mercoledì 10 gennaio 2018
Il gommone su cui viaggiavano trasportava più di un centinaio di persone, ma solo 17 di loro sarebbero stati salvati dalla marina libica. Altri naufragi nella notte
Immagini di repertorio

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Un'altra strage nel Mediterraneo. A guardare le cifre, ancora del tutto provvisorie, una vera e propria ecatombe. Tra 90 e 100 persone risultano disperse in seguito all'affondamento di un barcone al largo delle coste della Libia. A rivelarlo è stata la Marina del paese nord africano, con un comunicato pubblicato nella notte, basato sui dati raccolti interrogando i sopravvissuti. Il generale Ayoub Kacem, portavoce della Marina libica, ha detto che «il barcone trasportava più di 100 persone, ma solo 17 di loro, tra cui molte donne, sono stati tratte in salvo».

Secondo quanto riportato, i sopravvissuti sono rimasti appesi per ore alle estremità dell'imbarcazione finché non sono arrivati i soccorsi. L'affondamento è avvenuto al largo della città di al-Khoms, a circa 100 chilometri a est della capitale libica, Tripoli. Mentre la pattuglia stava salvando i migranti del gommone avrebbe ricevuto «una seconda e una terza segnalazione sulla presenza di imbarcazioni di migranti a nord di Zauia», informa ancora la nota riferendosi a una località circa 50 km in linea d'aria a ovest di Tripoli.

Il Centro Astalli: «Ora basta con l'indifferenza»

Il Centro Astalli esprime in una nota «profondo cordoglio» per la tragedia: «Assistiamo attoniti all`ennesimo oltraggio alla vita umana. Un doppio oltraggio - si legge nella nota - per le condizioni disumane in cui uomini e donne sono costretti a morire e per un'indifferenza sempre più dilagante da parte di istituzioni nazionali e sovranazionali e purtroppo anche della società civile». Il Centro Astalli chiede a istituzioni nazionali ed europee una tempestiva azione umanitaria di ricerca e soccorso in mare per le imbarcazioni in difficoltà, consentendo approdo sicuro in un porto europeo e l'istituzione immediata di un canale d'evacuazione dalla Libia per i migranti in transito e in detenzione in un Paese in cui dignità, sicurezza e diritti umani non sono garantiti.

In questa settimana che si conclude con la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato per la Chiesa cattolica «chiediamo alla
comunità cristiana e tutti gli uomini e le donne di fede di reagire al torpore dell`indifferenza e all`orrore che si consuma ogni giorno a casa nostra, nel nostro mare».

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