mercoledì 11 dicembre 2013
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Uso di legname certificato e a filiera corta, riduzione al minimo nell’utilizzo della carte (ma anch’essa certificata), mobilità sostenibile con mezzi a metano, a idrogeno o ibridi diesel/elettrici, distributori di acqua sfusa al posto di quella in bottiglie di plastica, riduzione di un grado della temperatura di uffici comunali e altri edifici pubblici e anche dei livelli di illuminazione stradale, promozione dei servizi collettivi di mobilità: sono alcune delle iniziative delle Universiadi invernali 2013 che si aprono questa sera in Trentino e che voglio essere Universiadi “a emissioni zero”. Una bella scommessa che parte da quella già vinta sempre in Trentino in occasione dei mondiali di sci nordico lo scorso febbraio. “Il nostro segreto - spiega Sergio Anesi, presidente del Comitato organizzatore delle Universiadi - è la collaborazione tra tutte le organizzazioni, una rete tra Consorzio dei comuni trentini, Provincia autonoma di Trento e Università, per far sì che l’impatto ambientale possa essere sempre più vicino allo zero”. Così le buone pratiche potranno compensare le circa 20mila tonnellate totali di anidride carbonica previste per lo svolgimento delle varie attività legate all’evento sportivo. Molta attenzione è stata posta, in particolare, sull’uso del legno, in stretta collaborazione col Pefc Italia, lo schema di certificazione per la gestione sostenibile delle foreste più diffuso al Mondo. Così per le strutture degli eventi sono state usati circa 900 metri cubi di legno, ma non sarà un danno per gli splendidi boschi trentini. Infatti proprio la qualità di queste foreste permetterà di rigenerare in appena tre giorni la quantità di legno utilizzata. Ed è questo il senso della gestione forestale sostenibile. Inoltre una delle strutture, quella che ospiterà gli inviati delle tv di tutto il Mondo, interamente realizzata con legno certificato Pefc e a filiera corta, alla fine dell’evento sportivo verrà utilizzato come ostello per turismo sociale. Tante grandi e piccole collaborazioni perché, come spiega il professor Maurizio Fauri dell’università di Trento, responsabile del “Progetto impatto zero”, “molte azioni di riduzione delle emissioni si possono fare semplicemente modificando i propri comportamenti e i propri consumi”.
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