martedì 11 aprile 2023
Le università hanno aumentato i posti per i corsi di laurea, ma i giovani non si iscrivono. Stipendi bassi e fermi da anni. E presti ci saranno migliaia di pensionamenti
Un'infermiera durante l'emergenza Covid

Un'infermiera durante l'emergenza Covid - ANSA/Filippo Venezia

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Gli infermieri, insieme ai medici, sono stati gli eroi che hanno salvato la Lombardia dalla pandemia. In due anni è cambiato tutto, a partire dal fatto che l’ultimo anno accademico è iniziato - per la prima volta - con meno giovani che si sono presentati al test di ammissione al corso di laurea di infermieristica in Lombardia. Tanto che si pensa ormai al reclutamento sistematico dall’estero.

A fronte di un aumento dei posti negli atenei regionali, pari al 3.5 per cento, il test di ingresso per infermieristica ha visto calare del 9,2% il numero degli aspiranti infermieri sia negli atenei statali sia in quelli privati in regione.

Insomma, sembra essersi esaurito quello che era stato definito - in chiave positiva - “l’effetto Covid”, quando nel test di ammissione del 2020 il 33 per cento di tutte le domande presentate in ambito sanitario era per infermieristica. Questa tendenza è iniziata nel 2022, ma procede in parallelo ad un’altra che sta maturando negli ultimi anni: il numero dei laureati infatti continua a scendere, in rapporto agli iscritti che hanno superato la selezione data dal numero chiuso.

Nel dettaglio, i laureati sono scesi dall’81% degli ammessi ai corsi dopo il test del 2013, al 69% del 2021 e al 67% dello scorso anno accademico.

Tra le principali ragioni di abbandono degli studenti iscritti c’è la difficoltà, soprattutto nell’ultimo biennio, di vedersi assicurato un tirocinio da parte degli atenei lombardi. E questo “intoppo” - segnala la sezione regionale di Fnopi, la Federazione nazionale degli ordini delle professioni infermieristiche - è solo l’antipasto di quelli che si presentano una volta in corsia o in struttura.

Anche perché, nonostante la fine dell’emergenza pandemica la retribuzione degli infermieri è ferma da quasi 15 anni. In questo lasso di tempo sono aumentate però le responsabilità delle mansioni degli infermieri e il costo della vita che in Lombardia è cresciuto a velocità doppia rispetto al resto del Paese, denunciano da Fnopi.

Se i numeri dei futuri infermieri in Lombardia sono al ribasso - stando ai dati della Federazione degli ordini delle professioni infermieristiche - rispetto al passato recente, il presente non è comunque roseo: in Lombardia infatti mancano - oggi - 5.388 infermieri nelle strutture socio-sanitarie territoriali e 3.981 negli ospedali, per un totale, 9.368 infermieri, sul totale di 65 mila iscritti all’ordine in regione.

In quadro è ancora più sconfortante se si mettono a confronto i numeri lombardi con quelli europei: mediamente nei 38 Paesi che fanno parte dell’Ocse si contano 8.8 infermieri ogni mille abitanti, in Lombardia invece la media scende a sei. Una difficoltà che non tocca soltanto la sanità pubblica, ma anche il privato.

Sul territorio regionale, dove la carenza di personale è e sarà sempre più un problema, c’è un ulteriore crisi “alla finestra”: il personale infermieristico che andrà in pensione nei prossimi cinque anni è stimato in 21.050 unità, secondo l’ultimo rapporto Agenas “Il personale del Sistema Sanitario Nazionale”. Questi elementi si sommano proprio nel momento in cui il fabbisogno, per via dell’apertura di un numero crescente di case e ospedali di comunità, che a pieno regime prevedono l’impiego da un minimo di 19.450 a un massimo di 26.850 infermieri in aggiunta al numero ordinario di quelli previsti negli ospedali e nelle strutture socio-sanitarie.

«Il problema – spiega Francesco Dentali, direttore del Dipartimento emergenza dell’Asst Sette Laghi e presidente nazionale di Fadoi, l’associazione dei dirigenti ospedalieri Italiani – è che abbiamo organizzato vari concorsi in Lombardia e stiamo “pescando” il più possibile dalle liste, ma queste si esauriscono presto mettendo in crisi non solo i grandi ospedali di Milano e soprattutto i piccoli centri di cura e le strutture per anziani e persone con disabilità».


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