per come è ora, «uno stigma che rischia di tenere bloccare delle risorse in un momento in cui invece stiamo tutti cercando risorse: poi non verrebbe utilizzato da nessuno».

L’attacco a Schelin

Il presidente del Consiglio non manca poi di attaccare l’opposizione. «Vogliono impedire di parlare a un ministro», dice in merito contestazione contro la ministra Eugenia Roccella al Salone del libro di Torino. Si dice stupita - continua - che «la segretaria del Pd dica che siamo allergici al dissenso: se confonde il dissenso con l'autoritarismo abbiamo un problema. Escludo che gli italiani credano che siamo in un regime di autoritarismo». E ancora: «So che la preoccupazione della segretaria del Pd è reale, non strumentale, lei è davvero preoccupata», risponde ironica alla domanda di Vespa. «La voglio tranquillizzare: il centrodestra da sempre difende le libertà di cittadini, famiglie e imprese, questo noi stiamo dimostrando e gli italiani lo capiscono». Poi una stoccata sul partito che Elly Schlein sta mettendo in piedi: «Se il nuovo corso del Pd è andare dritti con la strategia che li ha portati dritti alla sconfitta elettorale... Se loro vogliono andare avanti così, posso anche essere contenta...».

Occupazione e sviluppo

Giorgia Meloni, in più, difende le riforme fatte finora per abbassare le tasse sul lavoro e rilanciare lo sviluppo del Paese. «Il dato più importante è un Pil italiano che cresce oltre la media europea. Il governo deve dare i suoi segnali, l'economia risponde e lo sta facendo: non è un fuoco di paglia – sottolinea - L'Italia ha appena raggiunto il record storico di numero di occupati e di contratti stabili, a proposito di chi parla di precarizzazione del lavoro, e tutto è trainato dall'occupazione femminile».

In particolare, il capo dell’esecutivo precisa che «noi lavoriamo per favorire il lavoro, quindi se si tratta di rivedere l'Ires, bisogna dire che noi la abbassiamo ma se si investe in forza lavoro. Bisogna insomma favorire le aziende che hanno un'alta densità di mano d'opera».

Italia al fianco dell’Ucraina

Il capo del governo italiano sull’appoggio a Kiev «fino alla fine» da parte del nostro Paese sottolina in più che «sostenendo l'Ucraina non solo sosteniamo il diritto di una nazione a essere libera, sovrana, difendiamo anche noi stessi» anche perché, aggiunge la premier, «se gli ucraini si arrendessero o se la Russia vincesse, noi avremmo la guerra più vicina a casa nostra. Quella guerra si sposterebbe probabilmente in Moldova, poi vediamo con la Polonia, e poi vediamo...». Perciò l'unica pace possibile, prosegue Meloni, «è quella che tiene conto del diritto internazionale. Difendendo l'Ucraina, costruiamo le condizioni perché ciascuno si sieda al tavolo della pace».

Il futuro dell’Europa

Meloni parla anche dei governi di Polonia e Ungheria, da tempo nel mirino della commissione europea proprio a causa delle riforme contrarie allo stato di diritto: «Per quanto riguarda Polonia e Ungheria, sono democrazie più giovani della nostra, perché quando finì la Seconda guerra mondiale sono stati abbandonati al gioco sovietico. Sì, c'è un lavoro che va fatto per rafforzare quelle democrazie e accompagnarle, e sono pronta a farlo perché l'Europa non è un club di serie a e b ma soprattutto una civiltà». Parole che arrivano l'indomani del voto a Bruxelles sul patto per l'Asilo, sottoscritto dall'Italia e respinto invece da Ungheria e Polonia. In particolare sul fronte migranti annuncia i passi avanti fatti nell'ultima visita in Tunisia, per lavorare sulle partenze e fare in modo che l'accoglienza sia davvero europea, e la nuova visita a Tunisi domenica insieme alla presidente della Commissione Ue Ursula Von der Leyen e al primo ministro Mark Rutte.

Femminicidio

Nella lunga chiacchierata con il giornalista Rai, il capo del governo italiano fa anche un passaggio sul tema dei femminicidi. «La grande sfida è sulla cultura – ammette- spero che nel passaggio parlamentare delle nostre norme contro il femminicidio sia un terreno per trovare un accordo trasversale. Sono disponibilissima a lavorare insieme e incontrare chi ci lavora, non solo donne». Poi riferendosi in particolar modo all’ultima tragedia avvenuta a Senago, in cui è stata uccisa una donna incinta di sette mesi, Meloni sottolinea che la sua speranza è che «sulla personalità giuridica del nascituro la magistratura dia segnali chiari, le vite che sono state interrotte da questo signore sono due», dice riferendosi all’omicida Alessandro Impagnatiello.

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