mercoledì 3 marzo 2021
La compagnia danese, che non è indagata, nega che vi sia stato un accordo economico per il trasbordo dei migranti. “Pronti a spiegare agli inquirenti, ma non ci hanno contattati”
La petroliera Maersk Etienne, bloccata per 38 giorni con 27 migranti

La petroliera Maersk Etienne, bloccata per 38 giorni con 27 migranti

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L’inchiesta della procura di Ragusa sul trasbordo di 27 migranti dalla petroliera “Maersk Etienne” alla nave umanitaria “Mare Jonio” dovrà adesso affrontare una ricostruzione alternativa. Fornita direttamente dal gigante della navigazione commerciale danese.

Da Copenaghen un portavoce della compagnia ha inviato una lunga nota per ricostruire i fatti. Un racconto che pone a questo punto nuovi interrogativi. Già ieri Maersk in una dichiarazione ad “Avvenire” aveva precisato di non essere stata mai contattata dagli investigatori, nonostante il bonifico da 125mila euro in favore dell’armatore di “Mediterranea Saving Humans” provenisse proprio dalla compagnia, un colosso che fattura oltre 36 miliardi di euro all’anno.

Ecco cosa scrive Maersk: “Il 5 agosto 2020 l'equipaggio della Maersk Etienne (la nave petroliera di proprietà del gruppo danese, ndr) ha salvato 27 persone in difficoltà in mare su richiesta delle autorità maltesi. Una volta salvati, loro e l'equipaggio sono stati lasciati bloccati per 38 giorni, senza che nessuna autorità fosse disposta a permettere alla nave di fare scalo e consentire lo sbarco in sicurezza delle persone salvate”.

Si è trattato del più lungo stop mai registrato in epoca recente nel Canale di Sicilia.

“Dopo diverse richieste di assistenza rimaste senza risposta, la situazione - si ricorda nella nota - è diventata terribile dal punto di vista umanitario. Abbiamo concordato con Mediterranea che avrebbero condotto una valutazione sanitaria utilizzando il team medico a bordo della Mare Jonio”.

A questo punto il comandante della petroliera, in accordo con l’armatore, ha dato l’ok al trasbordo. “Il trasferimento sulla nave è avvenuto in seguito alla loro valutazione che le condizioni delle persone salvate richiedevano cure immediate in strutture mediche adeguate. Era una situazione umanitaria - insiste Maersk - vogliamo chiarire che in nessun momento prima o durante l'operazione è stata discussa o concordata una compensazione o un sostegno finanziario”.

Maersk al momento non risulta indagata e i suoi manager non sono stati ascoltati neanche nella veste di “persone informate dei fatti”.

Il bonifico, come indicato dagli inquirenti, è stato incassato da “Idra”, proprietaria di Mare Jonio, due mesi dopo l’arrivo dei migranti in Sicilia. “Mesi dopo l'operazione di salvataggio, Maersk Tankers - si legge ancora nella dichiarazione del gruppo navale - ha incontrato i rappresentanti di Mediterranena per ringraziarli della loro assistenza umanitaria. In seguito a questo incontro, abbiamo deciso di dare un contributo a Mediterranea per coprire alcuni dei costi sostenuti a causa dell'operazione. Questo è stato effettuato per un importo di 125.000 euro e con il pieno sostegno della direzione di Maersk Tankers”.

Alla luce di queste precisazioni si direbbe che o Maersk starebbe mentendo, rischiando di passare da non indagata ad accusata di reato connesso a quello contestato a dirigenti ed equipaggio di Mare Jonio, oppure uno dei fondamenti dell’inchiesta verrebbe minato. Ad oggi, assicurano da Copenaghen, “non siamo stati contattati dalle autorità in relazione all'indagine, siamo pronti a collaborare, se contattati”.

Prima di chiudere la nota Maersk tiene a precisare che il sostegno a Mediterranea non è una scelta dettata da un singolo episodio ed anzi fa parte di un impegno più ampio: “Continuiamo a spingere per un'azione politica decisiva per evitare il ripetersi dell'incidente della Maersk Etienne. Il lavoro maggiore sulla questione avviene attraverso Danish Shipping (l’associazione degli armatori della Danimarca, ndr) che sta dialogando con le autorità danesi, l'Unione europea, l'Organizzazione marittima internazionale e altre parti interessate”.

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