venerdì 15 marzo 2019
Grande mobilitazione nelle principali città italiane, senza bandiere o simboli politici. In centomila a Milano. A Torino suonano migliaia di sveglie: «Non abbiamo più tempo»
I giovani in manifestazione a Milano

I giovani in manifestazione a Milano

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Il giorno è arrivato. Gli studenti, e non solo, in tutta Italia e nel mondo sono in piazza per lo “sciopero globale” contro i cambiamenti climatici. I giovani attivisti chiedono un cambio di rotta su ambiente e sviluppo sostenibile: lo fanno sulla scia delle proteste pacifiche della sedicenne svedese Greta Thunberg. Decine di migliaia, mobilitati in nome del rispetto della Natura e del rispetto della Terra. I primi a muoversi, quando in Europa ancora si dormiva, sono stati i giovani australiani: «Smetteremo di comportarci da adulti quando il primo ministro Scott Morrison smetterà di comportarsi da bambino». Così la sedicenne australiana Tahlia Mullins, in piazza a Canberra, la capitale dell'Australia, per lo sciopero mondiale per chiedere ai governi di agire fermamente contro i cambiamenti climatici, si rivolge direttamente al primo ministro australiano Scott Morrison.

In Italia si stanno svolgendo quasi 200 eventi, con manifestazioni in tutte le principali città. Gli organizzatori, da Nord a Sud, avevano invitano a portare striscioni, musica e colori, ma non bandiere di partiti politici: «Perché la giornata non sia strumentalizzata», dicono. E anche perché la politica non continui, buttandosi in piazza con proclami e slogan di un giorno, a fare su clima e sviluppo sostenibile quello che ha fatto negli ultimi decenni: «Troppo poco». E così stanno andando le cose: l'onda verde che invade le strade, con le guance dipinte, non ha bandiere o simboli politici.

«Siamo un milione» sostengono gli organizzatori, e anche se per un bilancio ufficiale bisognerà aspettare, l'adesione allo “sciopero globale” è stata altissima nel Belpaese. «Una mobilitazione del genere lancia un segnale inequivocabile: siamo una generazione che chiede a gran voce di essere educata all'unico cambiamento possibile, un modello di sviluppo diverso» dice Giammarco Manfreda, Coordinatore Nazionale della Rete degli studenti Medi. «La lotta al cambiamento climatico non è un tema secondario, e oggi gli studenti lo hanno dimostrato. Cosa risponde il governo? Vogliamo impegni chiari, e li vogliamo subito!» insiste Enrico Gulluni, Coordinatore Nazionale dell'Unione degli Universitari. «Una segnale forte anche rispetto al Ministro Bussetti, che ieri invitava i ragazzi ad andare a scuola: gli studenti hanno risposto che non esiste un pianeta B!» concludono i due studenti.

«A Milano siamo in 100mila» urlano gli organizzatori in testa al corteo impressionante, che si sposta verso piazza Duomo e non come previsto verso la Scala «perché lì siamo troppi, non ci staremmo». «Non ci sentiamo rappresentati perché nessun partito ha fatto qualcosa di concreto», urla Miriam Martinelli, la “Greta Thunberg” italiana, sedicenne anche lei, milanese, presenza fissa nei
Friday for future della città. La giovane, in testa alla manifestazione, spiega che «siamo in una terza guerra mondiale, se non facciamo qualcosa moriranno milioni di persone, oltre ad animali e vegetali». Miriam è stata anche invitata all' Europarlamento a Strasburgo: «Lì ho visto tante parole di politici che ci ringraziavano e ci dicevano che il cambiamento climatico era il primo problema. Ma sono soltanto parole e non si è mai arrivati ad una conclusione. Ci hanno invitato, ci hanno ascoltato ma continuano a non fare nulla».

Oltre 5mila i giovani in piazza a Torino, che in piazza Palazzo di Città, davanti al Municipio, hanno organizzato un flashmob: hanno fatto suonare in contemporanea mille sveglie per ricordare a tutti che «non c'è più tempo». Una rappresentazione dei manifestanti ha incontrato la sindaca Chiara Appendino, che ha dato loro appuntamento tra dieci giorni per ascoltare le loro proposte. I giovani, dal canto loro, hanno sollecitato le istituzioni a darsi da fare e si sono messi a disposizione per collaborare.

Seimila invece, secondo le prime stime, gli studenti che stamani partecipano alla sciopero per il clima a Roma. Il corteo è partito dal Colosseo e ha percorso via dei Fori imperiali, arrivando a fianco dell'Altare della Patria, dove parleranno gli oratori previsti,
tutti ragazzi, tranne il geologo Mario Tozzi. Sotto un sole primaverile, sfilano ragazzi delle superiori, qualcuno anche delle medie. Gli adulti sono in netta minoranza. Il clima è allegro e festoso. I cartelli sono improvvisati, pezzi di cartone disegnati. Fra gli slogan, "Ci siamo rotti i polmoni", "ci riprendiamo il nostro futuro", "uno spreco al giorno toglie il pianeta di torno". Mentre tutti intonano la canzone diventata il simbolo delle manifestazioni in tutto il mondo, "Bella ciao", declinata dai più in "Terra ciao". «Sapevamo già dell'emergenza clima, ma Greta Thunberg ci ha spinti a mobilitarci», spiega Alessandro, studente di terza media. E lo stesso dicono gli altri ragazzi in corteo: «Conoscevamo il problema, ne parlavamo, ma prima di Greta non pensavamo di attivarci».

E a migliaia sono per strada anche a Taranto. "Non c'è un pianeta B". "Chi non si cura della propria casa non è degno di esser chiamato uomo". "Vengo da una zona dove l'aria non è buona". "Se non invertiamo la rotta annegheremo tutti". "Io voglio vivere". Sono alcune delle frasi scritte su cartelloni e striscioni portati in corteo dai ragazzi, che nella città dell'Ilva sono sostenuti e affiancati da movimenti, associazioni ambientaliste e cittadini. Una marcia che nel capoluogo ionico assume un significato particolare per l'emergenza sanitaria e ambientale causata negli anni dalle emissioni dei grandi impianti industriali, a cominciare dallo stabilimento siderurgico. "Ilva vaffa..." hanno gridato gli studenti attraversando le vie del centro con un lungo serpentone che si è snodato dall'Arsenale della Marina militare verso piazza della Vittoria.

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