sabato 1 aprile 2023
Cartabellotta: 14 punti per il rilancio. Donini (Conferenza delle Regioni): più risorse al fondo sanitario. Il ministro: ma spendere meglio
Sanità pubblica affondo di Gimbe. Schillaci: mi batterò per il Ssn

ANSA/SILVI

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Garantire un futuro al Servizio sanitario nazionale (Ssn) è un obiettivo generalmente condiviso, le ricette tuttavia si moltiplicano e non sempre coincidono. Ieri a Bologna, nell’ambito della 15ª conferenza nazionale della Fondazione Gimbe è stato presentato un piano di rilancio del Ssn in 14 punti. Dal canto suo, il ministro della Salute, Orazio Schillaci, ha ribadito ieri di «battersi fino all’ultimo» per scongiurare la morte del Ssn. Mentre il coordinatore della commissione Salute della Conferenza delle Regioni, Raffaele Donini (assessore alle Politiche della salute dell’Emilia-Romagna) ribadisce che è necessario incrementare il fondo sanitario nazionale, che «non può rimanere metà di quello dei più avanzati Stati europei».

«Da oltre dieci anni – lamenta il presidente di Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta – assistiamo all’assenza di visione e strategia politica a supporto della sanità pubblica, in un immobilismo che si limita ad affrontare solo problemi contingenti: per questo abbiamo elaborato il “Piano di rilancio del Ssn”, a seguito di una consultazione pubblica che ha coinvolto oltre 1.500 persone». Tra gli obiettivi, Cartabellotta individua l’aumento del finanziamento pubblico per la sanità; il potenziamento della capacità di indirizzo e verifica dello Stato sulle Regioni, nel rispetto dei loro poteri; l’aggiornamento continuo dei Livelli essenziali di assistenza (Lea); il rilancio delle politiche in favore del “capitale umano”, colonna portante del Ssn; la programmazione dei servizi sanitari in relazione ai bisogni di salute; norme sull’integrazione pubblico-privato per arginare «l’espansione incontrollata del privato accreditato». Su questo fronte, Gimbe segnala un raddoppio delle strutture private accreditate ospedaliere in dieci anni (da 525 a 995), riferendosi agli Annuari statistici del Ssn, la cui ultima edizione risale al 23 marzo scorso. Numeri contestati dalla Associazione italiana ospedalità privata (Aiop), la cui presidente Barbara Cittadini osserva che le strutture ospedaliere del privato accreditato sono passate dalle 525 del 2011 ai 484 del 2021, come emerge proprio dall’Annuario statistico del Ssn. È vero peraltro che, a livello complessivo, il “peso” del privato accreditato – che, va ricordato, comprende strutture quali il Policlinico “Gemelli” di Roma o “Casa sollievo della Sofferenza” di San Giovanni Rotondo (Foggia), e tutte le Residenze sanitarie assistenziali che fanno capo ad Aris e Uneba – è cresciuto in 10 anni, passando dal 53,9% del 2011 al 56,96% del 2021.

Tuttavia il disagio e i problemi del Ssn sono innegabili, a partire dalle liste d’attesa e dall’insoddisfazione dei professionisti che abbandonano il settore pubblico, e Cartabellotta ha fatto riferimento a una possibile mobilitazione popolare: «Fino a quando i cittadini non scendono in piazza per tutelare questa grande pietra preziosa, è difficile che la politica rimetta al centro dell’agenda il Servizio sanitario nazionale». Ancora Donini ha precisato che «se molti cittadini dovessero manifestare nelle piazze, la manifestazione non sarebbe necessariamente contro qualcuno o qualcosa, ma sarebbe la testimonianza di quanto i cittadini italiani intendono la sanità pubblica al primo posto». Aggiungendo però che «il governo, che è in carica da 5 mesi, non porta certamente la responsabilità di 15 anni di definanziamento, ma oggi ci sono loro e devono contribuire con noi a dare risposte strutturali».

Il ministro Schillaci, intervistato in tv, ha ribadito il suo impegno: «Lavoriamo a una riforma che vuole sostenere la medicina del territorio, che è fondamentale, che è mancata durante pandemia e che rappresenta ancora oggi il punto più dolente nella sanità pubblica». Infine, ha ammesso che per il Ssn «bisogna sì trovare più risorse ma anche spenderle meglio».

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