lunedì 11 settembre 2023
Con una circolare valida solo per le navi di soccorso con bandiera italiana ma non applicabile a quelle estere, viene autorizzata la navigazione ma vietato di portare equipaggiamento di salvataggio
La nave Mare Jonio di Mediterranea Saving Humans

La nave Mare Jonio di Mediterranea Saving Humans - Mediterranea

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La nave Mare Jonio di Mediterranea Saving Humans potrà salpare, ma senza equipaggiamento di soccorso. E’ l’ordine impartito dalla Capitaneria di porto alla piattaforma civile italiana. Dopo una lunga ispezione il vascello è stato giudicato idoneo alla navigazione ma non alle nuove norme, rivolte esclusivamente ai vascelli con bandiera italiana e non per quelli stranieri.

Il rimorchiatore trasformato in mezzo di ricerca e soccorso con cui sono stati svolti numerosi salvataggi (sopravvissuto a sequestri, multe, inchieste, che non hanno portato ad esiti giudiziari), ha ricevuto la certificazione nazionale e internazionale del Registro navale. I tecnici del Rina (l’ente certificatore riconosciuto) avevano infatti esaminato oltre alle dotazioni di bordo e le capacità tecniche ordinarie anche il nuovo equipaggiamento di soccorso rinnovando la certificazione per le operazioni di ricerca e soccorso per un massimo di 70 naufraghi secondo le regole internazionali. Ma le norme varate dal governo Draghi (dicembre 2021 e febbraio 2022) e reinterpretate ora hanno condotto al paradosso: la nave può navigare ma guai a salvare vite.

Nella richiesta è precisato che occorre "rimuovere dalla nave prima della partenza le attrezzature e gli equipaggiamenti imbarcati a bordo per lo svolgimento del servizio di salvataggio." La pena per l’inosservanza dei provvedimenti dell'autorità prevede l'arresto fino a tre mesi e sanzioni pecuniarie.

Da Mediterranea parlano di «intimidazione» come parte della «insensata guerra contro il soccorso civile in mare». La Mare Jonio è l’unica della flotta civile a battere bandiera italiana. Per paradosso, se il rimorchiatore avesse avuto bandiera di un altro Paese, le norme italiane non sarebbero potute essere applicate perché il mezzo ha ottenuto la certificazione nazionale e internazionale.

L’ispezione era scattata il 22 agosto e si è conclusa il 6 settembre con il rinnovo di tutti i documenti per la navigazione. «In questi anni pensavamo di averle viste tutte», commentano dall’organizzazione con una nota, ricordando la sequenza di «codici di condotta e porti chiusi, i controlli strumentali e le detenzioni tecniche, le inchieste per favoreggiamento e le multe milionarie, da ultimi gli sbarchi selettivi, l’assegnazione di porti di sbarco lontani e gli ingiustificati fermi amministrativi». Più volte l’equipaggio di Mediterranea così come quello di altre organizzazioni umanitarie sono state ricevute da Papa Francesco alla presenza di don Mattia Ferrari, cappellano di Mediterranea. Il capomissione Luca Casarini è uno degli otto “invitati speciali” del Pontefice al Sinodo di ottobre.

«Che senso ha - domanda proprio Casarini - imporre a una nave che si prepara a navigare nel tratto di mare più pericoloso e mortifero del pianeta, dove oltre 2.300 persone hanno perso la vita dall'inizio dell'anno, di privarsi di salvagente, battelli gonfiabili, farmaci ed equipaggiamenti medicali e quant'altro è necessario per salvare vite umane in pericolo?».

L’armatore sociale di Mediterranea era stato posto sotto indagini a partire dal 2020 dalla procura di Ragusa, ma a distanza di 3 anni non è ancora stato chiesto il processo.

«Questo ordine è per noi semplicemente oltraggioso e inaccettabile, così come la minaccia di conseguenze penali per i nostri armatori. Insieme a tante e tanti altri lo rifiutiamo e da subito - annuncia Mediterranea - contesteremo questo provvedimento in ogni sede».

Il comando delle Capitanerie di porto ha inviato una nota dopo la diffusione delle notizia a inviato una nota nella quale tuttavia riconosce "l’impossibilità di ottenere la certificazione per il servizio di salvataggio, in ragione delle caratteristiche tecniche dell’unità, non rispondenti alla normativa in materia di sicurezza della navigazione applicabile", alludendo proprio alle circolari indirizzate alle navi italiane. L'ispezione "è stata svolta nel porto di Trapani in sede collegiale da Guardia Costiera, Ufficio Sanità marittima e dal Registro Italiano Navale (Rina)". Senza entrare nel dettaglio la Guardia costiera spiega che al termine dell'ispezione "la commissione ha ritenuto necessario prevedere la rimozione di alcune attrezzature presenti a bordo oggettivamente pericolose per lo svolgimento in sicurezza delle attività richieste: come ad esempio, alcuni container e battelli presenti in coperta, incompatibili con lo svolgimento in sicurezza delle operazioni di rimorchio e di antinquinamento, per le quali la nave è stata certificata. Non è stato richiesto lo sbarco di mezzi individuali di salvataggio né di medicinali".

Quello che la nota non precisa è che il container, ancorato alla nave e la cui presenza non era mai stata contestata dalle autorità in anni di missione in mare, altro non è che l'infermeria attrezzata con strumenti medici e serve anche da paravent e parapioggia per le persone soccorse che altrimenti verrebbero esposte alle intemperie dopo il salvataggio. Mentre quelli che vengno definiti battelli sono i gommoni veloci (la cui presenza non è mai stata messa in esame nelle precedenti ispezioni) necessari a raggiungere rapidamente i naufraghi per poterli poi trasbordare a bordo della Mare Jonio, come avviene per tutte le navi di soccorso.

Con «stupore e indignazione» ha reagito Paolo Ciani, vicecapo gruppo Pd-Idp alla Camera e segretario di Demos. «È assurdo - ha commentato il parlamentare - e appare evidente che ci sia un accanimento da parte del governo che nell’attuale drammatica situazione decide di punire e ostacolare chi prova a salvare vite umane, piuttosto che sostenerle, collaborare e ringraziare. Accanimento disumano e incomprensibile».




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