mercoledì 28 settembre 2022
«Per costruire il futuro dobbiamo sapere cosa vogliamo conservare dell’umano. I cattolici in politica? Diamo le ragioni laiche delle nostre scelte, sarà chiaro che abbiamo molto da dire»
Eugenia Roccella

Eugenia Roccella - Fotogramma

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Il suo è un ritorno: alla Camera era già stata per due legislature (2008-2018), con incarichi di governo come sottosegretaria al Welfare e alla Salute. Eugenia Roccella, eletta al proporzionale in Calabria per Fratelli d’Italia, è stata anche portavoce del Family Day nel 2007 e, a lungo, editorialista di Avvenire. Rientra in Parlamento con l’agenda piena di idee.

Che messaggio mandano gli italiani alla politica col voto (e il non voto) di domenica?

In primo luogo la volontà di avere un governo scelto dagli elettori. È da molto tempo che il voto degli italiani sembra contare poco, perché i governi che si sono succeduti da 10 anni a questa parte sono stati tecnici o frutto di compromessi improbabili, con alleanze tra forze politiche che si erano presentate su fronti opposti. È chiaro che questo toglie fiducia nella democrazia, che dovrebbe fondarsi sulla sovranità popolare. La crescente astensione è dovuta a questa sensazione di impotenza dell’elettore: come, io ho votato per tizio e al governo mi ritrovo caio?

Lei ha una storia politica che l’ha portata dopo diversi passaggi, e solo di recente, a Fratelli d’Italia. Cos’ha trovato delle sue idee in questo partito?

In Europa Fdi è nel gruppo dei Conservatori e riformisti, cui aderivano i tories inglesi prima di abbandonare la Ue. Questo nome mi sembra molto indicativo: vuol dire che Fdi ha in programma riforme importanti, che da troppo tempo non sono state fatte in Italia, e che in un momento difficile come quello che attraversiamo saranno assolutamente necessarie. Ma vuol dire anche che ci si pone come obiettivo la conservazione, in primo luogo dell’umano. La questione antropologica non è stata mai davvero capita dalla politica, e dalla sinistra è stata interpretata come una forma di integralismo cattolico, o di rifiuto del progresso. Ma se vogliamo costruire il futuro dobbiamo sapere cosa vogliamo conservare: per esempio il fatto che i figli nascono dalla relazione tra un uomo e una donna, e che nascere nel corpo materno è l’esperienza che ci affratella, e che ci rende capaci di solidarietà. Vogliamo distruggere tutto questo?

Che presidente del Consiglio potrebbe essere Giorgia Meloni?

Uno dei motivi, forse il principale, che mi ha convinto ad accettare la candidatura di Fdi è proprio lei. È la prima vera leader donna, che ha rischiato, si è messa in gioco e ha raggiunto questo traguardo con le proprie forze. Penso a lei come a un premier che sa decidere ma anche ascoltare. Ha subìto attacchi violenti e spesso assurdi durante la campagna elettorale, dalle stantie accuse di fascismo a critiche sul fatto di essere una donna “contro le donne”. È stata molto brava a non lasciarsi trascinare in polemiche inutili e ha sempre risposto nel merito. Questa è una grande qualità per un presidente del Consiglio.

La leader di Fdi ha dato vita con Enrico Letta a una polemica sull’aborto lungo tutta la campagna elettorale. Che peso hanno avuto a suo avviso i 'temi etici' nelle scelte elettorali degli italiani?

È stata una polemica totalmente strumentale. La politica non parla mai di aborto e nemmeno di maternità. Da sinistra l’hanno fatto, insistendo sul tema senza mai tenere conto delle risposte, solo per cercare di spaventare l’elettorato femminile. Meloni ha sempre detto che nessuno vuole cambiare la legge 194 sull’aborto e che vorremmo dare vera attuazione a quello che era un tempo lo slogan femminista: “maternità come libera scelta”. In Italia le donne non fanno più figli, ma questo sembra non preoccupare la sinistra. Invece dovremmo chiederci se davvero il desiderio di maternità è crollato, oppure, come ha detto più volte il Papa, se la verità è che la maternità è ostacolata in mille modi.

I cattolici sono presenti un po’ in tutti i partiti, ma sembra restare offuscato il rilievo pubblico della loro ispirazione. Da credente, cosa pensa che serva per uscire dal cono d’ombra?

Credo che dobbiamo fare, anche attraverso la politica, un’operazione culturale. Dobbiamo dare le ragioni laiche delle nostre scelte, trovare alleanze trasversali, far capire che i cattolici hanno molto da dire e da dare in tanti àmbiti, senza farci relegare in un ghetto.

Cosa si impegna a fare in Parlamento?

Vorrei prima di tutto occuparmi delle donne e della maternità. Penso che ci sia molto da fare per ridare alla maternità il prestigio e la centralità che le spettano e rendere alle donne molto più facile assecondare il proprio desiderio di un figlio senza fare gravose rinunce.

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