giovedì 16 febbraio 2017
L'associazione Ledha scrive una lettera aperta a tutti i parlamentari lombardi: «Per la Buona scuola, l'inclusione si fa nel limite delle risorse disponibili. Così non è più un diritto»
«Inclusione dei disabili? Questa è ulteriore emarginazione»
COMMENTA E CONDIVIDI

Da diritto a eventualità (sempre che ci siano i soldi). Nuove nubi all'orizzonte dell'inclusione scolastica degli alunni disabili. Lo denuncia l'associazione Ledha, che ha scritto una lettera aperta ai parlamentari lombardi, contestando i contenuti dei decreti attuativi della Buona scuola. Nello specifico, alla Lega per i diritti delle persone con disabilità non sta bene quanto prevede lo “Schema di decreto per la promozione dell'inclusione scolastica degli studenti con disabilità”, dove si legge che le misure per il sostegno (insegnanti, assistenti, educatori e trasporti) sono garantiti «nel limite delle risorse disponibili». In concreto, denuncia la Ledha in un comunicato, «questo vuol dire che non saranno più diritti esigibili».

«Furto di parole»

Eppure, almeno stando alla lettera del decreto, il legislatore è animato dalle migliori intenzioni. Nel decreto, infatti, sono ricordati, oltre all'articolo 3 della Costituzione, due capisaldi dell'inclusione dei disabili a scuola: la legge 104 del 1992 e la 328 del 2000. Inoltre, il decreto rimanda alla Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità che, all'articolo 24, ricorda Ledha, «parla di educazione e istruzione prendendo a modello gli oltre quarant’anni di integrazione scolastica italiana. Un’esperienza unica al mondo», prosegue la nota. Tutti richiami che, però, sono «traditi» poco più avanti, quando, appunto, si introduce il limite delle risorse, come condizione per l'effettiva erogazione dei servizi. Un vero e proprio «furto di parole», denuncia la Ledha nella lettera aperta a deputati e senatori della Lombardia.

Famiglie e associazioni escluse

Un altro punto, negativo, del decreto è quello che riguarda la gestione delle risorse per l'inclusione. Secondo la denuncia della Ledha, «nella scuola immaginata dal governo, le decisioni sui sostegni necessari a garantire l'inclusione saranno prese da commissioni formate da medici, mentre le famiglie e le associazioni non avranno più voce in capitolo».

«Ulteriore separazione ed emarginazione»

Durissimo il commento di Alberto Fontana, presidente di Ledha e firmatario della lettera, in cui chiede ai parlamentari di riscrivere il decreto, seguendo le indicazioni della Fish, la Federazione italiana per il superamento dell'handicap: «Questa non è inclusione ma ulteriore separazione. Questa non è inclusione ma ulteriore emarginazione».

«Diritti messi in secondo piano»

«Se non vi fosse possibile far rispettare i diritti dei bambini e ragazzi con disabilità - conclude Fontana - restituiteci almeno le parole che ci sono state rubate. Togliete i riferimenti all'articolo 3 della Costituzione, alla Legge 104 e alla Legge 328, e soprattutto alla Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità e dichiarate, sinceramente, l'intenzione dello Stato Italiano di mettere in secondo piano i diritti dei nostri bambini e ragazzi rispetto alle esigenze di bilancio».

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI