martedì 17 settembre 2019
La rotta balcanica, il campo di Idomeni in Grecia, le frontiere chiuse, i campi in Libano e Giordania, l'impegno di InterSos. Fino al 28 settembre a Roma l'esposizione organizzata dalla Regione Lazio
Berkasovo, confine serbo – croato, 2015. I profughi avanzano a passi lenti tra il fango e il mais 2015 ©Alessio Cupelli

Berkasovo, confine serbo – croato, 2015. I profughi avanzano a passi lenti tra il fango e il mais 2015 ©Alessio Cupelli

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Nadab, che in arabo significa "la cicatrice", è il titolo scelto per l'ampia selezione della ricerca fotografica sulla diaspora siriana condotta in questi anni dal fotografo Alessio Cupelli al fianco degli operatori di InterSos, impegnati nei Balcani, in Grecia, in Libano, in Giordania e in Iraq.

Oltre 6 milioni di persone hanno lasciato la Siria in cerca di protezione a partire dall’inizio della guerra civile, nel marzo del 2011. Anche se l’85% dei rifugiati ha trovato accoglienza nei Paesi vicini, sono 127 i Paesi del mondo che hanno accolto rifugiati siriani. Il flusso migratorio che ne è derivato ha inciso profondamente sulla geografia economica e sociale di molti paesi, creando nuove sfide di accoglienza e difficili convivenze.

In particolare la selezione fotografica - curata da Chiara Capodici - si concentra su due momenti di questa storia. Il primo è legato al flusso di rifugiati verso l’Europa nei primi mesi del 2016, alle vicende del campo di Idomeni nel Nord della Grecia, alla rotta balcanica, alla chiusura delle frontiere e al limbo che ne è seguito. Il secondo indaga le condizioni di vita e le sfide di resilienza negli insediamenti informali e nei campi di Libano e Giordania.

Nadab è la testimonianza di molte cicatrici: quelle legate alle esperienze di luoghi attraversati, vissuti e trasformati, quelle connesse alle macerie di guerre e conflitti ancora vicini nella memoria, dalla rotta balcanica al medio-oriente, ma soprattutto quelle che ogni rifugiato porta dentro di sé.

Concentrandosi sulla dimensione più intima e umana della condizione di rifugiato, Nadab, pur senza mostrare direttamente il lavoro degli operatori umanitari, evidenza l’importanza della protezione umanitaria, elemento centrale dell’impegno di InterSos, teso a garantire il pieno rispetto dei diritti degli individui riconosciuti dal diritto umanitario internazionale e dalla dichiarazione universale dei diritti dell’uomo.

Concretamente significa cure mediche, educazione, cibo e all’acqua, strutture abitative, documentazione legale per tutelare l’identità delle persone, supporto psicologico per chi ha subito traumi e violenze, prevenizione dalla violenza, dalla discriminazione di genere, dallo sfruttamento del lavoro, particolarmente minorile.

Alessio Cupelli, nasce a Liegi nel 1981 e cresce nello studio fotografico dei suoi genitori a Pescara. Nel giugno 2015 espone al festival di fotografia romano Fotoleggendo. “Some Kind of Records”, una sorta di taccuino di appunti fotografici nato dalle sue esperienze dei viaggi fatti come collaboratore del grande fotoreporter Paolo Pellegrin. Nel 2012, insieme ad altri otto fotografi, è tra i fondatori del collettivo fotografico 001. Dalla fine del 2015 inizia a lavorare a Nadab.

NADAB – Immagini dalla diaspora siriana - Fotografie di Alessio Cupelli, a cura di Chiara Capodici. Roma, 18 – 28 settembre 2019 presso WeGil, Largo Ascianghi 4, spazio della Regione Lazio.







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