lunedì 16 febbraio 2015
Il premier: aspettiamo l'Onu. A Roma i 42 italiani rimpatriati dalla Libia.

Il Califfato prende di mira l'«Italia crociata»
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Non è tempo di correre verso un intervento militare in Libia prima che si pronunci il Consiglio di sicurezza dell'Onu. Lo ha detto il premier Matteo Renzi, che ha anche ringraziato il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi per l'apertura a collaborare sulla crisi libica, dopo lo strappo sulla riforma costituzionale a Montecitorio. "Raccomando a tutti saggezza, prudenza e senso della situazione non si passi dall'indifferenza totale all'isteria", ha detto Renzi in un'intervista al Tg5 sulla Libia. Renzi ha negato divisioni nel governo dopo che nei giorni scorsi il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni aveva annunciato che l'Italia sarebbe stata pronta a "combattere" contro le milizie dell'Is. "L'unica visione del governo è la proposta di aspettare che il Consiglio di sicurezza dell'Onu lavori un po' più convintamente sulla Libia... Non è tempo dell'intervento, verificheremo che cosa ci sarà da fare, se ci sarà una guida dell'Onu più forte sarà meglio per tutti". Quanto alla disponibilità mostrata da Berlusconi ad avallare un intervento italiano in Libia sotto l'egida dell'Onu, Renzi l'ha giudicata "molto importante". Intanto è arrivato all'aeroporto romano di Pratica di Mare il C130 dell'aeronautica militare con a bordo gli italiani rimpatriati dalla Libia. In 42 erano sbarcati nella notte al porto di Augusta (Siracusa) dopo essere partiti domenica dalla Libia. Tra loro, anche l'ambasciatore italiano a Tripoli. I rimpatriati hanno trascorso la notte alla base militare di Sigonella. Solo un impiegato, Salvatore, era uscito con le valigie in mano dal porto di Augusta, dove era atteso dal nipote; si è limitato a dire ai giornalisti che sono andati via dalla Libia per questioni di "sicurezza".
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