martedì 28 settembre 2021
Il procuratore di Agrigento chiede il via libera alle operazioni di cooperazione tra polizie per ricostruire la filiera degli abusi e del business sulle rotte dei disperati
Luigi Patronaggio, procuratore capo di Agrigento

Luigi Patronaggio, procuratore capo di Agrigento - Ansa

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“Sono assolutamente necessarie ed improcrastinabili le complesse indagini internazionali”. Lo dice il procuratore di Agrigento, Luigi Patronaggio, dopo il maxisbarco di migranti a Lampedusa: 681 persone su un peschereccio a due ponti che pare impossibile le autorità libiche non siano riuscite a visualizzare sui radar al momento della partenza e durante la navigazione.

L’equazione in Libia non cambia. Per ogni migrante messo in mare per raggiungere l’Europa un’altro viene intercettato. E’ così che si giustifica il mantenimento della cosiddetta guardia costiera libica da parte di Italia e Ue ed è così che i trafficanti riescono a proseguire nei loro affari continuando a fare pressione sull’Euripa affinché continui a foraggiare le milizie attraverso il sostegno alle polizie marittime.

Da settimane giungono sulle coste italiane grossi pescherecci carichi di esseri umani. A differenza dei gommoni, più piccoli e bassi e difficili da intercettare con i radar, è pressoché impossibile che i radar libici prima e quelli maltesi poi non abbiano avvistato neanche l’ultimo dei pescherecci a due ponti giunto nella notte a Lampedusa con 686 persone, mentre nello stesso giorno altri 700 migranti su diverse barche più piccole venivano catturati in mare e riportati nei campi di prigionia.

“Il maxi approdo di 686 immigrati di questa notte a Lampedusa, provenienti dalla Libia a bordo di un grosso peschereccio, induce a pensare ancora una volta alla esistenza di una organizzazione criminale transnazionale che rende assolutamente necessarie ed improcrastinabili complesse indagini internazionali”. Le parole del procuratore di Agrigento, Luigi Partronaggio, hanno un peso specifico che il governo non potrà trascurare. Da tempo, infatti, gli inquirenti siciliano i chiedono il via libera allo svolgimento di indagini in campo internazionale la cui cooperazione con forze di polizia di altri Paesi deve essere autorizzata dal Ministero della Giustizia.

“Fare comprendere agli Stati del Mediterraneo, e agli Stati Europei che operano nel Mediterraneo - insiste Patronaggio - l'estrema gravità del fenomeno e indurli ad una fattiva cooperazione giudiziaria internazionale è di fondamentale importanza per contenere l'immigrazione irregolare ed arginare le inaudite violenze e le tragiche violazioni dei più elementari diritti umani, cui sono vittime gli stessi immigrati e fra essi quelli più deboli come donne e bambini”.

In questi anni proprio il lavoro della procura di Agrigento e delle forze di polizia ha permesso fra l’altro di condannare per la prima volta a 20 anni di carcere ciascuno tre stranieri accusati di essere stati gli addetti alle torture nel campo di prigionia ufficiale di Zawyah, in Libia.

Proprio qui, nei campi che le autorità libiche impediscono agli ispettori Onu di visitare se non dopo lungo preavviso, si sta consumando l’ennesima prova di un sistema regolato dall’impunità. Domenica il vice capo del Consiglio presidenziale libico, Abdullah Al-Lafi, ha incontrato Abdurahman al Milad (Bija), presso l'Accademia navale di Janzour di cui lo stesso Bija è stato incaricato di gestire l’appalto per la ricostruzione. Milad resta iscritto nella lista del Comitato per le sanzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite per il suo coinvolgimento nel traffico di esseri umani e petrolio. Dopo un periodo di detenzione a Tripoli, Bija è stato prosciolto e promosso al grado di maggiore. Nonostante questo le Nazioni Unite, l Commissione Europea, il Dipartimento di Stato Usa e il governo britannico hanno confermato le sanzioni nei confronti del discusso guardacoste, indicato dai migranti ascoltati numerose volte dalla squadra mobile di Agrigento come “il capo dei capi” nei campi di prigionia annessi a strutture petrolifere e a pochi passi dal porto petrolifero di Zawyah di cui Bija resta il supervisore.

Dei 681 arrivati nella notte a Lampedusa, 5 sono stati portati al poliambulatorio dell’isola per farsi medicare. Sono originari di Egitto, Ciad, Marocco, Siria, Bangladesh, Sudan, Nigeria, Etiopia e Senegal. Il peschereccio, avvistato dalle motovedette ad otto miglia dalla costa, e’ partito da Zuwara.

Gli stranieri giunti a Lampedusa sono stati portati all’hotspot dell’isola dove, al momento, sono presenti 1.091 persone a fronte dei 250 posti disponibili. Intanto altri 4 barchini, con un totale di 67 migranti, sono arrivati durante la notte.

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