sabato 17 giugno 2023
Il sì delle commissioni Giustizia e Affari costituzionali apre all’esame dell’aula. La relatrice Varchi (FdI): difendiamo le donne
Montecitorio, sede della Camera dei deputati

Montecitorio, sede della Camera dei deputati - IMAGOECONOMICA

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Il “ricalcolo” dei lavori parlamentari per via dell’agenda scombussolata dalla morte di Berlusconi non sposta dalla casella di lunedì 19 l’avvio della discussione generale sul disegno di legge per perseguire il reato di surrogazione di maternità anche quando consumato all’estero. Ieri l’ultimo voto preliminare a Montecitorio: dopo il varo da parte della Commissione Giustizia, il 31 maggio, la bozza ha superato anche il vaglio della Commissione Affari costituzionali, e con il conferimento del mandato di relatrice alla deputata di Fratelli d’Italia Carolina Varchi è ora pronta per l’aula della Camera.

I numeri sono largamente a favore visto che la proposta nasce dai partiti di maggioranza, ma la discussione si annuncia comunque accesa. Il tema della “gestazione per altri” (o Gpa) ha assunto connotazioni di bandiera ideologica dopo che il 14 marzo il prefetto di Milano richiamò al rispetto della legge il Comune, che stava registrando all’anagrafe figli di “due papà” (certamente frutto di maternità surrogata, vietata dalla legge 40) e di “due mamme” (concepiti con fecondazione eterologa, preclusa dalla stessa legge a coppie dello stesso sesso). Da allora non si è ancora placata la polemica su un divieto che in realtà è scritto a chiare lettere nella legge 40 sulla procreazione assistita, la stessa che verrebbe emendata dal nuovo intervento del legislatore.

Tanto discusso e contestato, il provvedimento in elaborazione infatti si limita a un solo, semplicissimo articolo: «Al comma 6 dell’articolo 12 della legge 19 febbraio 2004, n. 40, è aggiunto, in fine, il seguente periodo: “Le pene stabilite dal presente comma si applicano anche se il fatto è commesso all’estero”». Dunque una integrazione di una legge già in vigore e che già definisce la maternità surrogata in quanto tale come un reato punito con «la reclusione da tre mesi a due anni e con la multa da 600.000 a un milione di euro».

È il principio del (contestatissimo) “reato universale”, che nei giorni scorsi ha guadagnato al progetto di legge italiano il sostegno delle reti di femministe di tutto il mondo. E allora, perché non si riesce a ottenere un fronte trasversale per rigettare una pratica che degrada la maternità a oggetto di transazione commerciale? «In aula – dice Carolina Varchi – rappresenterò la volontà della maggioranza di difendere i diritti e la libertà di tutte le donne, convinti come siamo che tutte le donne vanno tutelate e che il reato penale abbia un’efficacia deterrente vera. Siamo convinti di poter disincentivare la maternità surrogata. La sinistra ha ceduto a pulsioni più radicali. Il vero obiettivo è il concetto stesso di maternità, che con la maternità surrogata si vuole colpire e che noi invece vogliamo difendere».

Intanto il senatore di Italia Viva Ivan Scalfarotto presenta oggi il suo ddl per la regolamentazione della Gpa “solidale”, cioè a titolo gratuito, sostenuto anche dall’Associazione Coscioni.

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